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Come in autunno sugli alberi le foglie

Ora che i fasti dell’estate si sono placati; ora che si sono chiusi i sogni di slam, di medaglie; ora che le corte giornate precedono solo lunghe nottate, ora che siamo tutti in attesa delle nottate da Melbourne, quando in mezzo alla neve imploreremo gli organizzatori del primo slam di chiudere il tetto per via del caldo; ora che tutti si dedicano al calcio; ora che pare non serva, il tennis abbandona la sua anima aristocratica per ridiventare uno sport. E lasciando perdere il fatto che, spogliato dalle scintillanti luci di New York o dell’ancor più scintillante pioggerella di Wimbledon, questo rimane uno sport tutto sommato noiosetto, la corsa al quarto d’ora di celebrità di quelli che uno slam non lo vinceranno mai riconcilia con questo circo fondamentalmente chiuso dandogli appunto una dimensione finalmente umana e, perché no?, popolare.

Gli ultimi tornei dell’anno, che si giocano tra ottobre e novembre, per uno sparuto gruppo sono finalizzati alle Finals, a Londra per gli uomini, a Singapore per le donne. Sono due tornei di cui a malapena si ricorda il vincitore dell’anno prima, ma visto che regalano un vantaggio supplementare in termini di punti (e, va da sé, di soldi) quelli attorno alla decima posizione cominciano a farsi quattro conti e vedere se vale la pena prodursi in un ultimo sforzo. Gli altri, quelli che vincono gli slam, ne approfittano per somministrarci le loro imperdibili considerazioni sulla vita, la morte e altre sciocchezze, spiegando le ali della loro sensibilità.

Così, qualche sgangherato riflettore si illumina su Petra Kvitova, che è così bella quando è bella, altro che cielo di Lombardia, cioè quando si stufa di tirar pallate metri fuori dal campo e batte la numero 1 del mondo e poi perde 5 game tra semifinale e finale. Oppure ci si sposta sui ritrovati Berdych e Gasquet o addirittura si sogna di Khachanov, dopo che già Thiem e Zverev, per non parlare di Kyrgios, sembrano passati di moda.

Quindi in Asia si raccolgono soldi e punti e in Europa si tornerà solo per allenarsi in vista delle Finals, questo è il patto.

Ci saranno ancora tre tornei dall’altra parte del mondo, ovviamente in Cina, Pechino e Shanghai, e in Giappone, a Tokyo. Poi Mosca, Stoccolma e Anversa (tutti insieme); Vienna e Basilea (senza la pizza di Federer, prendetela come volete); e finalmente il triste Bercy, dove vale la pena di andare solo per vedere dal bistrot la gente che sale le scale dell’inutile palazzetto. O, se proprio vi piace veramente il tennis, per assistere dalla seconda fila al secondo incontro serale, che comincia non prima delle 22 e finisce quando siete in 30, giudici di linea compresi.

Le ragazze fanno tutto più in fretta. Stanno giocando il loro ultimo “1000” (si chiama Premier Mandatory, va a capire perché) a Pechino, poi si dividono tra chi rimane da quelle parti – Hong Kong e Tientsin – e chi invece torna in Europa, a Linz prima, Mosca e Lussemburgo poi. Per poi finire, dal 24 ottobre, con le Finals di Singapore.

Tradizione vuole che ci si occupi quindi dei folgoranti guerrieri e delle scintillanti guerriere che si contenderanno gli ultimi atti, sbilanciandoci magari in pronostici che verranno puntualmente disattesi. E quindi ecco il compitino, partendo dalle signore, come cavalleria impone.

Cominciamo dalla tortuosità dei punteggi. Le ragazze possono anche fare 50 tornei ma alla fine, per la classifica, conteranno:

  • i 4 tornei dello slam;
  • i 4 Mandatory (obbligatori);
  • i 2 migliori “Premier 5”;
  • i 6 migliori “altri tornei”, che si chiamano “Premier” (senza obblighi né numeri) e “international”.

Si tratta di 16 tornei in tutto. Senza farla tanta lunga diciamo subito che Kerber – vincitrice di due slam e finalista a Wimbledon – Serena Williams – finalista di due slam e vincitrice a Wimbledon – e Halep, sono già qualificate. Rimangono 5 posti, forse 6, perché Serena non muore dalla voglia di tornare in campo, anche se si sarà resa conto che nella televisione italiana l’aria non è certo più respirabile.

In questo momento sono Karolina Pliskova, Radwanska, Muguruza, Cibulkova e Keys, ad occupare questi 5 posti, ma ovviamente i prossimi punti in palio potrebbero cambiare la situazione. La sconfitta di Venus a Pechino ha chiuso il discorso per la maggiore delle Williams, ma in ogni caso tra le due ci sarebbero state quattro giocatrici anche se in diverse condizioni di forma: Suarez Navarro, Kuznetsova, Konta e la più forte di tutte, Petra Kvitova. La ceca ha circa 600 punti da recuperare, e sarà decisivo il torneo di Pechino, che di punti in palio ne mette 1000. Se lo vincesse sarebbe, se non fatta, quasi, perché la Keys dovrebbe arrivare in finale per sperare di non perdere il vantaggio nelle ultime due settimane.

Petra per non sbagliare si è iscritta anche al torneo lussemburghese anche se chissà in che condizioni arriverebbe a Singapore dopo aver fatto due volte il giro del mondo. Suarez Navarro ha invece pensato bene di perdere a primo turno e quindi se vorrà attaccare la Keys, adesso dovrà sperare che Madison perda presto e in ogni caso giocare le due prossime settimane, la vedremo sicuramente a Mosca. In ogni caso il posto che sembra più a rischio è quello della giovane statunitense, e forse quello della Cibulkova, travolta da Petra nella finale di Wuhan. Dominica ha un discreto vantaggio ma per il sistema dei punti cui si accennava all’inizio non è semplice ne aggiunga molti altri alla sua classifica.

Ricapitolando, a Singapore vedremo Kerber, Serena, Halep, Pliskova, Radwanska e Muguruza, quasi sicuramente. La speranza è che le altre due siano la meravigliosa Svetlana, con i suoi quarti di luna, e quella che insegue. Nelle Finals asiatiche, dopo la telenovela Pennetta dello scorso anno, non ci saranno italiane: la Vinci sta spremendo tutto lo spremibile, ma tra acciacchi fisici, stanchezza mentale e logorìo complessivo, la vera sorpresa sarebbe rivederla in campo nel 2017. La bella vittoria contro la Zheng potrebbe in fondo essere il primo passo dell’ultimo torneo, visto che non si è iscritta da nessun’altra parte.

Per gli uomini c’è un simile problema di calcoli. Contano tutti gli Slam e tutti i Master “1000”, più i sei migliori risultati tra “500” e “250” e Montecarlo, che è un “1000” un po’ particolare, visto che non è obbligatorio. A conti fatti sono 18 tornei, due in più di quelli delle donne.

Anche qui abbiamo già tre qualificati, non casualmente i vincitori dei 4 slam dell’anno: Djokovic, Murray e Wawrinka. Gli altri 5 posti, in questo momento, sono di Raonic, Nishikori, Monfils, Thiem e Nadal. Tra Nadal e Berdych ci sono 370 punti, gli altri sono abbastanza lontani. Ma visto che non sono lontanissimi non è detto che ci rimangano, perché se le donne sono quasi all’arrivo per gli uomini ci sono in palio ancora i punti dei due ultimi “1000” dell’anno (Shanghai e Bercy) più due “500”.

Quindi Cilic, Goffin, Pouille, Kyrgios, non sono del tutto tagliati fuori. A rendere più incerto il tutto c’è da dire che mentre Nadal e Thiem (che ha appena 5 punti in più dello spagnolo) faranno fatica ad aggiungere punti, perché molto del loro bottino è stato raccolto in tornei “minori”, Berdych, Kyrgios, Cilic e Goffin sono messi un po’ meglio da questo punto di vista. Particolarmente curiosa la situazione di Thiem, che a meno di ulteriori exploit, oltre ai punti dei due “1000” rimasti aggiungerà punti a Vienna solo se riuscirà a raggiungere almeno la semifinale.  Nadal, invece, aggiungerà tutti i punti di Pechino e buona parte di quelli di Basilea. Prima di chiudere, diciamo che di quelli in corsa solo Goffin, ad Anversa, e Pouille, a Stoccolma, giocheranno ancora un “250”.

Anche qui ricapitoliamo: Djokovic, Murray, Wawrinka, Raonic e Nishikori saranno a Londra a meno di cataclismi. Monfils quasi; Thiem e Nadal dipende da come si presenteranno in questa parte finale della stagione. Forse per questo tra Tokyo e Pechino, e poi a Shanghai ci sono proprio tutti…


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