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Peccatore imperdonabile

«Ogni santo ha un passato, ogni peccatore ha un futuro», dice il tatuaggio sul braccio sinistro di Daniel Evans, che ha scaldato il Louis Armstrong con il suo tennis demodé, con le sue frequenti discese a rete, con i back che quasi non rimbalzano e con un carattere non così morbido come i colpi che gli escono dalla racchetta. Alla fine del terzo set Stan Wawrinka, suo avversario al terzo turno degli US Open, gli ha urlato «Stop saying c’mon» e lui a metà del quarto ha quindi esultato con un poderoso «Allez» che si è sentito nonostante l’entusiasmo crescente del pubblico. È stata una partita bellissima, combattuta ed equilibrata dall’inizio alla fine. Il pubblico, che sul Louis Armstrong è un fattore dal peso specifico superiore, si è equamente diviso: c’erano quelli dalla parte del più forte («Stan, sei più forte di questo qua!» ha detto uno del pubblico ed Evans gli ha rivolto un ironico pollice all’insù) che si esaltavano per i raro rovesci lungolinea e poi c’erano quelli per l’underdog.

Le telecamere inquadravano di frequente il suo angolo, dove c’era irrequietezza per un match che Evans poteva vincere e dove un suo tifoso, probabilmente un amico, cambiava posto di frequente proprio perché non riusciva a gestire la pressione, lui che non stava giocando. Quando sedeva vicino all’angolo del campo vicino al tabellone della velocità del servizio, a due passi da Evans in risposta a sinistra, gli urlava «You can do this!». Puoi farcela, Daniel. Evans, guardandolo, sorrideva quasi beffardo.

Evans è un 26enne che è professionista da dieci anni (sì, dieci) e che martedì, contro Rajeev Ram, ha vinto la ventesima partita nel circuito maggiore. Nove di queste vittorie, però, sono arrivate quest’anno e non è un caso che Evans sia arrivato di nuovo al terzo turno di uno Slam. Due mesi fa, contro Federer, ebbe poche chance e si dovette accontentare di otto game. Contro Wawrinka, agli US Open, è andata in maniera molto diversa. Dopo aver battuto Ram al primo turno e la promessa ancora non mantenuta di Alexander Zverev, Evans è sceso in campo contro il numero 3 del tabellone sapendo di avere qualche chance. È finita al quinto set a favore di Wawrinka, ma sarebbe potuta finire in ben altro modo visto che Evans ha avuto un match point nel tie-break del quarto set oltre ad una palla break sul 5-5. Sulla palla che gli avrebbe potuto consegnare una vittoria storica Evans non ha molto da recriminare: Wawrinka ha annullato il matchpoint da campione qual è, allungando poi la partita al quinto set, quando ormai Evans non ne aveva più.

Daniel Evans US Open 2016Daniel Evans US Open 2016
Prima di affrontare Wawrinka, Evans aveva perso 8 set su 8 contro i top-10.

Il carattere, così come la classe, non mancano di certo a questo tennista. Nel 2008, quando aveva 18 anni si fece sospendere dalla LTA, la Federtennis inglese, per aver fatto baldoria durante il torneo di Wimbledon. Vi ricorda qualcuno? Probabilmente il suo coetaneo Marcus Willis, l’inflitrato che fece parlare a lungo di sé qualche settimana fa e che nel 2007 fu spedito a casa dalla LTA e costretto a rinunciare agli Australian Open junior. Evans e Willis si conoscono molto bene: Daniel, che a Wimbledon è entrato nel tabellone principale in virtù del suo ranking, era tra il fortunato pubblico che assistette all’incredibile qualificazione di Willis, allora oltre la 700ma posizione mondiale.

Daniel Evans nei Futures ha giocato tanto, tantissimo. Solo l’anno scorso ne ha vinti quattro per ritoccare una classifica che l’aveva fatto scendere fino al numero 772 del mondo, per via di un infortunio al ginocchio che si è portato dietro per circa un anno. Quest’anno nei Futures, invece, non ha mai giocato. Lo si è visto nei Challenger, naturalmente (l’ultimo un mese fa, con la vittoria sul cemento di Aptos, in California), ma lo si è visto principalmente tra i grandi. Ha raggiunto per la prima volta la top-100, ha vinto le sue prime partite in un ATP 500 (deve ancora debuttare in un Masters 1000) e a Wimbledon ha fatto vedere che un altro tennis è possibile, battendo prima Jan-Lennard Struff e poi Alexandr Dolgopolov in agilità.

Esattamente un anno fa Evans si giocava proprio con l’amico Marcus Willis l’accesso alla finale del Future di Roehampton. Dodici mesi dopo ha conteso ad un bicampione Slam l’accesso agli ottavi di uno Slam, un turno che per uno come Wawrinka è dato per scontato mentre per quelli come Evans è il risultato che vale una carriera.

Evans ci ha messo tutto sé stesso per arrivarci: nel primo set ha preso alla sprovvista Wawrinka, che in quanto a distrazioni non ha nulla da invidiare a nessuno; poi nel secondo non si è fatto demoralizzare dalla potenza del suo avversario, che non gli ha concesso neanche un punto al servizio e ha sfruttato al massimo l’unico break del parziale. Nel terzo set ha acceso l’entusiasmo dell’annoiato pubblico newyorkese con un tennis che nessuno insegna più: volée in controtempo, accelerazioni coraggiose tanto col dritto che col rovescio a una mano e seconde sulle righe. Wawrinka, sempre più nervoso, non sapeva che pesci pigliare. Lui, che tanto simpatico non è, ha cercato di buttarla in caciara cercando di contagiare l’avversario con il suo nervosismo, ma quando si è in giornata di grazia non c’è trucchetto che tenga.

Il quarto set è stato decisivo oltre che bellissimo. I back di rovescio di Evans hanno intrappolato Wawrinka in scambi molto lunghi, dai quali lo svizzero cercava di liberarsi con delle accelerazioni che spesso uscivano di un metro. Il britannico ha avuto una palla break sul 5-5, ma Wawrinka l’ha annullata portando il set al tiebreak, dove Evans è arrivato a matchpoint sul 7-6. Wawrinka, però, non ha tremato e ha appena ha avuto l’occasione di chiudere a rete, non ha esitato. Evans ha gasato il pubblico vincendo dei punti spettacolari a rete, però sul più bello non è riuscito a chiudere, anche perché, a differenza del suo avversario, non riusciva mai ad ottenere punti diretti al servizio.

Wawrinka ha vinto il secondo match in stagione annullando match point. Il primo fu con Stakhovsky a Marsiglia.
Wawrinka ha vinto il secondo match del 2016 annullando match point. Il primo fu con Stakhovsky a Marsiglia.

Alla fine due dritti in corridoio hanno scritto la sentenza del set e del match, una sentenza a cui Daniel Evans si è ribellato in tutti i modi, chiamando pure il fisioterapista per un presunto infortunio alla caviglia sul 4-0 del quinto set. Il fisioterapista, però, non ci è cascato e non è intervenuto, visto che si trattava di semplici crampi. Il giochetto ha funzionato in qualche modo, visto che Evans è riuscito a recuperare uno dei due break di svantaggio. Evans aveva sentito scivolargli via il match e nel quinto set non ha praticamente giocato, andando sotto di due break in un batter d’occhio e compromettendo così il risultato. Normale per chi in carriera ha giocato appena un match al quinto set. A quel punto nemmeno un tennista emotivo e imprevedibile come Wawrinka poteva farsi sfuggire l’occasione dopo quello spavento.

L’atteggiamento da bullo da pub, quello di chi non teme il confronto anche con chi è nettamente più forte di lui, gli ha consentito di fare partita pare contro un top-10, mancando però la vittoria per un solo punto. Tre anni Daniel Evans fa arrivò a New York per giocarsi le qualificazioni, passò i tre turni che danno accesso al tabellone principale e al primo turno sconfisse Kei Nishikori, numero 12 del mondo, con un punteggio secco: 6-4 6-4 6-2. Arrivò fino al terzo turno pure quella volta e si arrese solo al quarto set, perso 7-5 con Tommy Robredo. Come allora, il quarto set gli è stato fatale. Il pubblico però si è divertito e anche se alla fine ha dedicato l’ovazione a Wawrinka – che come al solito ha indicato la testa con l’indice, come se ci fosse stato qualcosa di logico in questo pazzo match – sa che è Daniel Evans quello da ringraziare per la partita più bella del torneo, una delle più belle del’anno. C’è da scommettere, comunque, che Evans non si fermerà qui. I peccatori non imparano mai.

Daniel Evans Stan Wawrinka US Open 2016


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