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ATP Finals episode 3: un lucido scirocco

Sapevo come ti sentivi schiacciato
fra lei e quell’altra che non sapevi lasciare
tra i tuoi due figli e l’una e l’altra morale
come sembravi inchiodato.

Arriva sempre il momento in cui i chiodi, quelli della scelta dolorosa, si è costretti a toglierseli. Perché scegliere vuol dire escludere. Per fortuna qui si sceglie tra giocatori di tennis, anche se il fatto che non ne sono consapevoli, che neanche sapranno del nostro struggimento in tribuna, mentre li guardiamo, rende solo un po’ meno drammatica la scelta. Ami il classico rovescio ad una mano, il colpo nobile e più elegante del tennis, quello che ha il movimento più bello, che non ha l’ostacolo della spalla quando lo si esegue e che non costringe i giocatori a finali esteticamente sgradevoli. Il rovescio ad una mano è l’eleganza di un gesto che si cerca di tramandare come gli insegnamenti degli Jedi. Ma ami anche la contrapposizione al classico, il sovvertimento dell’ordine e cosa può rappresentarlo meglio del futurismo del dritto di Rafael Nadal? Far girare la pallina sempre di più, allargando il campo, utilizzando ogni centimetro della traiettoria di esecuzione del colpo per aggiungere un grammo di forza al risultato finale: è il colpo più rivoluzionario del tennis negli ultimi dieci anni.

Càpita che questi due grandi amori tennistici si incontrino. Il tuo modello di diritto, questa maniera di colpire la palla più forte che puoi, tanto c’è il topspin che la tiene in campo; contro il tuo modello di rovescio, il colpo che lasciato andare a tutto braccio, in lungolinea, vincente, magari uscendo da una traiettoria incrociata, è liberatorio. Chiudere un lungolinea di rovescio, quando succede, è la cosa più giusta e naturale del mondo, la riappacificazione con lo sport, con le giornate perse nei campi ad allenarsi. Ogni giocatore che colpisce ad una mano lo fa per quel colpo, per guardare la palla che viaggia diritta, parallela alla linea di fondo, nello spazio che molti lasciano liberi perché è così difficile metterci la palla. È Stan Wawrinka, chi altri?

Rafael Nadal firma autografi alle ATP Finals 2015
Nadal ha vinto ieri la quattordicesima partita (su 25) alle ATP World Tour Finals.

Inizia la partita e hai davvero la faccia aperta ai dubbi e la routine del bicchiere. Quando Stan libera il suo primo rovescio, dal centro del campo verso l’esterno, è una liberazione e un segnale. Quella palla che viaggia diritta, colpita di piatto, cui sùbito dopo segue un rovescio incrociato vincente, anticipando ad altezza spalla un diritto di Rafa neanche tanto facile, sono il primo colpo al cuore della serata. Una dei nostri amori è in difficoltà, l’altro sta dando spettacolo. Non ci piacciono gli svizzeri che in tribuna applaudono convintamente Stan, sono tifosi di ritorno. Rafa ha già lo sguardo preoccupato, quello che fa da presagio all’ennesima brutta giornata in ufficio. Mentre vediamo uscire di niente un rovescio di Stan che rimette Rafa in partita, ci accorgiamo che ci stiamo mangiando le unghie. Rafa suggella questa opportunità con il dritto vincente ad uscire, segue il vamos: due game, abbiamo già visto il meglio dei due, e ancora il nostro cuore è lacerato.

Game brutti ci scorrono davanti, i due cercano di non ferirsi, noi cerchiamo di non decidere. Stan chiude un rovescio incrociato, di potenza, e noi stiamo per prendere posizione. Rafa risponde costruendosi pazientemente il punto e quando ha la palla a metà campo, quando potrebbe metterla dove vuole di potenza, lui preferisce ancora esasperare il diritto in top, con la palla che arcua la traiettoria tagliando l’aria, rimbalzando e disegnando un’altra parabola ancora più arcuata della precedente. Le mani di entrambi disegnano sogni e certezze; noi cerchiamo ancora chissà quale soluzione. Ma ad un tratto Wawrinka esce dalla partita – con un gesto finale – ma è il Nadal del 2015 che ci fa vivere qualche ricordo impossibile, qualche diritto vincente a velocità supersonica, qualche rovescio anticipato in contropiede.

Adesso Stan Wawrinka passa compulsivamente dall’on all’off. Esplode il lungolinea di rovescio, facendoci liberare finalmente le endorfine, e sùbito dopo arriva l’errore marchiano, che lo fa girare verso il suo angolo in cerca di spiegazioni, del perché entra e esce dal match come se fosse dentro una porta girevole, senza mai trovare un percorso lineare, un corridoio verso la porta della vittoria. Lui, noi, rimaniamo fermi. Non battiamo le mani, ci esaltiamo sull’attimo, ma poi guardiamo lo sconforto dall’altra parte della rete. Gli errori, tanti, gli scambi interrotti come parole non dette, e poi a un tratto si confrontano. Scambio lungo, sulla diagonale più bella che i due possano usare, con la donna in difficoltà che ora riesce a dire la sua, a chiudere un rovescio incrociato dopo aver lavorato ai fianchi Nadal. Ma l’interruttore torna implacabilmente sull’off nel punto successivo.

Stan Wawrinka alle ATP Finals 2015
Wawrinka ha commesso 35 errori, 22 nel solo secondo set.

Wawrinka ha lasciato la partita, il nostro nervoso struggersi è dedicato solo a qualche scambio, qualche ricordo dei tempi che furono da una parte e qualche momento con l’interruttore sull’on dall’altra. “It was just a bad day at the office” dirà Stan poi in conferenza stampa. È stata una giornata storta, niente funzionava, e non siamo quasi mai riusciti a esaltarci. I nostri stati d’animo sono stati sopiti in tribuna, stretti dagli applausi dei bei punti di Stan e i vamos dei tanti spagnoli. Stan ha scelto di andar via e a noi non è rimasto che stare con Rafa, accompagnarlo al successo e sorridere quando ha esultato con il classico pugnetto al salto. Anche quando c’è da dare spiegazioni, quando c’è da giustificarsi per quel che abbiamo visto in campo, i due confermano quanto visto in campo. Stan è annoiato, Rafa è arrabbiato, e vai a sapere perché. Dice che ha giocato bene, non si sofferma molto su Stan, evita le domande sulla brutta prestazione dell’avversario. È una primadonna, lo è sempre stato, e ora che è rimasto lui dei due, ora che è lui a essere rimasto con noi questa sera. Stan è in giro a schiarirsi le idee, spazzare via i dubbi di questa serata, cercando le certezze che lo hanno reso grande. E noi cos’altro potremmo fare se non accoglierlo sull’uscio di casa quando si ripresenterà? Stan tornerà, ne siamo certi, e noi saremo ancora lì, indecisi, persi nel limbo del tifo tennistico.

Ora non so davvero dove lei sia finita
se ha partorito un figlio o come inventa le sere
lui abita da solo e divide la vita
tra il lavoro, versi inutili e la routine di un bicchiere.

ATP Finals 2015 Rafael Nadal Stan Wawrinka


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