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Altri cinque motivi per vedere Murray-Djokovic

1. È il loro primo incontro da sei mesi
Dopo il Roland Garros ci eravamo detti: ok, adesso prendetevi una pausa e rivediamoci tra un po’. Murray e Djokovic si sono affrontati quattro volte nei primi mesi del 2016: due volte in una finale Slam, le altre due nella finale di un Masters 1000 e non ne potevamo già più. Da allora, però, non si sono mai più incontrati e dobbiamo ammettere che i loro incontri monotematici ci sono mancati. E anche se la curiosità di vedere se e in che modo si sono rovesciate le gerarchie durerà un paio di game, c’è da scommettere che il loro trentacinquesimo incontro in carriera (24-10 per Djokovic, 3-1 quest’anno, 4-0 indoor, 1-0 alle ATP Finals) ci regalerà un po’ di spettacolo, emotivo o sportivo è tutto da vedere. E poi ve lo ricordate il loro primo incontro? No? Beh, naturale, erano dieci anni fa, un ottavo di finale a Madrid, quando ancora si giocava indoor, in autunno. Il giorno prima del match avevano chiesto a Murray cosa pensasse delle modelle volute da Tiriac come raccattapalle e lui rispose: «Sono un po’ deluso perché quando me ne stavo andando, loro stavano arrivando. Nel prossimo match giocherò su un campo laterale, ma se vinco ho una buona possibilità di essere sul centrale». Ma vinse Djokovic al terzo set dopo essersi preso un 6-1 nel primo e Murray dovette rinviare l’incontro con le modelle. Insomma, ci sembra impossibile, ma stiamo aspettando questa partita come se fosse un Federer-Nadal, e loro il numero 1 a fine anno non se lo sono mai giocato. L’avreste mai detto sei mesi fa? Ecco.

2. Le contraddizioni vi faranno girare la testa
Le contraddizioni sulle condizioni dei due finalisti sono talmente tante che l’equilibrio che ne deriva sembra una specie di paradosso del gatto imburrato. Murray sta decisamente giocando meglio ma ha speso molte più energie (quasi dieci ore in campo contro le sei e mezza dell’avversario), Djokovic ha vinto un solo torneo dal Roland Garros in poi (e guarda caso: Murray non c’era) ma è anche il campione uscente e dal 2012 in poi all’O2 Arena ha perso una sola, ininfluente partita. Murray non ha mai battuto Djokovic indoor, ma è in serie positiva (indoor, ovviamente) da 14 partite; Djokovic negli ultimi mesi è stato capace di perdere con Querrey, Cilic e Bautista-Agut, eppure nel torneo che comprende i migliori 8 al mondo ha perso un solo set (al tie-break) e contro l’avversario che ha tenuto in campo 3 ore e mezza Murray, ha vinto 6-1 6-1, la vittoria più netta fino a qui. Insomma, la curiosità sta tutta nel vedere se la fetta di pane cadrà dal lato imburrato o se il gatto cadrà in piedi ancora una volta.

Il loro primo incontro Slam avvenne solo nel 2011, nella finale degli Australian Open: vinse Djokovic in tre set.
Il loro primo incontro Slam avvenne solo nel 2011, nella finale degli Australian Open: vinse Djokovic in tre set.

3. Anche l’epica vuole la sua parte
Sì, è la prima volta che ci si gioca il numero 1 a fine anno in una partita. E sì, se lo giocano due tennisti che sono rimasti a lungo all’ombra di Federer e Nadal. Ma quello che più conta è il racconto della partita. E allora cosa ci emozionerà di più? Il fatto che Murray, che arrivava a Londra da super-favorito, vinca il torneo dopo le due maratone con Nishikori e Raonic? Oppure l’incredibile impresa di Djokovic, che sembrava ormai tagliato fuori dopo i brutti risultati dell’estate? A ben pensarci, questa corsa al numero 1 è stata come uno di quei tapponi dolomitici che decidono il Giro d’Italia: una roba tipo Passo Pordoi, Passo Sella, Muro del Gatto e Passo Giau tutti d’un fiato, senza degli scalatori sudamericani a fare i fenomeni per un giorno ma con i due protagonisti – maglia rosa ed ex maglia rosa – a contendersi la vittoria di tappa e quella finale. Djokovic (che probabilmente in bicicletta farebbe la sua bella figura, con quel fisico asciutto che c’ha) è partito fortissimo e a metà tappa aveva un bel vantaggio sul suo rivale, Murray però ha tirato alla grande nella seconda parte e ora ha qualche manciata di secondi di vantaggio. Che forse non basteranno: Murray non deve guardarsi indietro, perché Djokovic sta tirando fuori le ultime energie per provare l’allungo decisivo.

Il match più bello della loro rivalità, agli Australian Open 2012.

4. È l’ultima partita dell’anno (sì, l’ultima)
Non ascoltate quelli che vi dicono che la settimana prossima si gioca la Coppa Davis e che l’Argentina potrebbe vincere la sua prima Insalatiera (un trofeo che dice tutto sulla rilevanza della competizione). Non ascoltate quelli che vi dicono che la Coppa Davis regala emozioni che nessun’altra competizione regala. Sono tutte balle: a noi piacciono i punti ATP, i giocatori che giocano quasi sempre in campo neutro, l’assenza di quel banale e fuori luogo spirito nazionalista. Certo, la settimana prossima ci vedremo Cilic-del Potro, forse pure il doppio, ma la stagione finisce oggi. È cominciata a gennaio con Federer che perdeva con Djokovic per poi farsi male durante il bagnetto delle figlie, è proseguita con l’ennesima doppietta Indian Wells-Miami di Nole, le battaglie sul rosso, un sospirato Career Grand Slam che sembrava non arrivare più. E poi Querrey, l’annuncio shock di Federer, le Olimpiadi con le lacrime di Djokovic, del Potro e Murray, uno US Open vinto a sorpresa da Wawrinka (e da chi sennò?), un autunno in cui Murray ha vinto tutto quello che si poteva vincere, Nadal che alza bandiera bianca ancora una volta e ora le Finals che mettono in palio il numero 1 a fine anno. Poteva andarci peggio, no?

djokovic-roland-garros
Il loro ultimo incontro, sei mesi fa, finì così.

5. Non c’è incompatibilità con il calcio
Cristiano Ronaldo ha ribadito di essere il migliore facendo tre gol nel derby di Madrid, il Napoli ha vinto a Udine e la Juve ha fatto un sol boccone del Pescara; la Roma gioca alle 15 contro l’Atalanta a Bergamo, dove c’è un poliziotto ogni tre tifosi (450 guardie per 1500 tifosi), e il derby di Milano si gioca alle 20 e 45. Ah: e se il calcio vi fa schifo o la vostra squadra è in B, l’Italia del rugby ha battuto il Sudafrica 20 a 18. Nel 1999, ci battè per 101 a 0. Insomma: abbiamo una finestra temporale niente male per seguire il match dell’anno. Certo, la partita potrebbe durare anche più di tre ore, e allora ci perderemo un po’ del derby della Madunina, ma ragazzi: è la partita dell’anno, e l’Inter gioca veramente male (non che il Milan sia il Barcellona, intendiamoci). E quindi, dopo una domenica mattina passata fra lettura del giornali al bar, palestra o piscina per i più atletici, stasera non rimane che impadronirsi del divano ma prima ancora del telecomando: alle mogli disinteressate dite che questa sarà ricordata negli anni a venire come una grande giornata di sport. Loro, al solito, non capiranno.

Andy Murray ATP World Tour Finals 2016 Novak Djokovic


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