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C'hanno levato pure Adriano Panatta

Il ritorno al commento su Eurosport da parte di Panatta per gli US Open 2015 non è stato come i suoi fan si aspettavano. Fenomenologia dell'Adriano Nazionale, colui che ha cercato di riportare la verve nel commento del tennis.

Il ritorno al commento su Eurosport da parte di Panatta per gli US Open 2015 non è stato come i suoi fan si aspettavano. Fenomenologia dell'Adriano Nazionale, colui che ha cercato di riportare la verve nel commento del tennis.

Ah la telecronaca del tennis, un mestiere sempre discusso fra i fan, ognuno dei quali ha il proprio partito preferito. C’è chi esige la seriosità, chi la competenza estrema, chi le divagazioni, e chi ama cazzeggiare un po’. La novità di quest’anno, non è di certo un mistero, è lo sbarco di Adriano Panatta su Eurosport. Il miglior tennista italiano di sempre, l’ultimo a vincere una prova del Grande Slam, è stato reclutato per le fasi finali dei tre Slam che trasmette Eurosport, a fare compagnia a Ocleppo e ai vari Lo Monaco e Ferrero, prime voci della TV.

Come se si trattasse della politica italiana, anche la telecronaca del tennis ha due grandi partiti: Sky ed Eurosport. Ci sarebbe anche il terzo polo, Supertennis, ma è fuori concorso a livello di competizione per i toni da Istituto Luce delle loro telecronache, fan sfegatati al commento (Nargiso), e totale assenza di divagazione con racconti e ironia, cose che aiutano nelle telecronache lunghe. Dei due grandi poli, c’è chi preferisce Sky, che conta su Laura Golarsa, Raffaella Reggi, Elena Pero e Paolo Bertolucci. E c’è chi invece ha la tessera di Eurosport, che ha in Federico Ferrero, Jacopo Lo Monaco e Gianni Ocleppo le star. Sky, da par suo, può vantare il miglior programma di approfondimento. Questo è merito di (soprattutto) Stefano Meloccaro, ex tennista (è stato classificato C1), che è competente e preparato. Meloccaro, soprattutto, ha la verve, i tempi della televisione che ci tengono incollati a ridere delle sue facezie. Vicino a lui c’è Ivan Ljubicic, ex numero 2 del mondo, “insider” del circuito visto che allena Raonic. Insomma: Sky sembra avere la maggioranza.

Adriano, in Italia, è rimasto fuori dal tennis che conta, quello che è ospite di celebrazioni storiche e  cerimoniali, soprattutto perché inviso alla Federazione Italiana Tennis da quando c’è Binaghi a guidarla. Che abbia ragione o meno, basti dire che al momento di fare la lista dei nomi da apporre alle stelle che lastricano parte del Foro Italico nella cosiddetta “Walk Of Fame” dello sport italiano, qualcuno ha messo in dubbio il nome di Panatta. Non hanno avuto dubbi però sui nomi di Barazzutti, mai vincitore di uno Slam, e su quello di Lea Pericoli,  famosa nel tennis per la maniera in cui si vestiva (Wikipedia, che non è il vangelo, ma insomma, dice questo di lei nelle prime due righe della sua biografia). Ma questa è un’altra (triste) storia.

Adriano ha esordito al commento all’Australian Open 2015 ed ha subito reclamato la scena. Alcune sue perle sono state la pronuncia di Wawrinka (“Uarinca”), le digressioni su coach non ritenuti tali (“Vallverdu”, come a reclamare che qualcuno non l’abbia chiamato a consiglio nel periodo in cui la moda è farsi assistere dagli ex campioni, Becker, Lendl ed Edberg), e affermazioni un po’ misogine (“Non sceglierei mai un coach donna”). Commentando Dimitrov, però, aveva ragione sul fatto che dovesse abbandonare il coach Rasheed, un “muscolare” del tennis, cosa che poi Grigor ha fatto. Usava fare paragoni troppo con il passato (citando addirittura Roche, cioè: Tony Roche, classe 1945). Panatta è partito dalle semifinali. Non conosceva molti degli inquadrati dalle telecamere (“questo è Norman, vero?”), e usava quel tono romano dell’alta borghesia che lo rende praticamente simpatico o antipatico di default, lui che è sempre pronto alla battuta. Questo suo modo di fare ha generato principalmente due reazioni: amore incondizionato o strali che lo colpevolizzavano per faciloneria e superficialità (che pure sono due caratteristiche che a Roma si riscontrano facilmente, delle peculiarità diremmo).

La polarizzazione verso Panatta si è accentuata ancora di più durante il commento del Roland Garros, la sua seconda volta in tv. A Parigi ha intervistato Nadal per Eurosport, e si è fatto intervistare da Mats Wilander. Si sentiva a casa sua, nello Slam che vinse 39 anni fa. Il feeling con Gianni Ocleppo, già ottimo in Australia, addirittura è migliorato in Francia, travalicando i sacri confini della decenza quando i due si produssero nella famosa battuta sulla Mauresmo (“Incinta di chi? Di cosa vorrai dire”), sessismo puro. Lo Monaco prese le distanze da quella affermazioni diramando una nota stampa (preferendo però il silenzio in diretta). E insomma, ha fatto la figura del “fenomeno”, come direbbero a Roma, il ras del quartiere che arriva al bar di periferia a dispensare battute per tutti. A Parigi è emerso il fastidio di Federico Ferrero a commentare con lui. Adriano, da smargiasso qual è, si divertiva a punzecchiare a lungo il giornalista e scrittore di Alba, che invece di replicare ha preferito adottare un atteggiamento zen. Fra supponenza e noia, dopo ore di commenti alle partite, Panatta ha salutato tutti. Ma si trattava solo un arrivederci, perché allo US Open è tornato in campo per commentare due partite del torneo.

Adriano Panatta in postazione
Adriano Panatta in postazione: “aridatecelo”

A New York si parte con la semifinale fra Djokovic e Cilic. Al commento ci sono Federico Ferrero, Adriano e Gianni Ocleppo. Panatta inizia in maniera molto professionale, facendo i complimenti a Roberta Vinci per la vittoria su Serena Williams. Elogia il suo rovescio in back – colpo in cui eccelleva – e tornato in auge grazie a Roberta, a Feliciano Lopez, e anche a Roger Federer, “che lo gioca di più rispetto in passato”. Panatta parte con una disamina tecnica: “Questo colpo ha dato tanto fastidio a Serena Williams perché doveva abbassarsi per colpire la palla”. Ma poi non resiste: “Vabbè che Serena stasera si muoveva come me, come sto oggi però”.

Inquadrano Boris Becker.
Panatta: Come lo vedi Becker, Gianni?”.
Ocleppo: “Sempre un po’ più colorato. E stanco, sarà che è fine torneo”.
E poi ancora, sempre Gianni: “Secondo te Adriano, divagando un attimo per parlare di coach, a Nadal potrebbe far bene un nuovo allenatore?”.
Il sillogismo di tutti noi è stato: si parla di coach quindi ecco l’assist per fare una battuta su Vallverdu. E invece no.
Panatta: “Lui ha un gran rapporto con suo zio, però potrebbe farsi affiancare da qualcuno”.
Un capolavoro di politically correct. Poi però fa valere il suo know-how: “Il suo gioco oggi non basta più perché è calato fisicamente. Si muove peggio di prima. Dovrebbe cambiare il suo gioco e remare un po’ meno. E poi il servizio. A Parigi gliel’ho pure detto che deve tirare di più la prima e lui mi ha risposto: sì, ma poi la seconda? E io: e tira più forte pure la seconda”.

Intanto Djokovic gioca con il pilota automatico. Manca il ritmo. Tante pause. Ferrero fa il minimo sindacale.
Panatta: “Sarei curioso di sapere a quanti chili tira le corde. Tu lo sai Gianni?”.
Ocleppo “No, forse Federico?”.
Ferrero: “Uhm, no”.
Panatta: “Ah ti ho beccato in castagna, eh!”, sorridendo.

Punzecchiare Ferrero dà soddisfazione ad Adriano, che poi afferma con autorità che la racchetta di Djokovic “sarà tesa a 26/27 chili”; così, ad occhio. Ferrero poco dopo recupera il dato: racchetta incordata a 26-25 kg, almeno in Australia. Insomma: si cerca di ravvivare un po’ una partita che è soporifera per la mancanza di pathos, con già l’orario italiano che basta e avanza per prendere sonno. Ad un certo punto Ferrero parte con l’adagio dell’esperto di statistiche: “Sapete, l’ultima volta che – inserire statistica a caso – è stata nel…”. E Adriano parte in quarta: “Io vorrei sape’ chi te le dice ste cose a te?”.
Ridono.
Ferrero: “Greg Sharko, che si occupa di statistiche”.
Panatta: “Ma vi parlate direttamente?”.
Ferrero: “No, su Twitter”.
Pausa.
Ferrero: “Io detesto i numeri Adriano”.
Panatta: “Non me sembra”.
Ferrero: “È dovere, è lavoro, non è passione”. Che se togli quel “non” sarebbe uno slogan perfetto per vincere le primarie di un qualsiasi partito.

A metà del secondo set Panatta conferma che ha imparato a pronunciare il nome di Wawrinka in maniera impeccabile. In Italia, da dove commentano, è notte fonda. Ci sono diverse pause in telecronaca e, estemporaneamente, arriva un “è durissima” da Adriano. Sarà il sonno?

Sul 6-1 6-0 la disamina tattica del duo Panatta-Ocleppo è presto fatta:
Panatta: “Certo, vallo a(b)battere questo Djokovic”.
Ocleppo: “Con questo punteggio poi”.

Poco dopo:
Panatta: “Federico, questa è una delle semifinali nei tornei dello Slam più corte della storia, tu che sai tutto?”
E Ferrero si scioglie, ridendo.

La partita finisce, il lavoro è stato facile e rapido, e i fan di Panatta sono un po’ delusi. Farà meglio in seguito, sperano. L’appuntamento è per la finale maschile. Due giorni dopo la pioggia ritarda l’inizio della finale fra Djokovic e Federer di qualche ora. Si parte poco dopo l’una della notte fra domenica e lunedì. Alla guida C’è Jacopo Lo Monaco, e il ritmo della conversazione è un po’ soporifero. Ad un certo punto nel secondo set Federer sorprende Djokovic con un lungolinea di rovescio e Panatta: “Buonasera”. Come a dire: svegliati, Roger.

Poi arriva la dura presa di posizione contro la SABR, l’attacco furtivo di Roger Federer sulla seconda palla dell’avversario, molto irriverente secondo Boris Becker.
Panatta: “Non mi piace molto questa risposta di Federer”.
Lo Monaco: “Gianni, Adriano: a voi avrebbe dato fastidio se uno si fosse messo a rispondere lì?”
Panatta: “Sulle nostre seconde non avrebbero potuto farlo”.
Risate.

La regia inquadra David Beckam, bellissimo e tatuato.
Panatta: “Mi viene in mente che non c’è nessun tennista tatuato”.
Lo Monaco: “Be’, c’è Kyrgios”.
Panatta, un po’ schifato: “Be’, Kyrgios… dicevo nessuno come nel calcio. Vabbè che nel calcio anche il terzino del Roccasecca è tatuato così oramai”.

La partita prosegue e non è un granché e la telecronaca forse ne risente. È notte fonda e si sente la mancanza delle perle di Adriano, i racconti, le gag, i paragoni col passato. Federer finalmente riesce a convertire un setpoint, allungando almeno al quarto set la sfida, e allora Panatta dà un’occhiata all’orologio: “Sono le tre del mattino, è tempo di prendere un bel caffè”.

Nel terzo set, per un quarto d’ora buono, Panatta non si fa sentire. Non ne dice una, si limita a fare il compitino. La loquacità australiana e francese è solo un (bel) ricordo. Dice una frase ogni cinque minuti, mentre Ocleppo deve essersi addormentato perché dalle 3 alle 4 del mattino si sente praticamente il solo Lo Monaco. Alla pubblicità evidentemente Lo Monaco li sveglia, e i due iniziano a commentare il terzo set. Panatta è tranchant: “Che dico, Gianni? Chi vince ha sempre ragione”. Non fa una piega.

Alle 4:15, mentre si gioca il quarto set, un 40-30 di Nole viene letta come palla break: “è l’orario, scusate”, fa Panatta con la voce un po’ roca, con fonetica leggermente sbiascicata. Ocleppo legge qualche tweet che arriva a Eurosport, con domande per Adriano che risponde in maniera lapidaria. È stanco. Intanto, Djokovic ha due break di vantaggio: si intravede la via di casa.

Djokovic finalmente chiude, e il commento finale di Adriano sulla vittoria del serbo è un capolavoro di cinismo e sintesi: “Federer è la poesia, l’estetica, la classe, quello che volete, ma Djokovic è più forte. Bisogna dirgli bravo”.

Sono le 4:46 e finalmente Lo Monaco commiata Ocleppo e Panatta, che salutano entusiasti mentre, con molta probabilità, cercano le chiavi della macchina nelle loro giacche. Una partita non entusiasmante, in orario notturno e con un commento in tono minore rispetto alle prestazioni degli altri due Slam da parte di Panatta: come abbiamo fatto a resistere? E come faremo ora che c’hanno sgonfiato pure l’Adriano nazionale?

 

Adriano Panatta US Open 2015


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