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Cincuenta

Chissà cosa avranno pensato gli organizzatori dell’Orange Prokom Open, quando fu Rafael Nadal ad alzare il trofeo nel 2004, tredici anni or sono. Del diciottenne spagnolo si parlava già da un pezzo, visto che l’anno prima aveva battuto per la prima volta un top 10, Albert Costa, nel secondo turno dell’ATP di Montecarlo; pochi mesi dopo, a Miami, aveva battuto nientemeno che il fresco numero 1 del mondo, Roger Federer. Un infortunio al piede sinistro, però, lo aveva tenuto fuori dai tornei in cui tutti lo aspettavano, quelli sulla terra battuta, perché era stato evidente a tutti fin da sùbito che il ragazzino avrebbe fatto strada su quella superficie. Fu quindi in una piccola città della Polonia da 40.000 abitanti che il mondo del tennis vide lo spagnolo alzare un trofeo per la prima volta in carriera. A Sopot, nel Voivodato della Pomerania, Rafa vinse agevolmente i suoi cinque match, ma non fu certo un torneo indimenticabile, almeno per quanto riguarda la competitività degli avversari. Quattro dei suoi cinque avversari si trovavano fuori dalla top 100, l’avversario più difficile, Victor Hanescu, affrontato al primo turno, era allora al numero 88 ATP. Ma non fu certo colpa di Nadal se Safin, Davydenko, Ferrer, Andrev, Martín, Montañés e Mathieu, le altre sette teste di serie del torneo polacco, uscirono tra il primo e il secondo turno.

Dopo aver alzato il trofeo e poco prima di prendere l’aereo per Atene, dove avrebbe partecipato per la prima volta alle Olimpiadi, Nadal disse con quel consueto mix di umiltà e maniavantismo: “Avevo bisogno di vincere un torneo così, dopo l’infortunio. Spero solo che non sia l’ultimo”. A Sopot fu davvero l’ultimo, perché Nadal non si presentò più in Polonia, ma di tornei ne vincerà ancora, eccome. Quello vinto oggi a Montecarlo è quello delle cifre tonde: 10 trofei nel Principato, 50 sulla terra battuta, 70 complessivi. È una vittoria che non era così scontata, ma che premia la costanza di un campione che non gioca come una volta, ma lotta come se fosse ancora un ragazzino di 18 anni. Mentre Murray e Djokovic continuano a vacillare, Federer e Nadal si sono ripresi il primo e il secondo posto, e pazienza se per ora è solo quello della Race.

Nessuno in Era Open ha vinto dieci volte lo stesso torneo, tranne Nadal.
Nessuno in Era Open ha vinto dieci volte lo stesso torneo, tranne Nadal.

Il 2017 di Nadal, fino ad ora, è stato un anno abbastanza strambo. Finalista a Melbourne un po’ a sorpresa, era riuscito a perdere contro Federer nonostante un break di vantaggio nel quinto set e la sensazione che lo svizzero si fosse arreso a recitare di nuovo la parte del finalista; poche settimane dopo, sul cemento di Acapulco, aveva perso contro nientemeno che Sam Querrey; a Miami, infine, aveva perso la terza finale di fila, la seconda contro Federer, senza vincere nemmeno un set. Il risultato è che Nadal dopo tre mesi era secondo nella Race, un risultato eccezionale se si pensa a quello che è successo nei due anni precedenti, ma poco incoraggiante se si consideravano il modo in cui erano arrivate sconfitte. Ci è voluta la terra battuta, ancora una volta, per rigenerare le ambizioni di Nadal, e chissà se basterà. L’anno scorso la campagna rossa era partita con un’altra vittoria a Montecarlo, con il bonus della vittoria su Murray in semifinale e di un avversario più ostico di quello affrontato oggi, Gaël Monfils; Rafa aveva proseguito con l’usuale vittoria a Barcellona, ma prima Murray a Madrid e poi Djokovic a Roma avevano ristabilito le gerarchie, o come si dice, lo hanno rimesso al suo posto. Proprio sul più bello il polso si metteva però a scricchiolare, fino a costringere Rafa a ritirarsi dal torneo più amato, quello che ha già vinto nove volte. Chissà se arriverà mai una decima volta, si mormorava in conferenza stampa mentre lo spagnolo, sconsolato, spiegava che proprio non se la sentiva di rischiare.

A Montecarlo, dove ha vinto per otto anni di fila, la Decima è arrivata davvero e magari arriverà anche quella di Barcellona, perché tanto Nishikori non c’è, Murray non è più quello di qualche mese fa e il resto della concorrenza, francamente, ne deve mangiare di terra battuta prima di poter impensierire uno come Nadal. Ma la Decima che conta davvero, quella di Parigi, dista ancora molto. Il Nadal che abbiamo visto a Montecarlo non è troppo diverso da quello che abbiamo già visto quest’anno: ha sofferto con Kyle Edmund, un classe ’95 che fino a questa settimana aveva giocato 14 partite ATP sulla terra battuta; ha lottato alla pari, facendo prevalera l’esperienza, con Diego Schwartzman; con Goffin ha sbuffato per una buona mezz’ora, finché Cédric Mourier ha dato una chiara direzione al match con un abbaglio che ha fatto innervosire perfino quel bravo ragazzo che assomiglia a Marty McFly. Al tempo stesso, però, non si può ignorare che Nadal ha fatto a pezzi l’avversario che teoricamente doveva impensierirlo, Alexander Zverev, e che dopo aver perso il secondo set con Edmund, non ha più ceduto un parziale ai suoi rivali.

Se tutto questo è stata una casualità non sarà Barcellona a dircelo, ma più probabilmente Madrid e Roma, due tornei che Nadal non vince da un bel pezzo e qualche motivo ci sarà. Intanto lo spagnolo morde per la settantessima volta un trofeo: sessantanove morsi dopo Sopot, Nadal è ancora lì, a scivolare sulla terra battuta, a giocare passanti impossibili e a disegnare smorzate che ti tagliano le gambe. La strada per arrivare alla vittoria di Montecarlo è cominciata a gennaio, con un Australian Open di pura sofferenza, poi pian piano Nadal si è convinto che anche se il dritto non era come quello di una volta poteva ancora dire la sua. E allora, nonostante le sconfitte di Acapulco, Indian Wells e Miami, Nadal ha fatto buon viso a cattivo gioco, ha continuato a professare ottimismo e ha dato appuntamento a tutti sulla terra battuta. Risultato? Al primo torneo giocato ha già vinto, e nella Race è a meno di 800 punti dal primo posto. Probabilmente lo ha fatto ringiovanire l’exploit inatteso Roger Federer, oppure si tratta soltanto di una casualità: fatto sta che ora anche Rafael Nadal è convinto di essere tornato nel 2006, e se il fio per tornare a vincere a Parigi sono un paio di sconfitte contro lo svizzero, beh, ne sarà valsa la pena.

ATP Montecarlo 2017 Rafael Nadal


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