menu Menu

La nuova regina

Anche se nella Race Garbiñe Muguruza era soltanto diciassettesima, non era poi così difficile considerarla come una delle principali favorite di questo Roland Garros, anche perché al torneo di Roma solo una prestazione abbastanza deludente contro Madison Keys le aveva impedito di affrontare Serena Williams in finale. Keys a Parigi ha deluso le attese perdendo agli ottavi contro la sorpresa del torneo, Kiki Bertens. Muguruza, che ha due anni in più di Keys, ha sofferto solo al primo turno contro Anna Karolína Schmiedlova, alla quale ha concesso l’unico set perso nel torneo, il primo, poi alle sue avversarie ha lasciato davvero poco. Se Williams ha incontrato avversarie con ranking parecchio inferiori al suo (la tennista migliore affrontata dalla statunitense, almeno in base alla classifica, è stata Elina Svitolina, numero 18 WTA), Muguruza ha avuto a che fare con due tenniste piuttosto esperte come Kuznetsova e Stosur e le ha superate brillantemente. Ma anche il suo percorso è stato tutto sommato semplice, visto che solo Kuznetsova, tra le tenniste che ha affrontato, è tra le prime quindici del mondo.

Con Maria Sharapova fuori causa per la positività al meldonium, insomma, era solo Serena Williams a vantare un curriculum di un certo livello a Parigi. Oltre a lei, in tabellone c’erano altre due campionesse di questo torneo ma Schiavone e – in misura minore – Kuznetsova hanno già dato quello che potevano dare anni fa. La concorrenza, insomma, sulla terra battuta era piuttosto debole e probabilmente non è un caso che Williams abbia dato il meglio al Roland Garros dai 32 anni in poi. Tra le varie avversarie, ce n’era solo una che sembrava avere il potenziale giusto per giocarsela alla pari con la numero uno del mondo: ed infatti quella tennista è arrivata in finale e ha finito per vincerla in maniera abbastanza netta, anche se il punteggio (7-5 6-4) potrebbe suggerire che sarebbe potuta andare in un’altra maniera. Ma Muguruza non solo ha meritato ampiamente il titolo, ha anche dimostrato che sulla terra battuta è l’unica tennista che possa ritenersi allo stesso livello di Serena Williams.

Muguruza Roland Garros 2016 vittoria
Prima del Roland Garros, Muguruza non aveva giocato nemmeno una finale sulla terra battuta.

Agnieszka Radwanska, l’attuale numero due del mondo che farà posto a Muguruza da lunedì, ha sempre faticato sulla terra battuta, una superficie su cui non riesce a cambiare direzione così velocemente come invece le riesce sul cemento. Contro Pironkova, poi, ha sofferto il terreno di gioco reso pesante dalla pioggia e la conseguente difficoltà a spingere palline che pesavano circa 30 grammi di più, come ha scritto Gianni Clerici su Repubblica. Kvitova e Kerber sono uscite nella prima settimana, confermando quello che si era già visto nei tornei precedenti sul rosso. Azarenka, dopo la doppietta Indian Wells-Miami, è tornata a fare i conti con il suo fisico ma ad ogni modo la bielorussa si muove decisamente peggio sulla terra battuta e chissà se sarebbe riuscita a impensierire Serena Williams in un eventuale quarto di finale. Halep, tanto per cambiare, si è incartata per colpa di un tennis troppo poco propositivo. Delle prime della classifica, insomma, restava solo Garbiñe Muguruza e la spagnola, nonostante un 2016 difficile, è riuscita a dare il meglio di sé nel torneo che più contava. Curiosamente, prima di Parigi, non solo non aveva mai vinto un titolo sulla terra battuta ma non ci aveva mai giocato nemmeno una finale. E il Roland Garros è solo il terzo titolo di una bacheca che però conta già uno Slam e un Premier Mandatory (Pechino) oltre ad un International, il primo trofeo vinto in carriera ad Hobart.

Sebbene il miglior risultato della carriera di Muguruza sia arrivato a Wimbledon, non c’era alcun dubbio che il Roland Garros fosse lo Slam preferito dalla spagnola. Due anni fa Muguruza ottenne una vittoria schiacciante contro Serena Williams, arrivò fino ai quarti di finale da numero 35 del mondo e impegnò per tre set la futura campionessa, Maria Sharapova; l’anno scorso riuscì a tornare nei quarti di finale, ma si fece battere dalla futura finalista, Lucie Safarova; quest’anno Muguruza, che si è presentata da top 10, non ha sbagliato né ai quarti né in semifinale. Per vincere il titolo, dopo aver affrontato avversarie poco pericolose, bisognava superare l’ostacolo più duro: Serena Williams. L’aver già affrontato e battuto Serena in questo torneo, pur essendo un bel ricordo, non poteva comunque far ritenere Muguruza la favorita della partita, non fosse altro che per l’inestinguibile orgoglio della statunitense. Tuttavia, la Serena che ha fallito il Calendar Grand Slam è una tennista che accetta il fatto di essere inferiore alla sua avversaria meglio di quanto abbia mai fatto. Lo fece qualche mese fa, quando Angelique Kerber la sconfisse con una prestazione in crescendo nella finale degli Australian Open. E lo ha rifatto oggi, dopo che il lob delicato di Muguruza ha chiuso una partita dominata da botte da fondocampo.

https://twitter.com/rolandgarros/status/739111105151131648

Un finale a sorpresa.

Garbiñe Muguruza è una classica tennista moderna. Picchia fortissimo, gioca raramente il back di rovescio (e raramente significa quasi mai, cioè quando non ha il tempo per colpire il rovescio coperto) e si presenta molto raramente a rete. Per certi versi, ricorda il gioco di Camila Giorgi, una tennista spesso accusata di essere sprovvista di un piano di riserva. E Muguruza, in effetti, non è una tennista che possa affidarsi a qualche alternativa quando le cose vanno storte. Ecco perché i suoi risultati, dopo l’ottimo autunno del 2015, sono stati abbastanza deludenti. Quando l’avversaria riesce a resistere alla sua potenza e a proporle dei rompicampo da risolvere – e in questo Agnieszka Radwanska rappresenta probabilmente l’avversaria più complicata da affrontare – Muguruza rischia di andare in tilt. Ma a differenza di Giorgi, Muguruza ha una qualità che nel tennis di vertice fa la differenza: sa soffrire quando ce n’è bisogno. In questo somiglia molto di più a Maria Sharapova che alla marchigiana.

Oggi Muguruza è scesa in campo convinta dei propri mezzi, probabilmente conscia di avere molte più possibilità rispetto alla finale di Wimbledon giocata meno di un anno fa, quando Serena le diede una lezione piuttosto severa. Nei primi game, in pratica, non ci sono stati scambi, finché Williams ha cominciato a tenere qualche risposta in campo e ha costretto Muguruza a giocare qualche punto più lungo. Superato lo scoglio del quarto game, Muguruza è andata avanti di un break ma si è fatta rimontare ed è andata a servire sul 4-5. Da lì però ha dato il meglio di sé, tenendo con autorità il suo quinto turno di servizio, trovando il break per il 6-5 in suo favore e stringendo i denti nell’ultimo game, quando Serena ha provato a far valere la sua maggiore esperienza per ridurre un gap che si stava facendo sempre più ampio.

La cosa più impressionante di questa partita, infatti, è che Williams non ha mai dato l’impressione di poter fare girare il match come le è capitato tante volte in carriera, specie negli ultimi anni. Ha messo a segno più ace (7 a 4), ha commesso meno doppi falli (4 a 9), ha tirato più vincenti (23 a 18) e ha commesso meno errori forzati (22 a 25) eppure non è riuscita a vincere. Anzi, più il match proseguiva, più Williams sembrava rassegnata ad un ruolo di comprimaria. Anzi, di attrice non protagonista. Nemmeno l’immediato controbreak a inizio secondo set, nemmeno il lunghissimo nono game, vinto annullando quattro match point, sono riusciti a tirar fuori la Serena che l’anno scorso andò vicina al Grande Slam grazie soprattutto al suo agonismo. C’è da scommettere che Serena non si ritirerà finché non avrà raggiunto il sospirato numero di Slam vinto da Steffi Graf, ma la sensazione che la sconfitta con Kerber fosse stata quasi un sollievo è diventata molto più di un’impressione in questo pomeriggio parigino. È la numero uno della Race, la numero uno del mondo, ma da quasi un anno non riesce a imporsi nei tornei che più contano.

Serena Williams sconfitta finale Roland Garros 2016
Serena, con questa sconfitta, è ora stata battuta in finale in tutti e quattro gli Slam.

Muguruza, che ha 23 anni e diventerà numero 2 del mondo, è ormai pronta a prendere il suo posto. Dopo la vittoria di Pechino, la spagnola ha ammesso che la pressione non è facile da gestire: «Prima ero la Garbiñe che poteva vincere, ora sono la Garbiñe che deve vincere. È qualcosa che devo assimilare, perché nessuno ti insegna a gestire una cosa del genere». Il passaggio dal condizionale all’imperativo, per Muguruza, in effetti è stato piuttosto traumatico: quest’anno, prima del Roland Garros, non aveva ancora vinto un torneo e aveva subìto sconfitte piuttosto deludenti come quella contro Strycova a Melbourne o la brutta sconfitta a Madrid contro Irina-Camelia Begu. Ma al Roland Garros ha giocato sempre meglio e Conchita Martínez, prima della semifinale contro Samantha Stosur, aveva detto: «Questa Garbiñe sta giocando meglio che a Wimbledon». Muguruza ha dato l’impressione di essere consapevole della sua forza, quanto Serena di essere inferiore alla sua avversaria. Questa partita, insomma, potrebbe essere quella giusta per il tanto sospirato passaggio di consegne.

Ora sta a Muguruza far vedere di che pasta è fatta. Tra meno di un mese si gioca a Wimbledon, il primo Slam in cui ha giocato una finale. Forse, con un brutto risultato a Parigi avrebbe rischiato di sentire maggiormente la pressione di dover tirar su una stagione deludente. Invece, questo risultato potrebbe aiutarla a rilassarsi per confermare l’ottimo torneo di cui fu protagonista un anno fa a Church Road. E chissà che non abbia imparato ad assimilare velocemente il successo. Per ora la spagnola sta dimostrando non solo di essere matura, ma anche di essere coraggiosa. Dopo la finale persa a Wimbledon, Muguruza decise di cambiare allenatore. Poteva sembrare una decisione rischiosa e in effetti lo era, ma dopo gli US Open giocò il miglior tennis della sua carriera e si qualificò alle WTA Finals di Singapore. Dopo qualche mese difficile e il primo Slam di quella che potrebbe diventare una lunga serie, ora Garbiñe deve dimostrare che una vera campionessa come lei non può bearsi a lungo delle vittorie ottenute. Come dice Sam Sumyk, il suo nuovo allenatore, «non ci sono limiti, solo quelli che ti poni».

Garbiñe Muguruza Roland Garros 2016 Serena Williams


Previous Next

keyboard_arrow_up