menu Menu

Talento diffuso

Le corse dall’ufficio verso casa per Wimbledon, la tv nuova, il mosaico di Sky e solo una partita di tennis da vedere: quella di Bernard Tomic.

Le corse dall’ufficio verso casa per Wimbledon, la tv nuova, il mosaico di Sky e solo una partita di tennis da vedere: quella di Bernard Tomic.

E insomma il cliente ti mette una riunione alle 14 e 30, in sede da lui, a due quadranti e mezzo di distanza dal tuo ufficio in una città che è Roma, non esattamente Frascati. Tu sogni che quella sede abbia un basement (è una multinazionale, abbiate pietà) pieno di barili di wildfire, quella sostanza verde che ha fatto esplodere la cittadella dell’Alto Passero in Game of Thrones, e che assomiglia al sangue dell’alieno di Predator. Sogni questo piano interrato, con una candela accesa al suo interno per far saltare tutto in aria giusto quando sei a un paio di quartieri di distanza, così da goderti per bene la scena.

E invece, esaurite le chiacchiere coordinate che muovono la produttività delle aziende moderne, si riprende l’auto per dirigersi verso casa approfittando delle strade ancora libere dal traffico degli uffici. Il divano è giusto di fronte alla nuova tv, quella in super mega ultra accadì che rende i colori ancora più colorati. L’accendi, e cambi immediatamente canale tentando di fuggire il prima possibile dal cacofonico mosaico Sky dei cartoni animati. Il primo e l’ultimo a usare la tv è infatti l’infante di casa, padrone di tutti i dispositivi digitali, tablet, telefoni e schermi più o meno grandi, che condivide con la famiglia con i modi gentili di King Joffrey.

Sintonizzi la tv sui canali in zona 200, che nell’economia generale della gestione del grande schermo di casa ti vedono al potere come il Partito Democratico al recente ballottaggio romano, e poi scegli Wimbledon HD. Premi il tasto verde e ti si apre il mosaico, una delle poche cose che ancora giustificano i soldi di Sky Sport dopo che si sono fatti fregare la Champions League da quelli là.

E insomma lo schermo si colora di verde a blocchi da sei, queste le didascalie:

Broady vs Murray: lo scozzese ha dichiarato alla vigilia di Wimbledon che non commenterà la Brexit. Peccato, poteva rendere la sua presenza a Wimbledon interessante anche per gli altri.
Puig vs Konta : se tu potessi, ridurresti ancora di più il quadrante che Sky riserva a queste due, ma pare non si possa.
Riske – Vinci: con il patriottismo hai già dato tifando l’Italia del pallone (e c’era Conte in panchina: tosta).
Bouchard – Rybarova: ti piace il tennis, non Instagram con la racchetta.
Dodig – Berdych: la guarderesti giusto per tifare Dodig contro Berdych, poi mi ricordo che Berdych ha fatto finale a Wimbledon, voi capite.

L’ultimo quadrante finalmente è una partita di tennis: Tomic contro Verdasco.

Non serve essere grandi esperti per capire che questi due sanno giocare: Tomic, l’australiano, potrebbe giocare con la racchetta di legno mentre Verdasco, lo spagnolo, è il prototipo del giocatore moderno che sa fare bene praticamente tutto e ha anche un suo stile. Che poi il meglio, questi due, lo diano fuori dal campo anche se in ambiti diversi, è tutto un’altro discorso (e che spiega in parte la loro altalenante carriera).

Verdasco gioca oramai a tennis con lo stesso entusiasmo del dipendente pubblico cui manca qualche mese alla pensione. Gira il mondo, ogni tanto vince qualche partita, delle  volte anche qualcuna di fila, ma ha sempre quell’aria scazzata del giocatore di talento che “meno male che so come colpire la palla sennò mi toccava stare in campo cinque ore al giorno per fare gli stessi soldi”.

Dall’altra parte, se possibile, uno peggio di lui. Un giocatore che non ha mai vinto niente di importante, neanche un Master 1000, per dire, ma del cui talento si parla in continuazione quasi quanto delle sue strambe dichiarazioni in conferenza stampa, come quella volta in cui tirò in ballo un certo Federer, uno che qualcosa l’ha vinta e che a Tomic piace pungolare (con le chiacchiere, sia chiaro).

I due giocano come sanno fare, con Tomic bravissimo a impattare in maniera pulita e con il suono giusto, e Verdasco a rimanere concentrato per tenere la palla in campo cercando di muoverlo. Anche perché, l’australiano, dimostra subito di essere stanco (al primo turno di Wimbledon, esatto). Lo spagnolo vince il primo set in maniera agile. Tomic, però, nel secondo e terzo set giustifica la sua presenza a Wimbledon e la nostra scelta sul mosaico Sky. Si muove in maniera composta e adagia sul campo, con molta grazia. Calcola a mente ed esegue i passi giusti giusti per impattare la palla esattamente dove vuole, scegliendo traiettorie profonde e pesanti.

Addirittura, quando deve colpire il rovescio in back spin, impatta la palla nel punto più basso possibile, appena prima del secondo rimbalzo, per fare in modo che questa passi giusto qualche centimetro sopra il centro della rete in fase ascendente, per cadere ancora più bassa nel campo avversario. Talento puro.

Nel terzo set, che Tomic riesce a vincere per 6-3 con due break, l’australiano finisce le energie. D’altronde, lui si “allena” sulla lunghezza dei tornei due su tre. I gialli delle tribune, i tifosi che alle 17 preferiscono la birra invece del té, intonano il “Let’s go Bernard Tomic”, quasi un’eresia rispetto all’aria “Let’s go Roger let’s go”. I tifosi ridono dell’atteggiamento di Tomic che, avanti di un break, non gioca i game di Verdasco se lo spagnolo va avanti nel punteggio. La partita assume i canoni della farsa. I dritti vincenti di Verdasco sembrano colpi eseguiti senza l’avversario, tanto Tomic li trascura. L’australiano pensa solo ai suoi turni di battuta, che vince alternando colpi piatti a dritti in back, palle lente ad accelerazioni improvvise: è un quarto d’ora in cui il talento si era impossessato del suo corpo e della sua testa, quello che basta per vincere contro chiunque e pazienza se di là c’era un avversario, Verdasco.

Poi lo spagnolo, visto Tomic così stanco manco avessero giocato quattro ore sulla terra, trova la voglia di andare al quinto. Murray vince, Klizan no, e Verdasco decide di portare il match al quinto set. Tomic accoglie la proposta, dando una mano affinché lo spagnolo dal taglio di capelli ordinato concluda rapidamente il quarto parziale. A questo punto, dopo ben quattro set  giocati in poco più di due ore di gioco, a una ventina di minuti circa da una probabile vittoria di Verdasco, si mette a piovere. Tomic ha il talento anche per fare questo.

bernard tomic Wimbledon 2016


Previous Next

keyboard_arrow_up