Abbiamo problemi con la gente.
L’Australia Day celebra il giorno in cui Arthur Philipp, ammiraglio della marina inglese a capo della Prima Flotta, prese possesso della colonia del Nuovo Galles del Sud. Ogni 26 gennaio quindi a Melbourne è festa e non mancano né fuochi d’artificio né contestatori visto che per gli aborigeni e i loro sostenitori l’Australia Day non è altro che l’“Invasion Day”. Agli Australian Open comunque non si visto uno spettacolo pirotecnico nelle due giornate dedicate ai quarti di finale maschili e femminili.
Tra gli uomini sono arrivate sei delle prime otto teste di serie: Nadal e Wawrinka sono stati sostituiti da Monfils e Raonic, non proprio gli ultimi arrivati. Tra le donne, come accade spesso, ci sono state più sorprese e delle prime otto sono arrivate ai quarti Williams, Radwanska, Sharapova e Kerber. Delle altre quattro, non ha certo sorpreso la presenza di Azarenka, quella di Carla Suarez Navarro un po’ sì, mentre Zhang e Konta sono due nomi decisamente inaspettati. Tuttavia, specie nel primo giorno, lo spettacolo è mancato. E dire che le premesse, specie nel maschile, erano altre.
Uomini
Djokovic – Nishikori 6-3 6-2 6-4
Se affronti il numero uno del mondo, l’imbattibile, una delle cose che non puoi assolutamente fare è perdere un game con un vantaggio di 40 a 0, per di più con la battuta a disposizione. È quello che ha fatto Kei Nishikori quando ha servito sotto per 2 a 3 nel primo set. Nole, manco a dirlo, ha capitalizzato il vantaggio e ha chiuso il primo set per 6-3 senza patire praticamente nessun problema. Nel secondo, Nishikori è addirittura riuscito a fare più vincenti di Djokovic però commettendo 22 errori non forzati; una infinità considerato che il parziale è terminato 6-2 in favore del serbo. Il terzo, perso per 6-4, è stato un continuo andirivieni di servizi persi fra i due, con Djokovic che a un certo punto si è stufato di “giocare” e ha chiuso la partita. Alla fine rimangono poche istantanee: il pessimo diritto di Nishikori, che a volte usciva di metri; la pessima strategia di gioco, un assist per il muro Djokovic che rimandava indietro praticamente tutto. Quindi, alla fine, la domanda ricorre: come ha fatto Nishikori a battere Djokovic agli Us Open 2014? Nessuno ancora lo sa.
Federer – Berdych 7-6(4) 6-2 6-4
Gilles Simon, nella sua conferenza stampa dopo la partita persa al quinto set contro Djokovic, ha dichiarato: “Certi giocatori, quando affrontano i Djokovic, Murray, i Federer, partono come se fossero già battuti, prima di scendere in campo, dal punto di vista psicologico”. Tomas Berdych, dopo aver perso la sedicesima partita contro Federer in carriera (ne ha vinte 6), ha dichiarato: “Federer ha giocato benissimo, non ho niente da rimproverarmi”. Un classico esempio di come Simon ci abbia visto giusto. Il punteggio esprime perfettamente l’andamento della partita: Federer ha giocato in maniera leggermente contratta nel primo set, con molti “c’mon” ad alta voce, molti grugniti ad accompagnare i suoi scambi, e un tiebreak giocato in maniera perfetta, con punti eccezionali. Berdych guardava il proprio angolo in cerca di conforto più che di suggerimenti. Nei due set successivi Federer ha giocato in modalità accademia, lasciando qualche bel punto a Berdych che non è stato capace, per l’ennesima volta, di provare a fare qualcosa di diverso contro Federer. Berdych, che compirà 31 anni ad agosto, dopo aver incassato il rifiuto di Lendl e aver ripiegato su Vallverdu (non la stessa cosa: provare ad acquistare una Ferrari ed uscire dal concessionario con una Skoda), deve chiedersi cosa vuole fare: continuare a raggiungere i quarti di finale e perdere inesorabilmente contro i migliori, o provare a sfruttare gli ultimi anni di una dignitosissima carriera per un (primo) colpo di coda?
Raonic – Monfils 6-3 3-6 6-3 6-4
Inizia la partita con Raonic al servizio: ace al centro, di forza. Raonic serve da sinistra il secondo punto del match: ace con taglio slice, palla meno forte e più lavorata. È il nuovo Raonic, quello ancora imbattuto nel 2016, che ha regolato Gael Monfils in 4 set, capace di variare anche il colpo migliore del suo gioco. Vinto il primo set in maniera agevole, nel secondo parziale il canadese è calato, accumulando qualche errore di troppo. Gli scambi si sono allungati e Monfils è riuscito a pareggiare il conto dei set. Nel terzo Raonic ha di nuovo alzato il livello di gioco, specie con il diritto, giocato in maniera inside-out e seguito a rete nello schema che preferisce. Monfils sembrava non essere più nella partita, sembrava essere altrove, tanto che ad un certo punto ha chiesto all’arbitro: “Quant’è il punteggio?”. Raonic, intanto, chiudeva da fondocampo col rovescio lungolinea (novità) e passava addirittura Monfils a rete sempre col lungolinea bimane (altra novità!), cose che un anno fa non era capace di fare con questa sicurezza.
Murray – Ferrer 6-3 6-7(5) 6-2 6-3
Kim Sears, moglie di Murray, non ha dato notizie dall’Inghilterra e quindi suo marito può giocare con relativa tranquillità il quarto di finale contro David Ferrer. Lo spagnolo è un Murray depotenziato, e con meno tocco sotto rete oltre che con un servizio più leggero. Ha risposto benissimo nel torneo, battendo Isner addirittura senza cedere un set – come nelle precedenti partite – ma nulla ha potuto contro un giocatore che ha imposto un ritmo più alto del suo da fondo campo. E se Ferrer è riuscito a pareggiare il conto dei set, dopo aver perso il primo per 6-3, è solo perché Murray ha cominciato a sprecare energie commentando ogni suo punto o scelta sbagliata (“No more dropshot!”, urlato dopo una smorzata finita a rete). Ferrer ne ha approfittato vincendo il tiebreak, spendendo molte energie che gli sono costate, inevitabilmente, la perdita dei due set finali, vinti con molta facilità dallo scozzese. La signora Murray, ora, è pregata gentilmente di resistere qualche altro giorno.
Le semifinali maschili
Djokovic vs Federer (giovedì alle 9:30 italiane)
Sicuramente finirà come sono finite le ultime sfide fra i due quando c’era qualcosa di importante in palio (Wimbledon, Us Open, ATP Finals), cioè con la vittoria di Djokovic, ma una cosa è certa: per Roger Federer è meglio affrontare il serbo in semifinale invece che in finale. Lo svizzero avrà qualche ora in meno di gioco nelle gambe (il suo cammino è stato molto agevole), e subirà meno la pressione non tanto di giocare una finale, a quello è ampiamente abituato, ma di giocarla contro quello che lo ha battuto nelle sue ultime 3 finali Slam (Wimbledon 2014 e 2015, Us Open 2015). Difatti, in conferenza stampa, Novak ha dichiarato: “Potrebbe essere differente, sì, ma di poco. Ogni round è come una finale per noi, siamo grandi rivali e abbiamo giocato molto tante volte, ci sarà tensione come al solito visto che la posta in palio è alta”. Djokovic contro Federer è la partita che tutti vogliono vedere, la vera finale di questo torneo almeno dal punto di vista mediatico.
Che partita sarà? La solita. Il canovaccio non potrà che vedere Roger Federer giocare in maniera aggressiva, cercando di prendere l’iniziativa di ogni singolo punto per chiuderlo il più velocemente possibile. Si giocherà di sera, e questo lo avvantaggerà seppur di poco. Molto importante per Federer sarà cercare di vincere il primo set, un bel sostegno psicologico. A Djokovic basterà fare il Djokovic per vincere la partita, lui ne è consapevole: “Roger mette molta pressione con il suo gioco, ti fa stare sempre all’erta. Bisogna essere concentrati, solidi, e al meglio perché lui non è sceso di livello per niente, negli ultimi 6/7 anni. Il suo back di rovescio è meglio di come era 7 anni fa, sarà una grande sfida per noi”. E non solo per loro, perché questa è la partita che tutti vogliono vedere, l’estro contro la regolarità, il confronto di stili al più alto livello di tennis possibile. Nel finale si è mantenuto basso: “Non credo di avere molte più chance di lui se la partita si allunga, Roger è in forma e si è stancato poco durante il torneo”. Bugia bianca Novak, ti perdoniamo.
Raonic vs Murray (venerdì alle 9:30 italiane)
Sarà attacco contro difesa. Battere Wawrinka è stato un grande risultato per Raonic, avere la meglio su Monfils è stata la naturale prosecuzione di quella vittoria, ma ora c’è Andy Murray e la cosa si fa dannatamente seria. Murray è un giocatore capace di depotenziare il servizio di Raonic, dotato com’è di una delle migliori risposte al servizio del circuito. E anche quando deve passare, lo fa con disinvoltura. Quindi Raonic non potrà seguire a rete i suoi attacchi all’arma bianca, spesso giocati per mettere pressione all’avversario perché, Murray, la pressione la regge eccome. Il canadese dovrà giocare una partita perfetta se vorrà superare Murray, e dovrà dimostrare di essere cresciuto fisicamente per via dei cinque set con Wawrinka e dei quattro con Monfils, sapendo che una semifinale Slam contro Murray è una partita che richiede un fondo extra di energie. Murray dal canto sua avrà vita facile a livello di strategia da applicare: far muovere Raonic. Tenerlo dietro con un palleggio lungo, inchiodarlo sulla diagonale del rovescio per poi fargli giocare il diritto in corsa. Murray parte favorito, ma queste sono le partite i giovani della “Lost generation” come Raonic devono vincere per diventare grandi.
Donne
Williams – Sharapova 6-4 6-1
Agli Australian Open dello scorso anno, in finale, Sharapova perse in due set ma diede più di qualche grattacapo alla sua avversaria. Anzi, delle tre finali Slam giocate dalla statunitense, quella australiana fu la più complicata. Questo perché la russa è un’agonista di livello sopraffino, probabilmente la migliore di tutti per quanto riguarda la concentrazione che mette in ogni singolo punto. Purtroppo per lei, però, tanto agonismo non è supportato da una sufficiente intelligenza tattica. Per la diciottesima volta consecutiva, Sharapova è andata a sbattere contro il muro Williams e lo ha fatto alla solita maniera: sbattendo molto forte. E dire che questa volta sembrava esserci spazio per un po’ di battaglia. Ma persi gli ultimi combattuti due game del primo set (durati complessivamente 28 punti), Maria si è arresa e ha subìto un parziale di altri cinque game che ha chiuso la partita. “Ho molto da imparare, ogni volta che gioco con Serena mi trovo di fronte a qualche nuovo problema da risolvere”. Fa un po’ sorridere l’ingenuità di questa affermazione: in realtà Serena, contro Sharapova, non fa nulla di particolare, se non approfittare delle sue lacune tattiche e tecniche. È davvero un peccato che una tennista del calibro di Sharapova (ha pur sempre vinto cinque Slam) chiuda la sua carriera con uno score così imbarazzante contro Serena.
Radwanska – Suarez-Navarro 6-1 6-3
Se c’è qualcosa che non manca a Radwanska è certamente l’intelligenza tattica e in questo non c’è spazio per i condizionali: si tratta della numero 1 WTA, e di gran lunga. Ad Aga, però, manca una variabile mica da poco come la potenza. Probabilmente ha dovuto fare di necessità virtù, ma una tennista con un’intelligenza così spiccata in campo non si vedeva da molto tempo. Logico che contro una tennista piuttosto emotiva come Suarez Navarro finisse tanto a poco: se Radwanska gioca con calma contro un’avversaria non troppo potente i punteggi sono più o meno tutti simili. Bisognerà vedere cosa potrà fare contro Serena, ma ci torneremo più tardi. e a che ora?
Kerber – Azarenka 6-3 7-5
Fa un po’ specie parlare di sorpresa se la numero 7 del tabellone batte la 14, ma più che i precedenti (6-0 per la bielorussa) era la condizione di Azarenka a suggerire che la campionessa delle edizioni 2012 e 2013 avrebbe vinto per la settima volta. Invece il match non è andato così, anzi. Azarenka ha infatti pagato la partenza lenta del primo set, quando era sotto 4-0, e soprattutto la pausa mentale che si è concessa sul 5-2 del secondo. Cinque set point non sono bastati e Kerber, che non difetta certo nella combattività, ne ha approfittato per conquistare la terza semifinale Slam in carriera. È davvero un peccato che Azarenka non possa giocare in finale perché sia contro Radwanska sia contro Serena avrebbe dato vita a un match molto spettacolare (del resto è l’ultima ad aver battuto la numero 1 del mondo in una finale). Ma la bielorussa è tornata a vincere un torneo dopo due anni e mezzo e ad alti livelli questi lunghi periodi di scarsa competitività possono influire parecchio. Prendete il 2013 di Federer: per via di un infortunio tutto sommato leggero, ha dovuto perdere qualche settimana di preparazione, ha cominciato a perdere partite che non doveva perdere e la fiducia è scesa ai minimi termini. Azarenka non è fatta della stessa pasta di Federer, e c’è da scommettere che imparerà molto da questa sconfitta.
Konta – Zhang 6-4 6-1
Ci saranno ben due britannici in semifinale, vero. Uno è scozzese e l’altra ha più passaporti (3) che partite vinte a Wimbledon (0), a essere puntigliosi, ma alla fine sono dettagli. The Guardian, Times, Independent e naturalmente tutti i tabloid stanno giustamente celebrando la coppia che ha riportato un po’ di gloria ad un paese che ha inventato un sacco di sport ma non riesce quasi mai ad eccellere in nessuno di questi, il Regno Unito. Peccato davvero per Zhang, che è passata dalle qualificazioni e ha battuto avversarie più forti di quelle battute da Konta, ma quel che conta (perdonate) è quello che dice il campo, non il curriculum. Onore quindi a Johanna Konta, che già agli US Open dello scorso anno si era distinta come una delle sorprese e con questa inattesa semifinale aumenterà i punti in classifica di circa l’80%. Non male per una che meno di dodici mesi fa giocava un ITF a Surprise, Arizona. Sarà mica stato un indizio?
Le semifinali femminili
S. Williams vs Radwanska (notte fra mercoledì e giovedì, non prima delle 3:30 italiane)
8-0: precedenti poco incoraggianti nella semifinale più nobile, quella che si gioca tra la numero 1 e la numero 3 del mondo. Se vogliamo trovare un aspetto positivo, l’unico set vinto da Radwanska è avvenuto nel precedente più prestigioso, quello nella finale di Wimbledon 2012. Ma insomma, sarebbe come rallegrarsi di non essersi sbucciati un ginocchio quando ci si è rotti una gamba. La verità è che Serena è davvero troppo potente per farsi irretire dai colpi geniali di Radwanska e nel corso dei loro incontri è sempre riuscita a trovare le contromisure adatte al tennis della polacca. Cosa potrebbe cambiare stavolta? Magari che lo spirito di Roberta Vinci scenda sulla Rod Laver Arena e ispiri ulteriormente Aga? Oppure che il caldo giochi in favore di chi è meglio preparato atleticamente? Vada come vada, ma quando Radwanska ha giocato il miglior tennis della sua carriera si è trovata di fronte Serena e questo non è giusto per chi ama il suo tennis sofferente e geniale. Che Roberta vegli sul suo sonno.
Kerber vs Konta (notte fra mercoledì e giovedì, a seguire)
L’esperienza dovrebbe giocare un ruolo fondamentale in questa partita anche perché Konta, eccetto Venus Williams al primo turno, non è che abbia incontrato avversarie con chissà quali risultati negli Slam (vogliamo fare un’eccezione per Makarova, che non azzecca un torneo buono dagli ultimi Australian Open?). Insomma, Kerber sembra troppo navigata per lasciarsi battere da Johanna Konta e l’opportunità è davvero troppo ghiotta. Kerber, se dovesse arrivare in finale, lo farà senza aver affrontato top-10 ma la vittoria con Azarenka è come se lo fosse e quindi non si potrà certo dire che sia stata una finale fortunata. Certo, trovare Johanna Konta invece di Simona Halep, che l’ha battuta tre volte su tre, non è quello che si chiama colpo di sfortuna ma per vincere gli Slam occorre anche un po’ di buona sorte e Kerber la buona sorte è andata proprio a cercarsela.