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E alla fine arriva Murray

Abbiamo iniziato il 2016 domandandoci se Novak Djokovic fosse imbattibile e ora, ad anno tennistico non ancora finito, Andy Murray è il nuovo numero 1 del mondo. Dopo anni passati a dubitare di se stesso, resistendo alle puntuali sconfitte nelle finali Slam contro i migliori, Murray è riuscito a insinuare dubbi e pensieri nelle teste dei tre più forti di lui, che alla fine si sono arresi. Il 5 di novembre, quello che nel Regno Unito è ricordato per la congiura delle polveri di Guy Fawkes, è stato il giorno ufficioso del nuovo numero 1 del mondo. Non è stata una presa di potere esplosiva, però, ma un lento lavoro cominciato molto tempo fa. Come ha detto Murray stesso il giorno del ritiro di Milos Raonic dalla semifinale di Parigi Bercy che gli ha dato l’aritmetica certezza, «diventare numero uno non era una questione che riguardava questa settimana, o quella passata, ma è stato un processo durato molti anni»

Il migliore?
Se è vero che basta accumulare punti per salire in cima alla classifica, perché altro metodo non c’è, Murray oggi non sarebbe il migliore se il fisico non avesse chiesto conto a Federer per via dell’età anagrafica e a Nadal per l’usura, e se Djokovic, dopo tanto dominare, non avesse chiesto una pausa a se stesso. Tracciando una linea su questi puntini numerati si delinea la figura del nuovo numero uno del mondo, un Re che promette di essere più buono dei suoi predecessori.

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Andy Murray


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