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Ruggine e rugiada

Non sono molti i teenager che hanno battuto Roger Federer nel corso della sua carriera, da quando Federer è Federer e non un ragazzino con la coda che spaccava le racchette: il primo fu Rafael Nadal, poi ci fu Tomas Berdych, un paio d’anni dopo toccherà a Murray e oggi è arrivato il turno di Alexander Zverev, che non aveva mai battuto un top 10 prima d’ora e domani giocherà la sua seconda finale a livello ATP. Altri due tennisti sono andati vicini a battere Federer da teenager ma sia Kyrgios (poco più di una settimana) che Djokovic (tre mesi) avevano spento da poco le venti candeline. Insomma, in nessun caso si trattava di vittorie occasionali. È una vittoria meritata, quella di Zverev, perché Federer ha fatto ben poco per ribaltare la partita e anche quando le cose si sono messe a suo favore, cioè tra la fine del secondo e l’inizio del terzo, lo svizzero non è riuscito ad approfittare del momento favorevole. Ieri Federer aveva lodato le capacità di Zverev, bravo a girare la partita quando le cose si stavano mettendo male, e oggi non è riuscito a fare altrettanto. Per buona parte della partita, fino all’undicesimo game del secondo set, non è riuscito a rispondere efficacemente al servizio di Zverev. Poi Alexander, che somiglia al primo Federer almeno per quanto riguarda la fragilità dei suoi nervi, ha sbagliato due cose facili e Federer non l’ha perdonato, trovando il break che ha rimandato il verdetto al terzo set.

«Era importante non lasciargli l’iniziativa, altrimenti non hai chance contro di lui. Ho cercato di levargli il tempo e penso mi sia riuscito bene». Zverev in effetti non ha dato a Federer il tempo di aggredirlo e lo ha incastrato in una ragnatela di rovesci incrociati alla quale lo svizzero non è riuscito a controbattere. L’arma principale di Roger sull’erba, il back di rovescio, avrebbe potuto infastidire uno come Zverev che è alto quasi due metri, invece le gambe del tedesco si piegano a meraviglia e gli permettono di tener testa anche su una superficie insidiosa come questa al miglior back del circuito. Federer ha provato qualcosa di diverso verso la metà del secondo set e ha rischiato di subire il break che avrebbe chiuso il match. Invece con due ace ha messo la pressione sulle spalle di Zverev, che ha ricordato a tutti che ha ancora 19 anni quando ha commesso un doppio fallo sul 5-5 15-30.


Difficile fare peggio.

«Ti ricordi quando hai visto giocare Federer per la prima volta in tv? È diventato un professionista quando eri ancora un ragazzino!», gli hanno detto in conferenza stampa. «Sono ancora un ragazzino», lo ha corretto Zverev ma in effetti il gap di età è impressionante. Federer è diventato un tennista nel 1997, l’anno di nascita di Zverev e oggi i 16 anni di differenza hanno pesato parecchio. Roger ha giocato molto poco quest’anno e anche un campione della sua esperienza ha bisogno di partite per potersela giocare con i migliori. E Zverev, senza tanti giri di parole, è attualmente uno dei migliori: a Wimbledon sarà certamente tra le teste di serie e se dovesse vincere il titolo domani sarà addirittura nel gruppo 17-24, quello che gli permetterà un terzo turno non troppo complicato (visto che pescherà una testa di serie compresa tra la 9 e la 16; se sarà nel gruppo 25-32 troverà invece uno dei primi 8).

Di Zverev si dice che abbia qualche problema di concentrazione. Quest’anno, per esempio, ha sprecato un match point contro Nadal a Indian Wells dopo aver dominato lo spagnolo per due set; qualche settimana prima, a Montepellier, era andato molto vicino alla vittoria contro un altro top 10, Tomas Berdych, ma anche in quel caso non gli era bastato andare a servire per il match; sulla terra battuta, poi, ha perso tre incontri su tre contro Dominic Thiem, l’altro giovane che è sulla bocca di tutti: Thiem ha tre anni in più e nei match giocati a Monaco, Nizza e Parigi si sono visti tutti, perché Thiem sembra meno talentuoso ma più bravo a prendere le decisioni giuste nei momenti decisivi. Ma, appunto, ci sono tre anni di differenza e tre anni fa nessuno conosceva il nome di Thiem, mentre tra meno di due settimane Zverev entrerà nel tabellone principale di uno Slam con una testa di serie.

Oggi contro Federer, Zverev non è andato nel panico e ha stretto i denti dopo aver perso un secondo set che sembrava avere in mano. Ha grandi convinzione nei suoi mezzi e lo si è visto nell’ultimo game, quello che ha chiuso la partita: ha servito alla perfezione senza dare chance a Federer di far imporre la sua immensa classe. Federer, peraltro, non ci ha provato granché: per tutto il primo set è sembrato passivo, poco propenso alla rete e anche un po’ confuso dal punto di vista tattico. Visto che Zverev neutralizzava alla meraviglia il suo back, ci si aspettava qualche variazione che costringesse un baseliner come il tedesco a risolvere dei rompicapo. Invece Federer non ha sparigliato le carte, uno sport in cui è il numero 1 per distacco. Ha giocato pochi drop shot, non è quasi mai andato a rete sulla prima di servizio, non è riuscito mai a trovare delle contromisure al palleggio asfissiante del suo avversario. Le chance, in vista di Wimbledon, non sono salite di molto rispetto alla settimana scorsa anche se Roger ha sottolineato più volte di sentirsi meglio rispetto alla scorsa settimana.

federer fans halle 2016
Federer aveva vinto 21 semifinali consecutive sull’erba: questa è la seconda sconfitta consecutiva.

Federer ha spesso allargato le braccia tra un punto e l’altro e ha mostrato spesso quei segni di frustrazione che in tantissimi hanno mostrato contro di lui nel corso di quasi vent’anni di carriera. In un’intervista fatta durante la pausa dal tennis che si è preso tra Roma e Stoccarda e pubblicata oggi dal Guardian, Federer ha detto di avere ancora bisogno «del fuoco, del divertimento, delle montagne russe». Ma oggi Federer non ha mostrato troppo di essersi divertito troppo, anche se in conferenza stampa ha ostentato il consueto ottimismo. «Visto come mi sentivo 3-4 settimane fa, sono positivo per Wimbledon. Mi manca il gioco da fondo campo, però sto migliorando. Non ho giocato bene nel primo set e penso che sia stata quella la chiave della partita». Roger ha giocato per la prima volta da fine 2015 due tornei in settimane consecutive e anche questo è un segnale positivo per chi ha bisogno di fiducia prima del torneo più importante dell’anno. «Ho giocato sette partite in dieci giorni, penso sia molto positivo anche perché ora so su cosa devo lavorare. Ora ho il quadro completo della situazione».

I tifosi, ovviamente, non l’hanno abbandonato: quando Federer ha fatto l’ingresso nello stadio il boato per lui è stato decisamente superiore a quello per il ragazzino di casa. Tra gli spalti ce n’erano due che avevano uno striscione con la Creazione di Adamo: al posto del volto di Adamo, però, ci avevano messo quello di Federer. E in effetti oggi lo svizzero è sembrato più terrestre che divino, lasciando spesso e volentieri l’iniziativa a Zverev. Ha provato ad intimorirlo a inizio terzo set prendendosi due palle break ma in entrambi i casi il tedesco ha avuto la risposta pronta. Quando è stato Federer ad andare in difficoltà, invece, il numero 3 del mondo ha steccato un rovescio ed è uscito definitivamente dalla partita mentre il pubblico applaudiva sempre più convinto quello che potrebbe diventare il nuovo prediletto del Gerry Weber Open. Chissà, forse tra una decina d’anni, accanto alla Roger-Federer-Alle troveremo l’Alexander-Zverev-Straße.

Alexander Zverev ATP Halle 2016 Roger Federer


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