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L'elefante rosso

Difficile che Djokovic abbia letto George Lakoff, ma chissà, magari in un futuro neanche troppo lontano si leggerà questo saggio, Non pensare all’elefante!, molto in voga tra gli appassionati di comunicazione politica. L’esempio che utilizza Lakoff è abbastanza celebre: chiese ai suoi studenti di non pensare ad un elefante. Potevano fare qualsiasi cosa, tranne pensare a quello. Ovviamente, l’evocare la parola elefante non può che farti pensare all’elefante. Anzi, il solo pensiero di non dover pensare all’elefante implica il pensare l’elefante. Ed è un elefante particolarmente speciale quello che abita nella mente di Novak Djokovic da qualche anno. Lui fa di tutto per negarlo, ma quello che il serbo non dice, come spesso accade, rivela molto di più di quello che dice. Il Roland Garros di quest’anno, com’era prevedibile dopo quello che abbiamo visto a Roma, non sta facendo eccezione.

Il ritornello dell’ossessione torna praticamente ogni anno, fin da quando Djokovic vide sfumare la prima grande opportunità di vincere il titolo, nell’anno di grazia 2011. I giornalisti gli domandano ogni volta se la vittoria al Roland Garros è un’ossessione e lui serafico dice che no, figuriamoci se il Roland Garros è un’osssessione. Ma il serbo non è molto bravo a nascondere le sue emozioni, anche se sta facendo di tutto per farlo. Nella conferenza stampa pre-torneo, dopo la solita formula di rito («Cerco di approcciarmi alle cose senza farmi ossessionare dal dover vincere questo o ogni altro torneo»), gli hanno chiesto se riesce ad immaginarsi l’eventualità di una non vittoria: «Certo che me lo immagino, visto che è già successo in passato. Quindi ci penso ogni giorno. Ma mi immagino anche di essere il vincitore del torneo, per cui vediamo che cosa ha in serbo per me la vita». Oggi, intanto, Novak si è qualificato ai quarti di finale del Roland Garros per il sesto anno di fila e nulla fa pensare che non arrivi anche la sesta semifinale consecutiva, visto che se la vedrà contro un avversario davvero poco pericoloso, Tomas Berdych (e pazienza se è un top 10 da anni). Per la terza finale consecutiva, invece, bisognerà molto probabilmente fare i conti con Dominic Thiem, ma c’è tempo per pensarci (beh, non troppo a dire il vero, visto che la semifinale è programmata per dopodomani).

Intanto, oggi Djokovic ha concluso un match bruttino contro un avversario che contro di lui non ha praticamente chance di vincere, Roberto Bautista-Agut. Lo spagnolo è probabilmente il giocatore più prevedibile e costante del circuito: vince sempre coi più deboli, perde sempre coi più forti. Djokovic, invece, non sta di certo giocando il miglior tennis della sua carriera quest’anno, ma riesce comunque a vincere quasi tutti i tornei a cui partecipa. Gli capita spesso di complicarsi le partite da solo: gli è successo anche oggi contro lo spagnolo.

Nel primo set, giocato ieri su un campo scivoloso e pesante che ha sfavorito più il suo avversario che lui, ha giocato malissimo in risposta e ancora peggio al servizio, perdendo il servizio per ben tre volte. Poi, prima che la pioggia rimandasse tutto ad oggi, ha rimesso le cose a posto. Ma nel quarto set è tornato ad arrancare contro un avversario che sì, non regala niente, ma nemmeno ti mette grande pressione addosso. Tira molto meno forte di Novak, Bautista-Agut, e corre come un dannato. Non avendo nulla da perdere, ha dato tutto quel che poteva per andare al quinto, dove, chissà, magari le paturnie avrebbero fatto quello che non possono fare i suoi colpi leggeri. Alla fine ha vinto Djokovic, com’era logico che fosse, evitando per un pelo il tie-break. Domani il numero 1 del mondo affronterà Berdych, un tennista che si è accontentato di collezionare quarti di finale persi senza combattere. È davvero difficile che i turbamenti di Djokovic riescano a fargli perdere più di un set. Più probabilmente, Novak cercherà di chiudere il prima possibile per arrivare abbastanza fresco in semifinale.

Ma il problema di Djokovic, almeno fino alla finale, non sono gli avversari e questo si sa da un bel pezzo. Da quando Rafael Nadal si è dovuto ritirare dal torneo, le possibilità che il serbo non si giochi il titolo per la quinta volta in carriera sono scese ulteriormente. L’aura dello spagnolo, che pure ha perso sedici set consecutivi contro Djokovic, sembrava sufficiente a incrinare le sicurezze del dominatore del circuito. Ora che è tutto davvero nelle sue mani, Djokovic ostenta tranquillità. Ostenta, appunto, perché è evidente che il tarlo del Roland Garros è ancora lì a tenere sveglio Novak nelle piovose notti parigine. A inizio torneo, come spesso accade, è stato grande protagonista del Kids’ Day, presentandosi con basco e baffi finti. Ieri, prima di scendere in campo, il serbo ha chiesto l’ombrello ad uno spettatore e si è conquistato i post di mezza twittosfera; oggi, dopo la vittoria contro Bautista-Agut, ha insegnato ad un raccattapalle come esultare e ovviamente i social network sono impazziti ancora una volta. Domani, dopo la vittoria di routine contro Berdych, che cosa si inventerà Nole per darci ad intendere che no, figuriamoci se sta pensando all’elefante?

Novak Djokovic


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