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Terra di speranza

ATP (Daniele Vallotto)

1. Che Thiem arrivi a salvarci dalla noia
Anche se l’abbiamo conosciuto per la prima volta sul cemento velocissimo di Rotterdam, è sulla terra di Madrid che Dominic Thiem ha cominciato a farci vedere quanto poteva valere. Di fronte a sé aveva un neocampione Slam che, tanto per cambiare, quel giorno aveva poca voglia di impegnarsi: Stan Wawrinka. Hanno entrambi il rovescio a una mano e lo caricano in maniera molto simile, ma i due tennisti sono parecchio diversi: Wawrinka è poco incline alla sofferenza sul campo, mentre Thiem, forse anche per il suo passato con il preparatore fisico che lo faceva correre coi tronchi sulle spalle, Sepp Resnik, pare fabbricato per stare in campo a sudare su ogni palla. Ce ne siamo accorti nella Gira sudamericana, dove Thiem si è levato la soddisfazione di battere sulla terra battuta Rafael Nadal, annullandogli un match point. Tra Indian Wells e Miami, l’austriaco erede di Thomas Muster ha raccolto 180 punti ed ora è al quinto posto della Race. A Miami, ultima partita giocata, ha impegnato nientemeno che Novak Djokovic, anche se il punteggio non racconta una partita molto combattuta. Il serbo era in giornata no, è vero, e Thiem ha sprecato l’impossibile, ma l’impressione è che se il ragazzo mette la grinta giusta, si potrà levare qualche soddisfazione.

Too good, direbbe qualcuno.

2. Che il tennis operaio pianti la sua bandiera a Istanbul
Quando annunciarono il torneo di Istanbul, erano in pochi a pensare che quel torneo avrebbe avuto un qualche motivo di interesse. Ci andranno i Gimeno Traver, si diceva. Ci si aspettava gli Almagro in cerca della forma perduta, i giovani per fare esperienza e magari qualche vecchia gloria per fare cassa in vista della pensione. Non certo i Djokovic o i Nadal, figuriamoci i Federer. E invece l’impossibile diventa realtà a febbraio, quando Federer annuncia che andrà a fare il turista in Turchia perché lì non ci ha ancora giocato un torneo (davvero, disse proprio così). Non vince un torneo sul rosso dal Roland Garros 2009, ma ad Istanbul non può proprio perdere: batte Jarkko Nieminen, Daniel Gimeno-Traver, Diego Schwartzman e chiude in bellezza – si fa per dire – contro Pablo Cuevas. Quest’anno non ci sarà, e come lui molti altri: libero dalla tirannide aristocratica di Basilea, è giusto che il tennis operaio conquisti questo feudo.

Gilles Simon a Parigi non ha mai raggiunto i quarti, al contrario di Tsonga e Monfils, che hanno giocato addirittura la semifinale.
Gilles Simon a Parigi non ha mai raggiunto i quarti, al contrario di Tsonga e Monfils, che hanno giocato addirittura la semifinale.

3. Che Djokovic faccia pace col pubblico di Madrid
Se togliamo l’edizione del 2011, il torneo di Madrid è il Masters 1000 che ha dato più delusioni all’imbattibile inscalfibile intangibile immarcescibile numero 1 del mondo, Novak Djokovic. Nel 2009, primo anno in cui il torneo si giocò sulla terra battuta, perse di un soffio contro Rafael Nadal una semifinale durata la bellezza di 4 ore; l’anno dopo non si presentò; nel 2012 perse sulla terra blu contro Tipsarevic e si unì alle lamentele del rivale Nadal contro Ion Tirac; infine, nel 2013 perse contro Grigor Dimitrov e alla fine del secondo set dedicò al pubblico delle parole che verosimilmente fecero arrossire le più pudìche tra il pubblico e probabilmente non fecero contento nemmeno quel businessman incallito di Ion Tiriac, sempre alla ricerca di qualche modo per far parlare di sé e del suo torneo. Nel 2014 e nel 2015, per un motivo o per l’altro, o forse per lo stesso motivo, Djokovic non partecipò al torneo, ma dato che la scelta non gli ha poi portato fortuna a Parigi, potrebbe decidere di riappacificarsi finalmente con il pubblico della Caja Mágica. E noi ce lo auguriamo, perché non ci piace vedere certi gesti in campo.

4. Che Fognini vinca almeno una maratona sul Pietrangeli
Il torneo di Roma di due anni fa finì per Fognini nel peggiore dei modi. Qualche mese prima aveva vissuto un estate da protagonista mentre i grandi erano in ferie e si era costruito un ranking di tutto rispetto. A marzo, poi, aveva vinto addirittura per tre set a zero contro Murray a Napoli. Già tutti si affrettavano a calcolare come Fabio “Fab” Fognini sarebbe potuto diventare top 10. Ma Fognini non salirà oltre il numero 13 e a Roma, da numero 15, delude il Centrale con una prestazione opaca contro Lukas Rosol. Il pubblico lo fischia e Fognini risponde a modo suo. Non lo fa per cattiveria, perché l’anno dopo ritorna con meno ambizioni e meno punti in classifica eppure riesce a far (ri)innamorare di sé il pubblico di casa. Chiede e ottiene di giocare sul Pietrangeli, lo stadio più bello del mondo, e vince una bellissima partita contro Grigor Dimitrov. Il giorno dopo, su sua richiesta, torna sul campo progettato dall’architetto Enrico Del Debbio, ma stavolta la magia dello stadio viene annullata dallo sguardo vuoto e crudele di Tomas Berdych in un match pieno di rimpianti. Speriamo che Fabio possa prendersi una rivincita, magari vendicando quel tie-break.

Totti Djokovic Pietrangeli
Dove volete che li abbiano messi, questi due, se non sul Pietrangeli?

5. Che tutti i tasselli vadano in ordine
È ora che il maltolto venga restituito. Che Federer si prenda Montecarlo e Roma, per diamine, perché otto sconfitte in altrettante finali sono un’onta che un GOAT non può portare con sé; e Madrid è giusto se lo prenda Nishikori, perché come stava dominando lui Nadal in quella disgraziata finale di due anni fa nemmeno Söderling a Parigi. Benneteau si prenda questo maledetto primo torneo della carriera a Nizza e non se ne parli più. E Parigi? Beh, Parigi è giusto che vada al più forte di tutti. Poi gli mancheranno solo gli Australian Open per completare il Career Grand Slam, ma a quell’ingiustizia penseremo l’anno prossimo.

WTA (Giulio Fedele)

1. Che Serena Williams le perda tutte
Sono quattro anni che Serena Williams non esce a secco dalla stagione sulla terra battuta. Dal 2011, quando non partecipò a nessun torneo sulla terra battuta, ha sempre vinto almeno un torneo tra quelli che contano. Quest’anno deve continuare il trend del 2016: perdere in ogni torneo. Che Serena Williams perda ancora e continui a mantenere lo zero nei trofei vinti, nonostante le due finali giocate. Che il divario con Victoria Azarenka (aka “la concorrenza”) si assottigli e magari si annulli; che quest’anno non faccia incetta di Slam e che finalmente possa prospettarsi una WTA del dopo-Serena.

Serena Muguruza Roland Garros
Serena Williams nell’ultima sconfitta al Roland Garros, nel 2014 contro Garbiñe Muguruza.

2. Che non ci siano sorprese (o almeno non troppe)
Il che è un ossimoro parlando di tennis femminile. Ma se Victoria Azarenka ha dominato la prima parte di stagione, Angelique Kerber ha vinto il suo primo Slam ed è diventata la numero 2 del mondo, Agnieszka Radwanska ha mostrato di essere tornata la tennista che era, possiamo evitarci almeno quest’anno un Roland Garros dove nei quarti di finale poi ci arriva Alison Van Uytvanck?

3. Che Stoccarda ci regali ancora qualche perla
Quello di Stoccarda è il miglior Premier del Tour per distacco. Non è né un Premier Mandatory, né un Premier 5, eppure ogni anno ha almeno mezza top 10 della WTA. C’è la terra rossa, che non esclude delle incognite, ma in un ambiente indoor, che favorisce lo stile di gioco di molte delle top 20 WTA. Non c’è da stupirsi se nelle passate due edizioni del torneo abbiamo visto finali da ricordare. Sharapova-Ivanovic senza esclusione di colpi nel 2014, per esempio, oppure Kerber-Wozniacki nel 2015, quest’ultima finita 7-5 per Kerber, con una classica rimonta à la Kerber da uno svantaggio di 3-5 nel terzo set. Quest’anno sono previste tutte le giocatrici in top 10 tranne Azarenka e Williams. Non proprio due eccezioni di poco conto, tanto che sul sito web del torneo gli organizzatori hanno sottolineato orgogliosamente la presenza di otto top 10, guardandosi bene dallo specificare quali sono le assenti. Vorrà dire che chi vincerà il torneo sarà di diritto la terza giocatrice da tenere d’occhio in vista di Parigi. Provare a seguirlo per credere.

Porsche Tennis Grand Prix Sharapova
Lei di Porsche ne ha vinte tre consecutive mentre l’anno scorso ha perso al secondo turno contro Kerber. Quest’anno, però, non ci sarà.

4. Che la Francia trovi finalmente il suo exploit
Niente da fare, le poche soddisfazioni del tennis francese nel torneo di casa le hanno portate solo gli uomini. L’anno scorso Tsonga scriveva “Roland je t’aime” sul Philippe Chatrier mentre il massimo che Alizé Cornet aveva concesso allo stesso pubblico era stato qualche dramma nei match contro Lucic-Baroni e contro Vinci. Addirittura Caroline Garcia, che sembrava essere la speranza francese più concreta, poi se n’è uscita al primo turno in lacrime contro Donna Vekic (quella del Wawrinka-gate, tanto per dire). Vorremmo vedere per una volta il pubblico francese esultare come quello inglese (ops, britannico) con Murray a Wimbledon o come quello americano con Serena Williams agli US Open o come quello australiano con, beh, qualsiasi australiano a Melbourne. Che quest’anno ci pensi Kristina Mladenovic ad infiammare il Centrale come si deve e a portare il tricolore francese alla seconda settimana del torneo, lei che di francese non ha nemmeno il cognome.

5. Che la terra battuta porti fortuna alle italiane
L’Italia del tennis è l’Italia dei Pietrangeli, dei Panatta, delle Schiavone. Il tennis, in Italia è terra battuta. L’Italia del tennis vede un campo in cemento solo nelle iniziative pubblicitarie della FIT e l’unica erba che conosce è quella dei campi da calcio. E allora se ne ricordino le varie Errani, Vinci & co. che questa parte di stagione è la nostra (e la loro) parte di stagione preferita. E che Sara Errani allora ripeta quello che due anni fa ha fatto a Roma, e torni a lottare per una finale al Roland Garros; che Roberta Vinci entri in top 5 con qualche prestazione convincente, visto che il ranking glielo permette; che Schiavone ci faccia emozionare almeno un’altra volta a Parigi, magari per una fortunata coincidenza sul Philippe Chatrier. E che Camila Giorgi dimostri che ha fatto la scelta giusta, dimentichi la Federazione e il torneo di Roma e faccia il Roland Garros migliore della carriera. Dopo tutto, sono solo due mesi l’anno, no?

Pure in allenamento danno più spettacolo di tre quarti di circuito WTA.

 

Il calendario dei tornei sulla terra battuta

ATP
10 aprile – 17 aprile Montecarlo (Masters 1000)
18 aprile – 24 aprile Barcellona (ATP 500), Casablanca (ATP 250)
25 aprile – 1 maggio Istanbul (ATP 250), Monaco (ATP 250), Estoril (ATP 250)
1 maggio – 8 maggio Madrid (Masters 1000)
8 maggio – 15 maggio Roma (Masters 1000)
15 maggio – 21 maggio Nizza (ATP 250), Ginevra (ATP 250)
22 maggio – 5 giugno Roland Garros

WTA
11 aprile – 17 aprile Bogotá (International)
18 aprile – 24 aprile Stoccarda (Premier) Istanbul (International)
25 aprile – 30 aprile Rabat (Internation), Praga (International)
30 aprile – 7 maggio Madrid (Premier Mandatory)
9 maggio – 15 maggio Roma (Premier 5)
15 maggio – 21 maggio Strasburgo (International), Norimberga (International)
22 maggio – 5 giugno Roland Garros

Roland Garros 2016


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