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Cinque cose sui prossimi US Open maschili

1. Chi ci sarà e chi no
La deadline per l’entry list agli US Open era al 20 luglio 2015. Ciò significa che viene utilizzato il ranking di quella data per indicare i 104 tennisti che entrano di diritto in tabellone (senza però contare i tennisti che entrano con il ranking protetto). Essendo cinque i tennisti che hanno chiesto di utilizzare il ranking protetto – cioè Mardy Fish, Tommy Haas, Florian Mayer, Janko Tisparevic e Radek Stepanek – ed essendo due i tennisti che hanno  annunciato forfait – cioè Juán Monaco e Julien Benneteau – il cut-off di quest’anno è al numero 101. Stanotte partiranno le qualificazioni e questo significa che i tennisti che si ritireranno dopo l’inizio delle qualificazioni verranno rimpiazzati dai lucky loser. In virtù dei due ritiri di cui già sappiamo, entrano in tabellone anche il numero 100, Damir Dzumhur, e il numero 101, il moldavo Radu Albot, tennista con un discreto curriculum a livello Challenger e Future ma che ai piani alti si vede raramente (la sua unica apparizione in uno Slam risale agli US Open dello scorso anno, quando passò le qualificazioni e divenne il primo moldavo a giocare un match nel tabellone principale di un Major).
Gli US Open saranno l’ultimo torneo di Mardy Fish, che torna da invitato speciale grazie al ranking protetto: l’ultimo Slam giocato dallo statunitense sono gli US Open del 2012, quando si ritirò negli ottavi che avrebbe dovuto giocare contro Roger Federer; poi l’aritmia cardiaca e altre complicazioni lo hanno fatto diventare un quasi ex-tennista. Ha giocato ad Atlanta e a Cincinnati (dove ha pure vinto una partita) e terminerà la sua mini-tournée negli States a Flushing Meadows, dove ha giocato i quarti nel 2008, perdendo con Rafael Nadal. Saranno anche gli ultimi US Open di Lleyton Hewitt, uno dei sei campioni in tabellone (gli altri sono Novak Djokovic, Andy Murray, Roger Federer, Rafael Nadal e Marin Cilic), ma per l’australiano non sarà l’ultimo torneo della carriera: quella finirà ovviamente a Melbourne ed è un’altra storia.
Sei delle otto wild-card sono state assegnate a tennisti statunitensi: Jared Donaldson, Ryan Harrison, Austin Kraijcek, Bjorn Fratangelo (vincitore della wild-card assegnata dall’USTA, cioè ha accumulato più punti di tutti in una serie di challenger giocati negli Stati Uniti), Francis Tiafoe (campione Kalamazoo, cioè ha vinto i campionati nazionali Under 18) e Ryan Shane (campione NCAA, il circuito universitario degli Stati Uniti). Le due rimanenti wild-card sono andate a Lleyton Hewitt e Pierre-Hugues Herbert.

2. Le teste di serie
Dati i risultati di Cincinnati, Roger Federer sarà la testa di serie numero due del tabellone. Murray scala in terza posizione e quindi pescherà in semifinale uno tra Novak Djokovic e colui che l’ha scalzato dalla seconda posizione: Federer, appunto.
Questa la suddivisione delle teste di serie (il sorteggio avverrà nella serata di giovedì):

1-2: Djokovic – Federer
3-4: Murray – Nishikori
5-8: Wawrinka – Berdych – Ferrer – Nadal
9-12: Cilic – Raonic – Simon – Gasquet
13-16: Isner – Goffin – Anderson – Monfils
17-24: Dimitrov – López – Tsonga – Thiem – Karlovic – Troicki – Bautista-Agut – Tomic
25-32: Seppi – Robredo – Chardy – Sock – Kohlschreiber – Bellucci – Garcia-López – Fognini

Il regolamento degli Slam prevede che le teste di serie non si possano incrociare tra loro prima del terzo turno. Al terzo turno le prime otto teste di serie non possono incontrare i tennisti compresi tra la diciassettesima e la ventiquattresima posizione e vengono quindi sorteggiati con quelli compresi tra le venticinquesima e la trentaduesima. Inoltre, i primi quattro del tabellone non possono essere sorteggiati agli ottavi contro i tennisti compresi tra la nona e la dodicesima posizione (che invece pescano quelli tra la quinta e l’ottava posizione). Questo significa che i primi quattro, agli ottavi, pescano tra la tredicesima e la sedicesima testa di serie.
I primi otto, al terzo turno, non dovrebbero incontrare grossi ostacoli. I due tennisti più pericolosi sembrano Tommy Robredo (che nel 2013 giocò i quarti dopo aver battuto Federer) e Kohlschreiber, sempre agli ottavi nelle ultime tre edizioni (e sempre battendo John Isner al terzo turno). Un occhio di riguardo se lo merita anche Jack Sock. Per contro, questi tennisti spereranno di incontare David Ferrer, che non vince un partita dal Roland Garros e la cui partecipazione, ad oggi, è tutt’altro che certa.
Agli ottavi i primi quattro (cioè Djokovic, Federer, Murray e Nishikori) possono trovare due ostacoli piuttosto scomodi: John Isner e Gaël Monfils (quartofinalista lo scorso anno, quando perse con match point a favore contro Federer). Molto più morbidi, in teoria, Goffin e Anderson (ma magari Djokovic non ci tiene particolarmente a ritrovare il sudafricano, dopo la spauracchio di Wimbledon). I tennisti tra la quinta e l’ottava posizione (cioè Wawrinka, Berdych, Ferrer e Nadal) troveranno uno tra Cilic, Raonic, Simon e Gasquet. Difficile dire chi sia il più temibile: Raonic dovrebbe venire prima di tutti, ma ci sono dubbi sulle sue condizioni fisiche; Cilic, che è il campione in carica, è la solita incognita; Gasquet sta facendo rivedere sprazzi di classe dopo un anno abbondante di letargo; Simon è un osso duro ma di solito i più forti trovano il modo di batterlo. A sensazione, meglio non pescare Raonic e contare sul fatto che i miracoli di Medjugorje non si ripetono.
I tennisti tra la nona e la sedicesima posizione troveranno al terzo turno quelli tra la diciasettesima e la ventiquattresima in quelli che saranno gli scontri più equilibrati, almeno secondo la classifica. Occhio perché ci sono nomi molto interessanti nel secondo gruppo: Dimitrov, Feliciano López, Tsonga, Karlovic e Tomic possono essere molto pericolosi; Thiem, Bautista-Agut e Troicki, invece, sembrano un po’ più indietro. Ma la sensazione è che questo gruppo abbia poco da invidiare a quello che gli sta sopra in classifica e quindi si potrebbero vedere match molto belli e combattuti.

No, non è stato un sogno: Marin Clic è davvero il campione in carica
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3. Gli italiani
Questa volta i moschettieri non sono quattro, bensì cinque. Agli habitué Andreas Seppi, Fabio Fognini, Simone Bolelli e Paolo Lorenzi si aggiunge Marco Cecchinato, alla prima apparizione in un main draw dopo aver avvicinato quello del Roland Garros dello scorso maggio (si è fermato all’ultimo turno delle qualificazioni contro Michael Berrer). Fognini non ha vinto nemmeno un match sul cemento quest’anno ma è riuscito a mantenere l’ultimo posto utile per una testa di serie, al numero 32; Andreas Seppi, numero 25, è anche lui tra i tennisti col numerino a fianco ma sarà nella stessa fascia di Fognini per una sola posizione e questo significa che entrambi pescheranno al terzo turno un tennista compreso tra la prima e l’ottava posizione. Attualmente ci sono due tennisti con cui potrebbero avere una chance: il perennemente incerottato Kei Nishikori, assente a Cincinnati dopo aver raggiunto la semifinale a Montréal (Seppi lo eliminò due anni fa a Wimbledon) e David Ferrer, assente sia in Canada che in Ohio. Con gli altri sei le chance diventano quasi nulle, ammesso che ci arrivino, dato che in due sommano diciotto partecipazioni e dieci partite vinte. Per Bolelli, Lorenzi e Cecchinato tutto dipende dal sorteggio. Bolelli, dovesse pescare bene, può ambire a qualcosa di più. Del resto, negli ultimi sei Slam non ha passato il primo turno solo in un’occasione (nell’ultimo Wimbledon, quando ha comunque portato al quinto set Nishikori).

4. Il programma
Ci siamo rodati con i Master 1000 di Montréal e Cincinnati, ma giova ricordarlo: New York ha sei ore di differenza con l’Italia, per cui quando lì sono le 11, da noi sono le 17. Ciò significa che le sessioni giornaliere sono quelle che vediamo più facilmente, quelle serali sono invece per chi ha fatto scorta di caffè. Il programma giornaliero comincia alle 11, quello serale alle 19 (quando in Italia è l’una di notte) e si può andare avanti fino a notte inoltrata con l’illuminazione artificiale. Non c’è il tetto su nessun campo (la copertura per l’Arthur Ashe dovrebbe essere completa per l’anno prossimo, quella del Louis Armstrong per il 2017) e perciò la pioggia potrebbe cambiare i piani degli organizzatori. Archiviato definitivamente il Super Saturday, il programma per il torneo maschile è il seguente:

Lunedì 31 agosto – martedì 1 settembre: primo turno
Mercoledì 2 settembre – giovedì 3 settembre: secondo turno
Venerdì 4 settembre – sabato 5 settembre: terzo turno
Domenica 6 settembre – lunedì 7 settembre: ottavi di finale
Martedì 8 settembre – mercoledì 9 settembre: quarti di finale
Venerdì 11 settembre: semifinali (a partire dalle 12, le 18 italiane)
Domenica 13 settembre: finale (a partire dalle 12, le 18 italiane)

In Italia i diritti televisivi degli US Open appartengono a Eurosport, che è visibile sia per chi è abbonato a Sky (canale 210 per Eurosport, canale 211 per Eurosport 2) sia per chi è abbonato a Mediaset Premium (canali 372 e 373). Per quanto riguarda gli Stati Uniti, per la prima volta nella storia del torneo la copertura sarà affidata esclusivamente a ESPN, la quale trasmetterà 130 ore di diretta tramite i suoi tre canali. Da quest’anno, inoltre, ci saranno altri quattro campi con la copertura delle telecamere: sono il 4, il 6, il 7 e il 10 (bonus: il campo numero 6 è quello dove l’anno scorso CiCi Bellis, giovane wild-card statunitense di 15 anni, sconfisse Dominika Cibulkova. Siccome il campo non era coperto dalle telecamere, ESPN mandò in fretta e furia un suo cameraman di modo che i telespettatori potessero vedere il secondo set). Riassumendo, saranno undici i “televised court”: l’Arthur Ashe, il Louis Armstrong, il Grandstand, il campo numero 4, il 5, il 6, il 7, il 10, l’11, il 13 e il 17.

E il 2015 a dio piacendo è l'ultimo anno di #getaroof
E il 2015 a dio piacendo è l’ultimo anno di #getaroof

5. I record
Non sono molti i tennisti che sono riusciti a vincere tre Slam nello stesso anno per più di un anno nell’era Open. Anzi, è solo uno: Roger Federer, naturalmente, che per non sbagliare ha fatto tripletta in tre anni differenti (2004-2006-2007). Novak Djokovic potrebbe diventare il secondo a realizzare questa impresa, ricalcando lo staordinario 2011, quando solo lo svizzero riuscì a battere Novak in uno Slam (ovviamente al Roland Garros). Per Djokovic si tratterebbe del secondo Slam sul cemento newyorkese, torneo in cui ha giocato ben cinque finali e dove non esce prima della semifinale addirittura dal 2006. Dovesse raggiungere la semifinale anche quest’anno andrebbe a quota nove e supererebbe le striscie di semifinali consecutive appartenenti a Roger Federer (2004-2011) e Ivan Lendl (1982-1989: ma Lendl le vinse tutte, quelle semifinali). Jimmy Connors, però, disterebbe ancora tre lunghezze. Inoltre, se Djokovic dovesse giocare la sua sesta finale aggancerebbe Federer per quanto riguarda il numero di apparizioni nel match conclusivo (ammesso che non incontri proprio Federer). Dovesse perdere in finale, invece, Djokovic raggiungerebbe Ivan Lendl nel numero di sconfitte (cioè 5, avendo perso nel 2007, 2010, 2012 e 2013). Il serbo cercherà di andare in doppia cifra per quanto riguarda i titoli degli Slam: nella storia ci sono riusciti solo sette tennisti (Federer, Nadal, Sampras, Emerson, Laver, Borg e Tilden).

Gli US Open sono lo Slam che manca da più tempo a Roger Federer: l’ultimo titolo lo vinse nel 2008 quando conquistò il quinto trofeo consecutivo. Da allora ha giocato una finale (l’anno successivo) e tre semifinali (2010, 2011 e 2014). Dovesse vincere il titolo, a 34 anni, 1 mese e 5 giorni diventerebbe il quinto titolo più anziano dell’Era Open. Agli US Open c’è chi ha fatto meglio: Ken Rosewall, che nel 1970 aveva quasi 36 anni. Dovesse vincere il sesto titolo, lo svizzero diventerebbe inoltre primatista assoluto a New York, almeno per l’Era Open (è piuttosto curioso che il record-man di titoli Slam non abbia nessun primato solitario in nessuno degli Slam: a New York ci proverà per la settima volta); inoltre, con uno score di 79 vittorie e 10 sconfitte avrebbe la percentuale migliore di sempre nell’Era Open tra chi ha giocato almeno cinquanta partite (0.888 contro il 0.887 di Sampras) e aggancerebbe Andre Agassi al secondo posto nella classifica all-time per numero di vittorie. Dovesse arrivare ai quarti, Federer salirebbe a quota 87 partite giocate a New York scalzando Ivan Lendl dal quinto posto nella classifica all-time e dal terzo posto nella classifica dell’Era Open. Dovesse arrivare in finale, aggancerebbe al quarto posto all-time lo statunitense Richard Norris Williams (il sopravvissuto del Titanic).

Andy Murray proverà a vincere un titolo dello Slam dopo oltre due anni: da Wimbledon 2013 ha giocato una sola finale, agli Australian Open 2015. Agli US Open ha giocato finora due finali, perdendone una (2008) e vincendo l’altra (2012). Per lui sarebbe il terzo titolo Slam complessivo: adesso è al pari di due contemporanei che sono in tabellone, cioè Stan Wawrinka e Lleyton Hewitt. Avendo vinto le US Open Series, Murray aggiungerebbe un assegno di un milione di dollari a quello riservato al vincitore degli US Open (che quest’anno è di tre milioni e trecentomila dollari). Le US Open Series – un circuito di tornei che somma i punteggi ottenuti dai vari tennisti nei tornei su cemento antecedenti lo Slam – permettono infatti di vincere un bonus extra al prize money che otterrano agli US Open. Il premio massimo è appunto di un milione di dollari, riservato al vincitore delle US Open Series che vinca anche gli US Open. Ma anche il secondo classificato (cioè Novak Djokovic) e il terzo (Roger Federer) riceveranno degli assegni aggiuntivi, ovviamente di minore portata.

Stan Wawrinka cercherà anche lui il terzo titolo Slam dopo aver già vinto in Australia lo scorso anno e a Parigi quest’anno. Non occorre sottolineare che l’ultimo svizzero a vincere più di uno Slam in un anno è stato Roger Federer (nel 2009). Con il titolo newyorkese, Wawrinka completerebbe ¾ di Career Grand Slam, alla pari di Novak Djokovic, che però avrebbe ancora il triplo dei suoi titoli.
Rafael Nadal cerca invece il terzo trionfo a New York (tanti quanti Lendl), il quindicesimo complessivo (uno in più di Pete Sampras, col quale è appaiato al secondo posto all-time dietro Federer). Gli US Open diventerebbero il secondo Slam più vinto dal maiorchino, ovviamente dopo il Roland Garros. Inoltre, se vincesse il titolo con l’attuale classifica sarebbe il suo trionfo Slam con la classifica più bassa (è al numero otto del ranking ATP; quando vinse il Roland Garros 2005 era al numero cinque).

Infine i protagonisti dell’ultima edizione, che ora come ora non sembrano in grado di replicare l’eccellente torneo dello scorso anno: Kei Nishikori, finalista in carica, proverà a diventare il primo giapponese a vincere un titolo dello Slam; Marin Cilic, campione in carica, punta invece a una conferma del titolo che manca dal 2008. Da allora nessun re di New York è riuscito a bissare il titolo l’anno successivo.

Correzione del 25 agosto: una versione precedente di questo articolo riportava che Djokovic avrebbe raggiunto o superato, tra gli altri, Emerson, Connors, Tilden, Sears e Larned in quanto a Slam vinti sul cemento. Non è corretto perché gli US Open si giocano su cemento solo dal 1978 mentre gli Australian Open si giocano su cemento dal 1988.

US Open 2015


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