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WWF: Clay Thompson, divertimento o morte

Quando c’era Taylor Dent, tennista statunitense che si è ritirato qualche anno fa, non si sa perché ma quei pigroni dei giornalisti tiravano fuori sempre la parola “panda”. Uno faceva perfino fatica a capire perché: aveva un occhio nero? Era particolarmente lento e goffo? Si nutriva principalmente di bambù? No, niente di tutto questo: siccome Taylor Dent era un tennista che giocava il serve and volley, allora qualcuno si inventò questa etichetta, panda, per descrivere questa tipologia di tennisti in via d’estinzione. Sarà che effettivamente ci sono sempre meno giocatori che giocano questo tipo di tennis, sarà che alla lunga anche le etichette passano di moda, fatto sta che sui giornali ormai non si trova più quest’infelice espressione (le crasi, invece, sono vive e vegete).

WWF nasce per raccontarvi quali sono i tennisti che giocano il serve and volley e che cosa combinano nel circuito. Mahut e Stakhovsky, bene o male, li conoscono tutti; Stepanek è stato perfino un top 10; ma cosa sapete di Artem Sitak o di Clarence “Clay” Thompson? WWF nasce per sensibilizzare il pubblico mainstream sui tennisti meno conosciuti che non si arrendono al passare del tempo e all’evoluzione della tecnologia: i tennisti che giocano il serve and volley.

Tra i big, il serve and volleyer della settimana è certamente Radek Stepanek. Finito fuori dalla top 100, il ragazzino (38 anni) se la cava ancora discretamente: a Doha è arrivato ai quarti di finale dopo aver superato le qualificazioni e battuto Marcos Baghdatis e Arthur De Greef. Era dai tempi di Jimmy Connors che un giocatore così anziano non arrivava nei quarti di finale di un torneo ATP. Il torneo di Stepanek è finito contro la nemesi di ogni volleatore che si rispetti, Novak Djokovic, che ha vinto agilmente 6-3 6-3. Radek lo ritroveremo agli Australian Open, anche se il ceco dovrà passare per le qualificazioni, esattamente come lo scorso anno. Ad ogni modo, a Stepanek non piace molto saltare gli Slam: negli ultimi sei anni ne ha saltato appena uno (gli Australian Open 2015), per infortunio, e quindi c’è da stare ottimisti. Nel tabellone di qualificazioni ha battuto al primo turno Sekou Bangoura, e affronterà adesso Kavcic; al terzo turno, troverebbe uno tra il francese De Schepper e l’australiano John-Patrick Smith.

Smith è un tennista feticcio per tutti gli appassionati di questa disciplina nella disciplina: la scorsa settimana ha fallito l’accesso al tabellone principale dell’ATP 250 di Brisbane dopo aver perso di un soffio contro Jared Donaldson nell’ultimo turno di qualificazione. Smith, mancino, si era trovato avanti 4-0 nel terzo set, ma alla fine il giovane statunitense è riuscito a vendicare il collega Stefan Kozkov, battuto nettamente proprio da Smith nel primo turno. L’australiano è uno di quei tennisti che ti fanno facilmente sospirare, anche perché le sconfitte dolorose sembrano essere un motivo ricorrente nella sua carriera. Tre anni fa, ai play-off australiani che garantivano una wild-card per gli Australian Open 2014, arrivò in finale da testa di serie numero 2, mentre il suo avversario, Jordan Thompson, era la testa di serie numero 5 (nel ranking ATP erano rispettivamente numero 200 e 274). Smith era il naturale favorito, ma a vincere fu Thompson in cinque set, 6-1 6-3 1-6 6-7 9-7 e così Jordan, che la settimana scorsa ha battuto Ferrer, poté sfidare Jerzy Janowicz al primo turno degli Australian Open.

E a proposito di Thompson, c’è da segnalare il grande ritorno di Clarence Thompson, per tutti Clay, uno che sulla biografia di Twitter ha scritto in maiuscolo una roba che sembra presa da 1984: “DIVERTIMENTO O MORTE”. Thompson è un tennista californiano di 24 anni, che è noto soprattutto per i suoi comportamenti bizzarri in campo e per il suo gioco inusuale. È stato al massimo numero 403 del mondo e a settembre dello scorso anno, dopo aver perso contro il diciottenne Evan Zhu al secondo turno di un Futures, aveva annunciato su Twitter che non avrebbe più giocato a tennis.

«È stato il mio cazzo di canto del cigno. Grazie a tutti, è successo davvero, cazzo, da appassionato di questo sport spero davvero che qualcuno possa riprendere in mano quello che ho cercato di costruire». E via dicendo: il personaggio, del resto, è piuttosto teatrale e quindi l’uscita di scena doveva essere appropriata.

Gli ci sono volute poche settimane per cambiare idea e per riprendere in mano quello che ha cercato di costruire. Thompson ha infatti deciso di tornare a giocare e il primo match della sua nuova carriera, se si può chiamare, così, è andato alla grande: nel primo turno di un Futures a Los Angeles ha battuto per 6-1 6-2 Ricardo Hocevar, tennista brasiliano che in passato è stato tra i primi 150 del mondo. «L’anno scorso è stato un anno nero. La ragione per cui avevo mollato è che non mi divertivo più. Facevo fatica a far quadrare i conti e non ero più felice quando giocavo. Ora voglio divertirmi, ma farlo alla mia maniera». Ed ecco perché nel turno successivo ha perso contro Emilio Gomez in tre set, 7-5 6-7(5) 7-6(5), nonostante avesse servito sul 6-5 del set decisivo: la coerenza val più di qualche punto ATP.

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