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Playlist: 10 coach per Novak Djokovic

È normale cercare nuovi stimoli nella parte finale di carriera. Novak Djokovic, forse non lo si ricorda abbastanza, si avvia a compiere i trent’anni. Giocherà ancora molto, certamente, ma senza dubbio sta iniziando l’ultima fase della sua carriera. Il 2016 è stato un anno di transizione, il che può vagamente dare la misura di cos’è stato Novak, visto che si parla di una stagione in cui il serbo ha vinto due slam, fatto finale in un terzo e al Master è stato superato solo da Murray. Quindi, nuovo inizio di carriera, l’ultimo inizio, e cosa c’è di più stimolante che iniziare questa avventura con una squadra tutta nuova? Chi scegliere come allenatore, quindi? Ecco un elenco di chi farebbe bene per lui.

Agassi
Questo è il nome per “sbigliettare” al botteghino. Già li vediamo, Agassi e Djokovic assieme sui billboard del Nord America, griffati da capo a piedi. Se in molti avevano bollato la scelta di Djokovic di assumere Boris Becker più per fare breccia nel mercato tedesco che per reali esigenze tecniche (avete mai capito qual è stato l’apporto di Becker al gioco di Djokovic?), ecco che lo stesso ragionamento potrebbe applicarsi per Agassi. L’americano, che non ha mai allenato nessuno, non ha 40 settimane da passare fuori casa a seguire Djokovic. Ha figli dai quali non vuole separarsi. Potrebbe trovare 10/12 settimane da dedicare a Novak, ma cosa farebbe in questo tempo? L’accompagnatore, più o meno, tipo quello che ha fatto Becker. Che almeno usava Twitter, Agassi manco quello.

Jack Reader
“Un bel giorno me ne andai a Genova, perché avevo optato per il mare… e là, mi imbarcai su un cargo battente bandiera liberiana”. Su quel cargo c’era Jack Reader, che propose a Nole di formare un power trio à la Motörhead con Pepe, il guru. Dopo un decennio passato a: allenarsi tutti i giorni, respirare aria seduto dentro un uovo, seguire una dieta ferrea, comprare la cioccolata per offrirla ai giornalisti (che ti marcano per vedere se sei fedele a tua moglie sperando di no), aver perso tempo su Twitter, Facebook, Instagram, ecco che la scelta migliore non può che essere che quella del relax. Tennis sì ma senza esagerare, e grigliate all’aperto con Jack e Pepe.

Larry Stefanki
Dai Larry, veramente vuoi far diventare Ernests Gulbis un giocatore di tennis? Come va con il dritto? Serve ancora tempo? Fate, fate pure.

Paul Annacone
Dice Novak Djokovic che serve uno con il curriculum per allenarlo, uno che ha vinto. Annacone è l’Arrigo Sacchi del tennis, tennista sì ma mai andato oltre i quarti di finale in uno Slam (Wimbledon 1984, perse contro Connors). Poi ha allenato Sampras, Henman e Federer. E tutti e tre sanno giocare le volée e lo smash. Forse è l’unico che potrebbe insegnare qualcosa a Djokovic.

Nick Bollettieri
Girare il mondo per simposi è roba dura. Autografi libri che sono scritti da chissà chi anche se portano la tua firma in copertina, e cerchi di diffondere la “cultura Bollettieri”, che è quella del lavorare duro, una cosa che oggigiorno fa anche il tennista di seconda categoria. Una volta il volto di Nick era in zona primo piano nelle riviste di settore, oggi al massimo occupa lo spazio di una flash per una visita a Cusano Milanino. Tempo di tornare in campo con Djokovic, o di spingere i nipoti all’altalena.

Paolo Bertolucci
Sarebbe la scelta migliore ma ci sarebbero due contro indicazioni: 1) Sky perderebbe l’unico in grado di dire una cosa sensata durante le telecronache dei match; 2) dovrebbe pranzare con la pasta senza glutine per far compagnia a Nole: no way.

Corrado Barazzutti
Il coraggio non gli manca, e pazienza se ha abbandonato la guida della Fed Cup non appena la tennista italiana più forte è diventata una 2.4 che gioca i tornei delle pre qualificazioni al Foro italico. La sua agenda, al netto delle nottate insonni trascorse a pensare ai nomi utili al depistaggio sulla formazione del doppio in Coppa Davis, cosa che ogni volta terrorizza il capitano della squadra avversaria, ha un buco. Tanto dovrebbe solo spostarsi dalla tribuna al player’s box, l’apporto sarebbe lo stesso.

Ivan Ljubicic (intervistato da Meloccaro)
Ivan è un coach fenomenale, nel senso del culo. Ha lasciato Raonic, tennista in perenne ascesa a parte quel dettaglio della forma fisica, per andare ad allenare un Federer trentaseienne. E quello non solo ha vinto, ma gli ha dedicato pure il suo slam numero 18. La missione può dirsi compiuta caro Ivan, e se veramente vuoi dimostrare quanto vali allora puoi accomodarti nel box di Nole, ché tanto poi arriva Meloccaro a intervistarti, Fiorello si accolla ed è un attimo a finire ad insegnare tennis tutti assieme a Santa Margherita di Pula, in Sardegna.

Adriano Panatta
Il Nastase italiano al microfono ha dichiarato al mondo di essere pronto ad allenare. Lui sarebbe un coach di livello, ha il nome, esattamente come Becker o Edberg, non è un Vallverdu qualsiasi, quello che ora fa il compagno di giochi di Grigor Dimitrov, e neanche un Roger Rasheed, quello che ti fa correre anche quando è ora di cena. Non scherziamo, Panatta sarebbe un coach à la page, dispenserebbe consigli utili (“Daje va, tira sta cannonata e stringigli la mano”, disse in telecronaca sul matchpoint di Wawrinka contro Djokovic al Roland Garros) e poi saprebbe sicuramente dirti di cosa è incinta Jelena (a limite c’è l’aiuto da casa, casa Ocleppo).

Stefan Edberg
Lo svedese era così contento di giocare a tennis che quando vinceva si lasciava andare a manifestazioni scalmanate. Si racconta, ma le versioni sono contrastanti, che dopo aver vinto il suo secondo Wimbledon riuscì a soffocare uno sbadiglio. Appesa la racchetta al chiodo Edberg si è riposato a lungo, quando arrivò Federer a svegliarlo. Indispettito, Stefan gli spiegò che doveva attaccare, perché le partite devono durar poco, e che quel poco è già troppo. Così è riuscito ad essere l’unico coach con cui Federer non ha vinto slam. Per Djokovic sarebbe la quadratura del cerchio perché vincere con Stefan sarebbe la dimostrazione definitiva che il coach serve giusto per accordarti le racchette.

Bonus: Luciano Spalletti
L’allenatore della Roma si libererà fra qualche settimana, e sebbene non sia pratico di tennis sarebbe una scelta perfetta per Nole, anche perché il problema del serbo mica è il tennis, no? A Djokovic serve rettitudine, serve morale, serve spirito di servizio, serve uno pronto a sbroccare alle telecamere, serve uno che abbia piena fiducia dello staff per poter così prendere le decisioni giuste. Tipo lasciare Djokovic in panchina, così almeno vincono gli altri.


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