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Oro colato

Non ci credeva nemmeno lei, durante la premiazione mentre guardava la sua medaglia olimpica, se fosse realmente oro o bronzo. Ed invece era proprio oro, il primo oro della storia del suo paese, Porto Rico, quello che Monica Puig bagnava di lacrime di gioia dopo aver vinto la finale del torneo femminile. Lei, numero 34 della classifica mondiale, aveva appena battuto la numero 2 del mondo e campionessa degli Australian Open in carica nonché finalista dello scorso Wimbledon, Angelique Kerber. E se il punteggio parla di un 6-4 4-6 6-1, lo strapotere di Monica Puig è stato molto più evidente. Oltre cinquanta i suoi colpi vincenti, che, rapportati alla caratura della avversaria e alla sua fama di muro-umano, per la capacità di rimandare dall’altra parte della rete colpi apparentemente impossibili, appaiono un numero gigante.

Ma altrettanto enorme è stata la settimana di Monica Puig, partita da assoluta outsider per battere:

Polona Hercog
Anastasia Pavlyuchenkova [testa di serie numero 14], quartofinalista a Wimbledon
Garbiñe Muguruza [testa di serie numero 3], campionessa del Roland Garros in carica
Laura Siegemund
Petra Kvitova [testa di serie numero 11], bi-campionessa Slam
Angelique Kerber [testa di serie numero 11], campionessa in carica degli Australian Open e finalista nell’ultima edizione di Wimbledon.

Per fare un piccolo confronto, Flavia Pennetta ha conquistato il titolo degli US Open 2015 battendo “soltanto” le teste di serie numero 2, 5 e 22 (rispettivamente Simona Halep, Petra Kvitova e Samantha Stosur). Ma chi segue Monica Puig da un po’ più di questa settimana, sa che questo exploit non merita di essere definito casuale. Da oltre un anno Puig va dicendo che il suo obiettivo era giocare le Olimpiadi di Rio e di puntare a vincere una medaglia.

Molto sicura di sé, la portoricana vanta come titolo di rilievo soltanto quello del WTA International di Strasburgo nel 2014, ma è ben conscia di avere un potenziale molto più ampio, e lei stessa si riserva di maturare con il tempo, senza addossarsi la pressione di dover fare un’annata à la Bouchard (due semifinali ed una finale Slam in un solo anno, per poi comunque sprofondare nel ranking l’anno successivo). «Il mio gioco è come il vino, migliora con il tempo» disse una volta: è tutta questione di conoscersi, iniziare a capire come funzionano i propri meccanismi, non forzarsi e godersi il cammino di progresso; tutte cose che Puig ha dichiarato in questi giorni a Rio. Perciò non c’è da preoccuparsi se le coetanee, come Muguruza, arrivano a vincere titoli Slam; anche perché Puig ha dimostrato di saper competere al loro livello, rifilando un secco 6-1 6-1 alla stessa Muguruza.

È la prima volta che La Borinqueña, l’inno nazionale, suona alle Olimpiadi. Questo oro è, in ordine, la prima medaglia che arriva dal tennis per Porto Rico, la prima medaglia conquistata da una donna portoricana, ma soprattutto la prima medaglia d’oro in assoluto del paese. E tutta la nazione, che già conosceva ed idolatrava Monica Puig ben prima di questa settimana olimpica, perché è difficile che una isola con la popolazione poco più di quella di Roma possa sfornare personalità famose nel mondo, si è ritrovata unita nei festeggiamenti. San Juan si è riempita di gente in piazza che guardavano la finale dai maxi-schermi e poi è esplosa nei festeggiamenti. Musica, danze per le strade, in un città che è rimasta con il fiato sospeso per assistere al compiersi di una pagina storica per lo sport portoricano.

Porto Rico partecipa alle Olimpiadi dal 1948, da allora ha raccolto sei bronzi e due argenti in soli due sport: boxe, che si può dire abbia la stessa popolarità che ha il calcio da noi, e nella lotta libera. Tutti i medagliati sono uomini. Porto Rico, pur essendo considerato come territorio ad influenza statunitense, può partecipare ai Giochi Olimpici in quanto il CIO (Comitato Internazionale Olimpico) ha riconosciuto il rispettivo Comitato Olimpico nazionale. Per fare ciò, il CIO ha valutato il grado di accreditamento presso la comunità internazionale di Porto Rico come stato indipendente, il che è stato più volte confermato da numerose risoluzioni dell’ONU che affermano il diritto del popolo portoricano all’autodeterminazione.

Il primo oro olimpico di Porto Rico arriva da una donna, da uno sport come il tennis che non ha mai avuto tanto seguito sull’isola, finora. Viene da scommettere che molte ragazze sull’esempio di Monica Puig prenderanno in mano una racchetta e proveranno a cimentarsi nel tennis. Se ieri Monica Puig era per Porto Rico una Francesco Totti, oggi invece è una Rafael Nadal. Aspettiamo soltanto che fondi la sua Accademia a San Juan.

I medagliati olimpici di Porto Rico:

Juan Evangelista Venegas (boxe) – London 1948 – bronzo
Orlando Montalvo (boxe) – Montreal 1976 – bronzo
Luis Ortiz (boxe) – Los Angeles 1984 – argento
Aristides Gonzales (boxe) Los Angeles 1984 – bronzo
Anibal Acevedo (boxe) – Barcellona 1992 – bronzo
Daniel Santos (boxe) – Atlanta 1996 – bronzo
Jaime Espinal (lotta libera) – London 2012 – argento
Javier Culson (boxe) – Londra 2012 – bronzo

C’è da dire che però Monica Puig non è la prima portoricana di origine a vincere un oro alle Olimpiadi. Ci riuscì anche Gigi Fernandez, nel doppio in coppia con Mary Joe Fernandez (pur avendo lo stesso cognome, le due non sono legate da alcune parentela, ed anzi Mary Joe era dominicana) per ben due volte, a Barcellona 1992 ed Atlanta 1996. Ma Gigi Fernandez non giocò sotto i colori portoricani ma scelse di rappresentare gli USA, in quanto chi nasce a Porto Rico ha anche automaticamente la cittadinanza americana. Lo status politico di Porto Rico è sempre stato incerto, in continua tensione tra l’indipendenza formale e l’annessione agli Stati Uniti come 51° stato. Ad oggi Porto Rico è uno stato liberamente associato agli Stati Uniti, le cui relazioni sono rette da convenzioni di diritto internazionale.  A capo di Porto Rico vi è un governatore liberamente eletto, che in passato veniva nominato dal presidente degli Stati Uniti. Recentemente, nel 2012, la popolazione portoricana ha votato con il 61% un referendum consultivo per l’annessione agli Stati Uniti. Ad oggi non sono ancora state gettate le basi per l’espletamento delle procedure formali, per cui il futuro del paese è ancora incerto.

Incredula
Incredula.

Al tempo in cui Gigi Fernandez raccoglieva i suoi successi olimpici, i portoricani avevano invece votato altri due referendum, per rimanere separati dagli States. Ma Fernandez scelse di rappresentare gli Stati Uniti per ragioni squisitamente logiche: lei che era una specialista di doppio, non avrebbe avuto altre compagne per giocare il torneo, mentre invece con Marie Joe Fernandez era sicura di poter ambire a traguardi importanti.

Così oggi i portoricani festeggiano il loro primo oro con un pizzico di rancore verso Fernandez, che continua a definirsi orgogliosa di essere portoricana, salvo però non aver mai gareggiato sotto la bandiera a strisce azzurre per tutta la sua carriera professionistica. Volete divertivi? Date uno sguardo al profilo Twitter di Gigi Fernandez, che ha retwittato la maggior parte degli insulti che le sono piovuti dopo la vittoria di Monica Puig.

Intanto, lei ha festeggiato così la vittoria della connazionale:

https://twitter.com/gigifernandez/status/764619720557522944

Non solo Gigi Fernandez, anche Charlie Pasarell è nato a Porto Rico e naturalizzato statunitense per tutta la sua carriera tennistica. Pasarell è l’unico tennista portoricano che si ricordi, famoso per aver giocato il match più lungo della storia di Wimbledon con Pancho Gonzales prima che sopraggiungessero Isner e Mahut nel 2012. Ma ad oggi, soltanto Ricky Martin, nato anche lui a San Juan, ha una fama più grande di Monica Puig.

https://twitter.com/ricky_martin/status/764602476716781568

Difficilmente pensavamo si potesse avere da quest’Olimpiade una storia migliore di quella di del Potro, invece l’oro di Monica Puig è stato quanto potevamo chiedere di più da questo torneo. E forse dobbiamo anche ringraziare quei tennisti che hanno scelto di snobbare l’evento con una facilità disarmante perché non vi erano né punti per il ranking né soldi in palio. Così è risaltata ancora di più la genuinità dello spirito di una ragazza che da novembre 2015 aveva messo nel mirino l’evento olimpico, e che ha scelto di dare tutta sé stessa per il suo paese. Così ha scritto la sua favola, o se volete, la favola dei Giochi Olimpici.

Monica Puig Olimpiadi 2016


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