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Chi vuol essere lieto sia

Finiti i primi tre mesi più impronosticabili degli ultimi tempi, è tempo di guardarsi indietro e provare a fare un bilancio di quel che è stato per provare a capire cosa accadrà. Il problema è che non c’è una spiegazione che accontenti tutti, e questo vale tanto per il circuito maschile che per quello femminile. Tra gli uomini ha fatto meglio di tutti un 35enne piuttosto in gamba, che non giocava da sei mesi e che ha vinto i tornei più importanti a cui ha partecipato. Siccome è un esercizio da funamboli dell’argomentazione pensare che quel 35enne sia meglio di quel 24enne che aveva vinto esattamente gli stessi tre tornei undici anni fa, c’è da chiedersi che cosa sia successo al resto della concorrenza. Tra le donne la situazione è opposta, perché lo Slam che si è giocato lo ha vinto una coetanea di quel 35enne, quella che una volta era sempre favorita e ora un po’ meno, e visto che nella sua testa non c’è posto per cose diverse dagli Slam, da allora non si è più fatta vedere in giro, perlomeno nei campi da tennis. E così, dopo tre mesi, accade che nella Race le prime cinque tenniste siano raccolte in poco più di 200 punti: quelli che ottieni con un ottavo di finale in uno Slam, in pratica.

Ma queste situazioni apparentemente opposte nella realtà sono coincidenti. Nel circuito maschile, Roger Federer ha già ottenuto 4000 punti, quasi il doppio del suo primo inseguitore, Rafael Nadal, che ha avuto la sfortuna di incontrarlo tre volte; i due dominatori dei mesi passati, Andy Murray e Novak Djokovic, sono parecchio in fondo (Murray ha 840 punti nella Race, Djokovic è a 475) e nei due tornei importanti in cui hanno partecipato, Open d’Australia e Indian Wells, non sono arrivati neanche ai quarti, convincendoli a non partecipare al terzo, Miami. Ma Federer ha già fatto sapere che non giocherà sulla terra battuta fino a Parigi e se lo rivedremo a Roma o a Madrid, beh c’è da credere che sarà stato qualcosa di ben diverso dal ranking a convincerlo ad anticipare i tempi. Nadal, dal canto suo, si è detto molto soddisfatto di questa prima parte della stagione, anche se ha perso le tre finali a cui è approdato con l’aiuto di un tabellone più che discreto, una delle quali addirittura con Sam Querrey, non proprio uno dei più forti del mazzo. Murray e Djokovic sembrano un po’ stanchi, e chissà se è più un problema fisico o mentale ad avere lasciato entrambi indietro in questi primi tre mesi. Zverev e Kyrgios, che sembrano i più forti tra le nuove leve (l’uno per quella inscalfibile solidità che caratterizza i peggiori tiranni, l’altro per gli scintillanti momenti Kyrgios), hanno ancora bisogno di qualche aggiustamento per poter ambire a qualcosa di più del paragrafo dedicato alle potenziali sorprese. Sia quel che sia, nonostante ci sia stato ancora una volta un dominatore capace di vincere Australian Open, Indian Wells e Miami, nessuno se la sente davvero di indicare Federer come il favorito per il numero 1 a fine anno. Ma se non lo è Federer, chi lo è allora?

Tra le donne la situazione è molto ingarbugliata, visto che non c’è una chiara padrona, e quella che potrebbe esserlo probabilmente non ha più né fisico né tanta voglia per esserlo. Serena Williams ha vinto gli Australian Open, ma da allora non ha più giocato; Kerber, che è tornata al numero 1 dopo aver perso lo scettro a Melbourne, ha già subìto 6 sconfitte in tre mesi, (Svitolina, Vesnina, Vandeweghe, la rediviva Venus Williams e due volte Kasatikina); Pliskova, che sarebbe quella col tennis più convincente, continua a faticare ad esprimere con costanza il suo enorme potenziale e ha vinto solo due tornei Premier, Dubai e Brisbane, fallendo nello slam e nei Mandatory, che sono i tornei che contano. Come risultato, abbiamo una situazione molto confusa nella Race: in prima posizione c’è Pliskova e dietro a lei ci sono Konta e Wozniacki, le finaliste di Miami; poi c’è Serena Williams; infine, in quinta posizione, a 214 punti di distanza da Pliskova, Venus Williams, finalista a Melbourne, quartofinalista a Indian Wells e semifinalista a Miami.

È davvero difficile, insomma, provare a capirci qualcosa. Il ritorno di Federer nel circuito è stato fulgente e inaspettato, ma non si può certo chiedere allo svizzero di tornare indietro di 10 anni e di fare quello che hanno fatto prima Nadal, poi Djokovic e Murray, quando lui non era più imbattibile. La stagione sulla terra, ad ogni modo, potrebbe aiutarci a capire qualcosa in più sul resto della stagione, oppure potrebbe confonderci ulteriormente le idee. Del resto, Montecarlo, Madrid, Roma e Parigi assegnano la bellezza di 5.000 punti e quindi tra un paio di mesi potremmo ritrovarci con una classifica molto simile a quella attuale del circuito femminile, visto che Murray e Djokovic, i favoriti, sono abbastanza indietro rispetto ai loro più credibili avversari, Nadal, Wawrinka.  Tra le donne tutto potrebbe dipendere da Serena Williams, oppure no. Il circuito femminile si sta pian piano abituando all’assenza della statunitense, e dopo il regno di Angelique Kerber, sembra pronto ad accogliere una nuova numero 1. Il nome di Pliskova aleggia, ma abbiamo detto di come la numero 3 del mondo abbia dimostrato di non essere troppo affidabile e la stagione sulla terra non è certo quella che può sciogliere i dubbi su di lei, anzi, potrebbe persino allontanarla dalle prime posizioni, nonostante difenda pochissimi punti.

La lunga sequela di oppure e di ipotesi che i primi tre mesi ci hanno costretto a considerare, alla vigilia della stagione sulla terra, sono in fin dei conti la miglior notizia che Melbourne, e quello che ne è seguito, ci hanno lasciato in eredità. Dodici mesi fa, di questi tempi, ci chiedevamo cosa sarebbe servito per fermare Djokovic, o in alternativa per rivitalizzare il resto del circuito; al tempo stesso, nel circuito femminile ci si domandava se Kerber sarebbe stata davvero una rivale credibile, e se Azarenka avrebbe fatto sul serio. Oggi le domande sono molte di più, e le possibili risposte sono una più stimolante dell’altra: il tennis non era mai stato così incerto, meglio goderselo finché dura.


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