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Quattro cose che possono succedere a Bercy

1. L’avvento della Repubblica Scozzese
Dovrebbe, potrebbe, sarà il torneo del sorpasso. E pare incredibile solo scriverlo perché Djokovic appena un anno fa non perdeva una partita neanche pagandolo. Dopo Parigi il serbo, che è ovviamente il campione uscente, ha iniziato quella che sembra una specie di tennis-exit, tra una vittoria dovuta, delle eliminazioni incomprensibili e uno Slam giocato a casaccio che per poco non portava a casa. Sconfitto da gente come Querrey e Bautista Agut, quando l’anno scorso, di questi tempi, tutti si domandavano chi mai avrebbe potuto sconfiggerlo. A fare da controcanto la maturazione di Andy Murray, che dopo la nascita della figlia ha finalmente trovato un equilibrio ammirevole. Che magari non gli ha permesso di diventare cannibale come i tre che lo hanno preceduto al vertice del ranking ATP, visto che ha buttato al vento prima Cincinnati e poi gli US Open con una noncuranza davvero d’altri tempi, ma che lo ha, complice il disincanto di Djokovic, portato ad un passo dalla vetta. Bercy è il primo match point per Andy e i conti sono piuttosto facili, se si dà per scontato che vincerà a Vienna: deve vincere il titolo e non affrontare Djokovic in finale. Ma anche se non dovesse riuscire qui, tra Melbourne e Indian Wells il circuito avrà un nuovo padrone. Stavolta più democratico.

2. La bagarre per Londra
In genere il torneo parigino serve a completare la corsa verso le Finals londinesi e quest’anno non si farà eccezione. Con i valori così stabili, quasi mai ci sono stati dei veri e propri arrivi al fotofinish. Complici Federer e Nadal, che quest’anno non ci saranno, a Bercy stavolta ci saranno in palio ancora due posti. Uno dovrebbe essere di Thiem, l’altro se lo può giocare perfino Berdych, per dire. Ci sono 1000 punti in palio e quindi nemmeno Lucas Pouille è completamente tagliato fuori, ma il posto se lo dovrebbero giocare in tre: Cilic, che è l’unico ancora in gioco questa settimana, Berdych e Goffin, eliminati a inizio settimana a Vienna e a Basilea. Il tabellone ha deciso che Cilic e Goffin giocheranno quasi certamente uno spareggio negli ottavi (il belga prima dovrà battere uno tra Mahut e Klizan, il croato uno tra un qualificato e Karlovic), mentre a Berdych è andata solo apparentemente meglio, visto che agli ottavi avrà Bautista-Agut ma ai quarti ci sarà quasi certamente Andy Murray. Il vincitore di Goffin-Cilic, invece, troverà verosimilmente Djokovic. La corsa per Londra finirà per incrociarsi inevitabilmente con quella per il numero 1 e allora sarà tutta una questione di motivazioni.

3. Una vittoria improbabile
Conoscete un Master 1000 che non hanno mai vinto né Nadal né Murray e che Federer ha vinto una volta sola? Ecco, questo è Bercy. L’ha vinto Berdych più di dieci anni fa, Tsonga nell’anno di grazia, Söderling poco prima di smettere col tennis. Lo ha vinto perfino Nalbandian in un autunno che ora ci sembra lontanissimo e Ferrer, uno che ha sempre dovuto farsi da parte con i più grandi, ha approfittato delle circostanze favorevoli per aggiungere un Masters 1000 ad una bacheca che sicuramente meritava qualcosa in più. La collocazione in calendario non è certo quella ideale e qualche anno fa, addirittura, il torneo era attaccato alle Finals, così erano più i top 10 che davano forfait che quelli che ci andavano. Ma è anche l’ultimo torneo che assegna punti e visto che il ranking è democratico, i 1000 punti di Bercy contano esattamente quanto i 1000 del quinto Slam di Indian Wells. Ma sta di fatto che non è un torneo per i Fab, Djokovic escluso. Che comunque pure lui non è che ci torni volentieri da queste parti, visto che ogni tanto viene inseguito dagli strani echi di un incontro del 2007 contro Fabrice Santoro, che è tornato in auge a inizio anno e che ora sembra tornato nel dimenticatoio in cui era finito. Per cui: va bene la lotta al numero 1, ma non è che anche quest’anno vedremo qualche protagonista improbabile che potrà ringraziare il calendario, e naturalmente il pubblico di Bercy, proprio decisivo per questa vittoria.

4. Un buon torneo di Paolo Lorenzi
Detto di Goffin, Cilic e Berdych, il torneo offre ancora qualche buon spunto, più che altro perché c’è un numero 1 da assegnare a fine anno e quello che rincorre sembra aver già messo la freccia. Murray ha un percorso piuttosto semplice: forse Verdasco, poi Pouille, Berdych e infine Raonic, oppure Nishikori. Djokovic esordisce con Almagro o Muller e potrebbe effettivamente avere qualche grattacapo con il lussemburghese (un paio di settimane fa, del resto, ha faticato con Misha Zverev). Dimitrov agli ottavi sarebbe bello se fosse un problema, ma più probabilmente bisognerà aspettare i quarti, con Goffin o Cilic: chiunque ci arriverà avrà bisogno di punti, verosimilmente, e allora Djokovic potrebbe anche lasciar perdere. In semifinale Wawrinka forse, Thiem chissà, occhio a Ferrer, oppure salta fuori uno statunitense dal nulla, Isner o Sock, non è che faccia tutta questa differenza, in fondo. Ma il tabellone più interessante per gli italiani è probabilmente quello di Paolo Lorenzi, il nostro numero 1, ebbene sì. Con Benoit Paire bisogna vincere, perché il francese non ne azzecca più una (ah, compie un anno quel colpo pazzesco), poi dovrebbe esserci Cuevas (sì, è tra le teste di serie) e a quel punto potrebbe esserci Raonic, e pazienza se finirà come a Shanghai, i titoli sulla sua tigna non ce li risparmieremo di certo. Oppure Fognini farà il Fognini e magari agli ottavi di un Masters 1000 indoor potremmo assistere ad un derby italiano tra lui e Lorenzi: del resto Fabio non doveva nemmeno andarci a Bercy, poi ha deciso che ci sarebbe andato a chiudere l’anno e allora cosa c’è di più logico che ritrovarlo nei quarti di finale a giocarsela punto su punto con Nishikori?

Andy Murray ATP Parigi Bercy 2016


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