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Sognando Kyrgios

Lunedì 17 ottobre, ore 10.02 CET
L’ATP annuncia 8 settimane di squalifica dai tornei per Nick Kyrgios in seguito al suo comportamento al torneo di Shanghai. L’australiano potrà tornare a giocare il 16 gennaio 2017, giorno d’inizio degli Australian Open. Se però accetterà un piano di cure con uno psicologo sportivo approvato dall’ATP allora la squalifica sarà ridotta a tre settimane.

Lunedì 17 ottobre, ore 10.12 CET
Kyrgios pubblica un comunicato dove si scusa ancora una volta con i suoi fan: «Chiedo scusa, ho sbagliato, i fan mi motivano, lavorerò dentro e fuori dal campo e ci vediamo nel 2017», in buona sostanza.

Lunedì 17 ottobre, ore 10.51 CET
Tennis Australia, la nostra Federtennis, comunica che Kyrgios ha accettato di farsi aiutare psicologicamente: i tornei australiani di inizio 2017 potranno vederlo in campo salvo diverse decisioni dell’ATP.

E quindi abbiamo un nuovo buon proposito di Nicholas Hilmy Kyrgios, sicuramente il giocatore più talentuoso degli ultimi anni, e che appena si trasformerà in uno qualsiasi farà incetta di Slam. Il 21enne di Canberra – una città che non esiste, come Brasilia – figlio di un imbianchino e un’ingegnere informatico (fate attenzione agli apostrofi), fratello di un avvocato e di un’attrice, appassionato di basket e tifoso del Tottenham, si è trovato a fare il campione di tennis e non sembra esserne tanto contento.

Con una sincerità disarmante, quasi quanto il suo rovescio così piatto da far intravedere un talento infinito, Nick, dopo la folgorante ascesa da teenager – culminata con una vittoria su Nadal a Wimbledon, che col senno di poi sembra essere quella della svolta della carriera dello spagnolo, che arrivava dall’ultimo RG vinto – ad un certo punto sembra aver perso completamente l’equilibrio. Il tennis no, quello non l’ha perso.

Vittoria dei primi tornei ATP, approdo in top 20 del ranking, barlumi di tennis sfolgorante, sconfitte che sono arrivate o contro il prossimo numero 1 del mondo, Andy Murray, o per via di qualche problema fisico che nel mondo del tennis sembra sempre nascondere chissà quale intrigo internazionale, e a volte lo nasconde davvero. Ma alla normale carriera da tennista in ascesa Nick ha accompagnato, come ormai tutti sanno, l’espressione di un vero e proprio disagio che si è espresso nel modo più brutale che potesse trovare: «Non amo giocare a tennis, ma non so fare altro».

Pare di vederlo il buon Nick, replicare un terribile testo di qualche anno fa. Eccolo che se “ne sta lì seduto e assente con le cose strane che gli passan per la mente”. Che ride amaro, forse piange. Ed ecco l’ATP o i discutibili soloni che diventano né più né meno che voci alle quali non rispondere, perché Nick vive in uno strano mondo “dove ci son molti problemi ma dove la gente non ha schemi”.

In questo delirio in cui forse sta sprofondando la mente di un ragazzo che sognava Jordan e come tutti è stato folgorato dall’apparizione di Federer, non è inverosimile immaginare l’opera di rieducazione che in tanti si prodigheranno a portare a termine. Con il risultato che tutti noi abbiamo sperimentato, quello che porta ad odiare l’equivalente funzionale di Ludovico Van, o forse credevate davvero che quel genio di New York fosse interessato al disagio giovanile?

L’ATP del resto non si è certo trattenuta, permettendosi addirittura di suggerire il ricorso allo psicologo, come scorciatoia per tornare più in fretta alle gare, magari dall’inizio del 2017. Comportandosi né più né meno come i membri di un misterioso “Governo” nei confronti del drugo Alex. In queste condizioni Nick per quanto tempo ancora “non avrà futuro né presente e vivrà ora eternamente”? Qual è il male che sta facendo il povero Nick? Perché questi guardiani che gli stringono le mani? Non sogna forse quello che sogniamo tutti? Di fare un lavoro che ci piace, di essere in un posto nostro, di volare?

I segnali non sono confortanti. Le vocine, che lo costringono a scrivere sciocchezze come quella che abbiamo riportato in epigrafe, l’idea dell’esistenza di “artigli neri che fanno fare cose non esatte” non lo salveranno. Uscirà forse da quella stanza chiusa della sua mente, smetterà di spaccare tutto quel che trova. Ci sembra di vedere la terribile fine della storia, con i dirigenti dell’ATP, magari Laver al compimento del centesimo anno, che si presentano al suo cospetto, chiedendogli collaborazione e dandogli in cambio il ruolo di capo della polizia, o della commissione disciplinare dell’ATP.

Ma in quel posto allucinante che è il rettangolo di 23.77×10,97 una parte di Nicholas Hilmy Kirgios non smetterà di sognare di volare nel cielo.

Nick Kyrgios


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