menu Menu

Cinque domande sulle WTA Finals

1. Ma chi è la favorita?
Stando ai bookmaker, che di solito ci capiscono poco, la favorita è Angelique Kerber, la numero 1 del mondo. Kerber ha già giocato tre volte le Finals (solo Kuznetsova e Radwanska ne hanno giocate di più) ma non è mai andata oltre il round robin. Nel 2012, alla prima partecipazione, giocò probabilmente il match dell’anno contro Victoria Azarenka, ma alla fine chiuse il girone da ultima in classifica con 0 vittorie. L’anno dopo vinse una partita (con Radwanska), ma perse lo spareggio con Kvitova. L’anno scorso, infine, perse all’esordio con Muguruza, vinse con Kvitova ma si fece eliminare perdendo clamorosamente contro la già eliminata Safarova. Insomma, il bilancio non è granché per un numero 1 del mondo, e le altre non stanno messe tanto meglio.

Halep ha già partecipato a due Finals, arrivando pure in finale nel 2014, ma in quell’occasione peccò di acume tattico (o machiavellismo, come preferite). Quando poteva eliminare Serena Williams dal girone perdendo in due set contro Ana Ivanovic, Simona decise di non fare i conti e si dannò l’anima per vincere il primo set. Perso quello, si era assicurata il primo posto matematico del girone, ma aveva rimesso in gioco Serena Williams. Morale della favola: Halep e Williams si ritrovarono in finale e Williams, battuta 6-0 6-2 nel round robin, vinse facilmente il titolo.
L’altra tennista con un curriculum decente nel torneo è la campionessa in carica, Agnieszka Radwanska, che l’anno scorso vinse le Finals in maniera piuttosto rocambolesca. Perse le prime due partite del girone contro Sharapova e Pennetta, la polacca riuscì a qualificarsi alle semifinali grazie all’unica combinazione che la poteva mandare avanti (lei e Sharapova vittoriose in due set). Ma prima dell’anno scorso, il suo bilancio non era granché e non lo è nemmeno oggi, a dire il vero.

A conti fatti, insomma, è difficile dire chi sia davvero la favorita del torneo. Mancando Serena Williams, come l’anno scorso del resto, occorrerà verificare lo stato di forma di ciascuna delle otto qualificate e forse solo prima delle semifinali sarà possibile capire chi ha più chance di alzare il torneo. Ad ogni modo, questo è l’ordine di partenza secondo i bookmaker: Kerber (la testa di serie numero 1), Radwanska (2), Halep (3), Muguruza (5), Keys (6), Pliskova (4), Cibulkova (7) e Kuznetsova (8).

2. Chi sta meglio e chi sta peggio?
Kerber arriverà decisamente riposata ed è probabile che conti molto su questo torneo per chiudere alla grande un’annata memorabile: ha vinto due Slam, la medaglia d’argento a Rio, ha raggiunto la finale a Wimbledon e soprattutto chiuderà l’anno da numero 1 del mondo. Dopo New York ha giocato poco e male: ha perso al secondo turno il match dell’anno contro Kvitova, poi a Pechino con Strycova e ad Hong Kong con Gavrilova. Tuttavia, c’è da scommettere che la tedesca voglia concludere al meglio l’anno e probabilmente non ci vede male chi la mette tra le favorite, se non altro perché sembrano mancare quelle tenniste capaci di scombinare le gerarchie (una su tutte: Petra Kvitova).

In fondo alle teste di serie c’è Svetlana Kuznetsova, che ha conquistato il pass all’ultimo minuto, grazie alla vittoria del torneo di Mosca. Sveta è la tennista più esperta (ha 31 anni, ha vinto due Slam e quando partecipò per la prima volta al torneo di fine anno, nel 2004, nessuna delle sue attuali avversarie era ancora diventata professionista) ma alle Finals non è mai andata bene: tre vittorie in cinque partecipazioni, senza mai passare il round robin. Inoltre Kuznetsova ha dovuto giocare tantissimo per qualificarsi e potrebbe quindi verificarsi il caso Murray: lo scozzese, due anni fa, giocò tutto quello che poteva giocare per arrivare stremato a Londra, dove raccolse le briciole. Kuznetsova arriverà a Singapore dopo un volo che dura oltre dieci ore, con tante partite sulle gambe e lunedì dovrà già esordire contro Radwanska, di sicuro non il modo migliore per iniziare.

Ma non è solo Kuznetsova ad arrivare con qualche dubbio: Muguruza, per esempio, si è infortunata a Linz durante il match con Viktorija Golubic; Halep, dopo New York, ha giocato solo a Wuhan e a Pechino e probabilmente ha preferito rifiatare; Pliskova, dopo l’exploit di Cincinnati e la finale agli US Open, ha vinto tre partite e ne ha perse altrettante. Radwanska e Cibulkova invece hanno vinto un titolo a testa (Pechino e Linz) e arrivano a Singapore con molta fiducia, specialmente la slovacca che è in un periodo di forma davvero notevole (ha anche raggiunto la finale a Wuhan, torneo nel corso del quale ha eliminato Pliskova e Kuznetsova).

radwanska-wta-finals-singapore
Radwanska parteciperà per l’ottava volta alle Finals, la sesta consecutiva.

3. Quali sono i match più interessanti del round robin?
Questi sono i due gironi:

Gruppo rosso: Kerber, Halep, Keys e Cibulkova
Gruppo bianco: Radwanska, Pliskova, Muguruza e Kuznetsova

Nel gruppo rosso Kerber-Halep potrebbe essere la partita più interessante, anche se molto dipenderà da cosa ci sarà in palio. Kerber e Halep si sono già affrontate quattro volte quest’anno. Fino a gennaio gli head-to-head erano 3-0 per Halep, poi Kerber ha vinto tre dei successivi quattro match (in Fed Cup, a Wimbledon e a Cincinnati) e ha quasi riequilibrato il bilancio. Sono due tra le tenniste più difensive del circuito e lo spettacolo potrebbe annoiare qualcuno: a Wimbledon, per esempio, ci furono otto break consecutivi. Su una superficie non molto veloce come quella di Singapore, quindi, potrebbe uscirne un match molto lungo e combattuto. Occhio pure a Cibulkova-Kerber, ma il 4-4 degli head-to-head non tragga in inganno, perché Kerber ha vinto gli ultimi quattro incontri. Ad ogni modo, il loro modo di giocare e il loro innato agonismo potrebbe dar vita ad uno dei classici drammoni WTA.

Nell’altro girone non va persa Radwanska-Muguruza, ma solo a patto che Garbiñe sia in buone condizioni. L’anno scorso giocarono dei match fantastici sia a Wuhan che a Singapore (la semifinale fu una delle partite più belle dell’anno) visto che i loro stili molto diversi si incastrano alla perfezione. E poi occhio a qualsiasi partita in cui gioca Kuznetsova, che ha uno dei tennis più spettacolari e geniali della WTA: con Radwanska, per dire, è in vantaggio 12-4 nei precedenti e a Wuhan, qualche settimana fa, ha vinto al terzo set annullando un match point.

4. Sì, ma Svetlana Kuznetsova non era finita?

Lo era, sì, poi però quest’anno ha voluto ricordarci che uno Slam lo si può vincere per caso, magari, ma due no. E anche se non è mai stata al numero uno del mondo, sei anni di Finals senza di lei erano un crimine contro il bel tennis. Per dire: negli ultimi anni ci sono arrivate tenniste come Sara Errani, Vera Zvonareva ed Eugenie Bouchard. Quest’anno Kuznetsova è stata sorprendentemente continua e ha avuto pochi bassi nel corso della stagione. Negli Slam continua a faticare (due ottavi di finale a Parigi e a Londra, persi con le future vincitrici), ma negli altri tornei ha fatto vedere che la classe è ancora tra le più pure del circuito. A Miami, per esempio, ha lasciato tre game a Serena Williams dopo aver perso il primo set al tie-break. A Sydney ha giocato uno dei match più intensi della stagione contro Simona Halep, vincendolo al terzo. A Wuhan ha giocato due ottime partite contro Radwanska e Cibulkova.

Chiuderà l’anno in top 10 e anche questa è una notizia: nel 2009, l’ultimo anno in cui si qualificò alle Finals, chiuse al numero 3 del mondo e da allora ha quasi sempre chiuso sotto la ventesima posizione mondiale, ben distante dalle posizioni che contano (27 nel 2010, 19 nel 2011, 71 nel 2012, 21 nel 2013, 27 nel 2014 e 25 nel 2015). Quello che preoccupa, più che il suo pessimo rendimento nel torneo di fine anno, sono le sue condizioni fisiche dopo le fatiche di Mosca e il volo che la porterà a Singapore, ventiquattr’ore prima del suo debutto nel torneo. Ma Kuznetsova ci ha abituato a sorprenderci, per quanto possa sembrare una contraddizione. E così, se dovesse passare il girone per la prima volta a 31 anni, va a finire che non alzeremo nemmeno tanto il sopracciglio.

kuznetsova-sydney-2016
Kuznetsova ha conquistato la qualificazione per ultima, vincendo il torneo di Mosca.

5. In fin dei conti, a cosa servono queste Finals?
Non servono a decretare il numero 1 del mondo, già assegnato con la rinuncia di Serena Williams. Non serviranno a far capire quali potranno essere le gerarchie per il prossimo anno, perché è un torneo troppo particolare. Ma le WTA Finals potranno farci capire alcune cose.

Per esempio, se Muguruza è una da grandi occasioni. Quest’anno Garbiñe ha vinto appena un titolo ed è arrivata solo due volte in semifinale, eppure questo si potrebbe considerare l’anno migliore della sua carriera, visto che ha vinto il suo primo Slam. L’anno scorso chiuse l’anno da numero 3: sembrava pronta alla definitiva esplosione ma le aspettative sono state in parte deluse, visto che a Singapore arriverà da numero 6 del mondo e per uguagliare il ranking di fine 2015 dovrà vincere il torneo da imbattuta e sperare che Radwanska non vinca nemmeno una partita.

Poi potremmo capire di che pasta è fatta Karolina Pliskova, e se a Singapore ci è arrivata per caso. La ceca ha ottenuto metà dei punti ottenuti nel 2016 con due tornei: 900 punti a Cincinnati e 1300 a New York, mentre per il resto dell’anno non ha fatto granché. Ma c’è una variabile da considerare: le condizioni di gioco. Il cemento indoor dovrebbe esaltare al massimo i suoi colpi molto piatti, in particolar modo il servizio, e chissà che Pliskova non replichi il grande debutto tra le maestre della sua connazionale Petra Kvitova, assente dalle Finals per la prima volta dal 2010. Kvitova esordì nel 2011, l’anno del suo primo Slam, e giocò un torneo fantastico, battendo in finale Victoria Azarenka in tre set combattutissimi.

Infine, c’è da capire se Madison Keys ha davvero voglia di diventare grande. Il 2016 della statunitense non è stato particolarmente brillante, visto che è stata eliminata agli ottavi di tutti gli Slam, ma ha raggiunto la finale in due Premier 5 (Roma e Toronto), ha vinto il suo secondo torneo della carriera e in generale ha dimostrato di aver trovato una continuità che sembra un buon segnale per il futuro. Visto che non c’è Serena Williams e che non parte battuta con nessuna delle sette qualificate a Singapore, sarà interessante capire come si comporterà Madison. L’anno scorso Muguruza, la tennista che le si può accostare più facilmente (non solo per quanto riguarda l’età), debuttò alla grande, vincendo il suo girone e perdendo in semifinale contro una Radwanska in stato di grazia. Madison saprà fare altrettanto?

WTA Finals 2016


Previous Next

keyboard_arrow_up