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Ricominciamo da Indian Wells

Archiviato il mese di febbraio, quando ogni tennista sceglie superficie e continente dove giocare, è tempo di ritrovarsi tutti quanti nel deserto della California, a Indian Wells. Nel corso degli anni il miglior torneo del mondo si è guadagnato i galloni di “Quinto torneo dello Slam”. E di fatti Indian Wells ha un tabellone giusto inferiore a quello degli quattro grandi tornei, si gioca praticamente per poco meno di quindici giorni e ci sono tutti. E chi non c’è, ovvero chi ha un ranking alto, fa di tutto per esserci, affrontando il torneo di qualificazione che se non è un tabellone ATP 250 poco ci manca.

L’edizione di quest’anno del torneo si preannuncia particolarmente interessante. Colui che un anno fa di questi tempi dominava il tennis, Novak Djokovic, è diventato semplicemente un giocatore battibile. Il Rafael Nadal che un anno fa perse in semifinale contro Novak quest’anno gioca addirittura meglio. Andy Murray, l’attuale numero 1 del mondo, un anno fa perse al secondo turno. E poi c’è Federer, che un anno fa non giocò per via dell’infortunio al ginocchio. E poi ci sarebbero tutti gli altri, Wawrinka che chissà quale piede metterà a terra alzandosi dal letto, il “nuovo” Dimitrov e il “solito” Nishikori: non ci si dovrebbe annoiare, come in Australia insomma. Mancherà Raonic, un gigante con il fisico di argilla in un tennis che esige fisici di cemento armato.

Fognini sarà il miglior italiano?
Un anno fa di questi tempi Fabio Fognini era infortunato. Fu costretto a saltare il torneo – anche il successivo, a Miami – dove non ha mai superato il terzo turno (raggiunto nel 2014). Ciò che pensiamo del suo reale valore, dell’equivoco che si porta dietro, lo abbiamo già scritto. Questo, in teoria, non gli precluderebbe di fare un buon torneo, anche se visti gli scarsi risultati nella tournée sudamericana – quella dove in passato ha sempre raggiunto buoni risultati, vuoi per la superficie a lui più congeniale, la terra rossa, vuoi per il ranking medio, molto alto, dei giocatori affrontati – forse non è il caso di avere troppe speranze. Fogna è capitato con Konstantin Kravchuk, un russo di 32 anni che gira per Challenger e che non vince una partita in un tabellone ATP da luglio, quando a Gstaad superò Pella in tre tiebreak. Va bene che il ligure è capace di tutto, ma dovrebbe inventarsi chissà cosa per non arrivare da Tsonga, contro cui non mai vinto ma ha sempre fatto partite decenti. Considerato che se mai dovesse vincere poi avrebbe Cuevas (o Klizan) un tabellone migliore, considerato la classifica, era impossibile. In California non ci sarà Seppi che forse non vede l’ora di andare in pensione. Paolo Lorenzi invece si diminuirebbe lo stipendio pur di rimanere nel circuito a giocare e affronterà Haase, poi, caso mai, Wawrinka.

Avremo il #Fedal numero 36?
Due tornei e due finali perse per Rafa in questo 2017 che sembra finalmente averlo riportato ai livelli degli anni d’oro. Solo che la prima l’ha persa al quinto set contro Federer, e va bene, l’altra lo ha visto perdere contro Sam Querrey, uno che non è neanche il primo degli ultimi, e pazienza se ad Acapulco Querrey sembrava un incrocio fra Sampras e Agassi. Federer è felice ancora del successo in Australia, e come lui i tifosi, che gli hanno perdonato la distrazione contro Donskoy, il qualificato che lo ha battuto al terzo set a Dubai. E siamo certi che il fresco ricordo del diciottesimo slam permetterebbe ai suoi tifosi di dire il classico “machissenefrega” dopo un’altra (eventuale) sconfitta di Roger. Solo che al quarto turno di Indian Wells potrebbe esserci il Fedal E allora cambia tutto. Verdasco proverà a battere Nadal, c’è già riuscito svariate volte, mentre Federer avrà in “medioman” Johnson l’avversario più impegnativo. Sarà Fedal? No, perché Nadal perderà prima.

E Djokovic?
Nei giorni scorsi ognuno ha detto la sua su Djokovic. Tutti, ma proprio tutti, tennisti in attività, ex tennisti e anche ex tenniste, come Flavia Pennetta, hanno provato a entrare nella mente di Novak Djokovic per svelare l’arcano. Si sono sentiti in dovere di spiegarci perché Novak non vince più, perché loro sanno cosa passa nella testa di un campione, di un tennista, di un padre, di un marito. E quindi, stando a questi psicologi improvvisati che al massimo hanno un diploma preso alle scuole serali, il serbo ex ammazza-tennis sarebbe “svuotato”, termine “tecnico” che indicherebbe una mancanza di motivazioni. Noi, che almeno abbiamo preso il diploma al mattino, non ci avventuriamo e diciamo solo una cosa: ma non vi lamentavate tutti di quando vinceva solo lui?

Che Murray sarà?
Probabilmente proverà a fare peggio dell’anno scorso Andy Murray, ma davvero dovrà rassegnarsi: perdere al secondo turno al tiebreak del terzo set contro Federico Delbonis è cosa che può riuscirti una volta nella vita e mai più. Nel 2012 Andy perse a primo turno contro contro Garcia Lopez e l’unica volta che arrivò in finale, otto anni fa, prese una stesa da Nadal, nonostante neanche un mese prima lo avesse battuto addirittura con un bagel nel terzo set. Insomma, la verità è che con questo torneo il feeling del numero uno del mondo è inesistente, fra uscite premature e batoste varie. C’è da dire che il Murray di oggi sembra diverso da quello di sempre, anche se gli ultimi due rovesci negli slam pare testimonino che non tutto è perfettamente risolto. Ma il risultato degli ultimi 1000 giocati è preoccupante per gli avversari, visto che ha vinto Roma, Shanghai e Bercy e perso le finali di Madrid e Cincinnati. Sulla distanza dei due set su tre Murray sembra diventato se non imbattibile molto molto difficile da superare, e confidare in una sua giornata storta non sembra dare le stesse garanzie di sempre. Ha appena vinto a Dubai, dove dopo una partita bella e sconcertante contro Kohlschreiber ha dominato in modo imbarazzante semifinale e finale. E infine, tranne gli slam appunto, non perde prima della finale da quasi un anno, cioè dalla semifinale di Montecarlo contro Nadal – che peraltro stava dominando – prima di stufarsi. Per quanto nel deserto californiano possano esserci strane atmosfere difficilmente lo scozzese non approfitterà del suo momento d’oro per allungare ulteriormente su Djokovic. Forse Murray non lo sa, ma un suo successo gli garantirebbe il numero 1 del mondo praticamente fino allo US Open. Se aggiungiamo un tabellone che sembra abbia fatto lui – Lu al primo turno, uno tra Feliciano Lopez e Tiafoe al secondo, poi Carreno Busta o Bautista Agut negli ottavi, Tsonga ed eventuale semi con Wawrinka o Thiem – davvero Andy dovrebbe allungare la striscia delle sue finali consecutive.

Cambierà il direttore del torneo?
Quello che successe l’anno scorso fu ridicolo. Raymond Moore, nella conferenza stampa di fine torneo disse, più o meno, che le donne dovevano accendere ceri a Federer e Nadal, altrimenti avrebbero guadagnato molto meno perché – e come ti sbagli? – “fanno girare meno soldi”. A parte che i ceri a Federer e Nadal avrebbero dovuto cominciare gli organizzatori ad accenderli, visto che senza di loro, soprattutto il primo, i tornei hanno lo stesso appeal delle partite aziendali, evidentemente Moore crede che i montepremi siano elargiti su gentile concessione dell’organizzazione del torneo quando invece sono il risultato di una contrattazione tra le parti. Se i Master 1000 credono di guadagnarci da una differenziazione dei montepremi non devono far altro che metterla in atto, mica ci sono leggi che glielo proibiscono. Se, come dice Moore – e anche Djokovic – credono che uno sciopero, un boicottaggio, chiamatelo come volete, delle donne per loro non sia un problema, procedano. Altrimenti tacciano, perché l’unica cosa che davvero premeva al signor Moore era turbare la contrattazione tra le parti. Del resto, quanto sia percorribile una strada del genere lo ha mostrato chi qualche conto ha dimostrato di saperlo fare, e cioè il padrone (termine non scelto a caso, considerato il contesto) del torneo, Lawrence Joseph, detto “Larry”, Ellison, il quale ha cacciato il simpatico Moore. Il quale magari sa abbastanza bene la differenza che c’è tra la finale Cuevas-Carreno Busta e quella Sharapova-Williams. C’è sempre qualcuno che pensa che il libero mercato, la competizione, vada bene fino a quando vinco io. Quest’anno il direttore sarà Tommy Haas, che non si capisce bene sia un giocatore ancora in attività o meno, per via dei suoi mille infortuni. Amico di Federer, difficilmente farà un errore diplomatico così greve. Ma questo non garantisce certo che possa essere una controparte più morbida, per la WTA.

L'americano Tiafoe è uno dei quattro tennisti USA in gara, gioca grazie a una wildcard.
L’americano Tiafoe giocherà il torneo grazie a una wildcard.

L’eterna gioventù
Stavolta forse ci siamo per davvero. Djokovic è preso dai suoi turbamenti, Rafa non riesce più ad aver la continuità dei bei tempi, Federer non riesce a staccarsi dal trofeo di Melbourne, incredulo lui più di tutti di cosa è riuscito a combinare in Australia. E contemporaneamente Thiem e Zverev hanno vinto un torneo, Kyrgios è ormai nelle condizioni di vincere le partite che vuole vincere – che per fortuna non sono troppe – e persino Dimitrov, che magari non è giovane come gli altri, ha alle spalle due vittorie e quella semifinale con Nadal che difficilmente perderà un’altra volta. Insomma questo benedetto ricambio pare che sia ormai alle porte. Il tabellone non ha dato una mano, perché Kyrgios-Zverev sarà un incontro di secondo turno, buono solo per decidere chi dovrà affrontare Djokovic agli ottavi. A Thiem non è andata malissimo, è capitato dalle parti dello Zverev meno forte e di Monfils, nei quarti dovrebbe avere Wawrinka. Il problema principale per lui è forse la superficie, anche se Indian Wells non è certo un cemento velocissimo. Gli altri ragazzini ancora non sembrano in condizione di fare la voce grossa. Tiafoe però dovrebbe provare a battere un Feliciano Lopez in chiara parabola discendente – proverà a battere il record di slam consecutivi di Federer e difficilmente continuerà – Opelka e Coric hanno un qualificato; Kachanov deve battere Robredo; Fritz non avrà vita facile con Paire, Kozlov sembra ancora troppo acerbo. Alla fine gli occhi di tutti saranno sul solito Grisha. Dimitrov deve arrivare almeno ai Nishikori se vuole dare continuità ai suoi miglioramenti. E lì, nei quarti, cominciare almeno a rendere dura la vita ad un top5.

Quanto c’è di vero nel ritiro di Serena Williams?
Soltanto due anni è durato il ritorno di Serena Williams ad Indian Wells? Inutile nasconderlo: l’infortunio al ginocchio sinistro sa tanto di una scusa bella e buona per saltare l’evento. Però Serena salterà anche Miami, torneo nel quale ha trionfato ben otto volte e per il quale deve aver sviluppato una qualche sorta di affezione. Forse vuole prendersi semplicemente una vacanza, ma perché? Un calo di motivazioni? La volontà di conservare un fisico che, a trentacinque anni, non le permette di giocare ogni evento del Tour? Quel che è certo è che, di qualunque cosa si tratti, è abbastanza per rinunciare alla corona di numero 1 del ranking, che passerà nuovamente ad Angelique Kerber. E parliamo di Serena, lei che dichiarò: «Io mi sento sempre la numero 1». Probabilmente la storia cambierà quando tornerà a giocare Maria Sharapova. Forse non è il caso di fare psicologia spiccia, ma la rivalità (antipatia?) tra le due è nota, e sicuramente Serena vorrà darle il “bentornato” nel Tour. Visto che ormai non basta più che ci siano trofei importanti in palio per vederla giocare.

Chi è ora la favorita?
Angelique Kerber non sembra più la “schiacciasassi” del 2016. I risultati di quest’anno parlano di una sola semifinale nel torneo di Dubai e di molte sconfitte evitabili (Svitolina due volte, Kasatkina e Vandeweghe, che non sono nomi poi così altisonanti). Adesso che non deve più difendersi dall’assalto di Serena, Angelique potrebbe giocare più libera sotto il punto di vista mentale. Il suo tabellone, tutto sommato, non sembra molto complicato, ma la sconfitta potrebbe essere dietro l’angolo. Meglio puntare su una Karolina Pliskova come favorita del torneo, ora che la ceca ha preso la testa di serie lasciata vacante da Serena Williams. Dopo la finale dei passati US Open, questo potrebbe essere l’anno per vederla trionfare in qualcosa di importante: e se accadesse proprio a Indian Wells? Ma il circuito WTA è bello quanto snervante proprio perché la vincitrice è sempre inaspettata e quindi è facile pronosticare delle valide alternative; d’altronde, anche Flavia Pennetta ha vinto il torneo californiano (meritatamente, s’intende). E se bisogna puntare su qualcuna in particolare, meglio farlo su quelle che sono in un buono stato di forma. Allora, Elina Svitolina è da tenere d’occhio, perché è fresca reduce della doppietta dei titoli di Dubai e Taipei ed esordiente in Top 10; anche perché l’ucraina è colei che ha battuto tre volte consecutivamente la numero 1 del ranking (Serena alle Olimpiadi, e poi due volte Kerber, a Pechino e Brisbane). Se poi dovessimo tirare fuori un nome dal cilindro, sarebbe quello di Catherine Bellis, che tutti ricorderanno per aver battuto Dominika Cibulkova agli US Open appena quindicenne. Non vincerà il titolo ma ha molte chance (oltre che le potenzialità) di essere la favola di questa settimana e mezza.

Quante speranze hanno le italiane?
Non c’è da avere molte aspettative sul cammino delle italiane. Per quanto riguarda Francesca Schiavone, è già sorprendente che abbia passato le qualificazioni. Di certo, non sarà il torneo di Indian Wells a migliorare il suo inizio di stagione. Contro la giovane americana Louisa Chirico parte da sfavorita. Dura decidere chi tra le azzurre abbia le possibilità più alte di andare avanti. Roberta Vinci non ha un gran feeling con questo torneo, anche se si tratta di cemento americano (come quello di New York). Camila Giorgi in California ha battuto persino Maria Sharapova nel 2014, l’anno che Pennetta vinse il trofeo; ma la marchigiana potrebbe incontrare al secondo turno Svetlana Kuznetsova, che ha l’esperienza necessaria per giocare con lei come il gatto col topo. Sempre poi che Giorgi passi il primo turno contro Johanna Larsson. Sì, parte da favorita, ma tutti sanno quanto questo non sia mai una garanzia. Non contate nemmeno Sara Errani, che dovrebbe ancora risentire dell’infortunio che le ha fatto saltare Rio e Dubai. Sarebbe un gran risultato anche solo passare il primo turno, ma sarà difficile vederla giocare al 100% e soprattutto su una superficie che non le è congeniale. Indian Wells per lei è solo un torneo di rodaggio e un’occasione di guadagnare punti per evitare le qualificazioni del Roland Garros.

Indian Wells 2017


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