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King of Clay (first of his name)

Prima di Nadal, negli anni '90, Thomas Muster dominava sulla terra battuta tanto che venne proclamato Re.

Prima di Nadal, negli anni '90, Thomas Muster dominava sulla terra battuta tanto che venne proclamato Re.

Rafal Nadal è sicuramente il giocatore più forte di tutti i tempi sulla terra battuta, è il King of Clay, ma è il secondo della stirpe. Il primo re della terra battuta è stato Thomas Muster. Austriaco, classe 1967, Muster ha dominato i tornei sul rosso negli anni ‘90, l’epoca dei Sampras, Lendl, McEnroe, Becker, Agassi, Stich, Edberg e via dicendo. Era il tennis che proponeva diverse varietà di gioco, con la volée che era ancora un colpo obbligato, con le superfici rapide e l’erba che se non sapevi giocare allora era meglio stare a casa. Era il tennis degli specialisti. E Muster diventò il più forte nel suo campo: la terra battuta.

Muster nasce a Leibnitz, nella provincia austriaca della Styria, la stessa che ha dato i natali ad Arnold Schwarzenegger. Non a caso, Muster sarà soprannominato Mus-Terminator da quelle parti. Siamo negli anni ’80 e suo padre, Heinz, è un ufficiale dell’esercio; sua madre, Inge, ha un negozio al country club di Leibnitz, la loro cittadina. Da bambino, Thomas non desidera altro che diventare un tennista. Sua madre lo accompagna ogni giorno a Graz, una città più grande di Leibnitz, al tennis club. Il piccolo Muster passa oltre tre ore ogni giorno fra treni e autobus per andarsi ad allenare, facendo i compiti mentre viaggia.

Quando Muster diventa campione d’Austria under 16, la Federazione decide di aiutarlo. Nel 1984 l’ex professionista Wojtek Fibak combina il matrimonio tennistico fra lui e Ronnie Leigteb, giornalista che si occupa di tennis per una radio austriaca. Convince Leigteb, riluttante ad accettare un lavoro che non aveva mai fatto, a presentarsi al torneo di Kitzbühel. I tre parlano, e l’autorità di Fibak ha la meglio: Leigteb diventa allenatore del tennista e gli farà anche da manager.

Muster giovanissimo, al torneo austriaco di Kitzbühel
Muster giovanissimo, al torneo austriaco di Kitzbühel.

Un altro tennis
Negli anni ‘80 e ‘90 i tennisti vestivano lo stesso completo per tutto l’anno; era il periodo in cui le racchette sul mercato erano meno di quelle attuali, i risultati del tennis si leggevano sui trafiletti dei quotidiani, anche con giorni di ritardo. Il tennis si scopriva in TV, per quel poco che si sceglieva di trasmettere, generalmente solo i grandi tornei. Il mondo dei tifosi del tennis imparò a conoscere Thomas Muster per via del suo atteggiamento, spesso intimidatorio nei confronti degli avversari. L’austriaco era un giocatore che non aveva il talento degli Agassi o dei Sampras, che dominavano il tennis dell’epoca.

Il suo gioco era tutto costruito attorno al dritto, effettuato con un top spin esasperato. La sua racchetta era la mitica Head Prestige Pro 600 rossa, colorata con i vari paintjob quando la casa austriaca metteva sul mercato le nuove versioni, e aveva la tensione delle corde sopra i 30 kg. In pratica, giocava con una clava. Colpiva il rovescio ad una mano con una preparazione lineare, e sempre “coperto”, cioè con il topspin. Solamente quando era costretto usava il rovescio con il taglio in backspin, perché non voleva mai cedere campo. Amava veder correre i suoi avversari, spostandoli da una parte all’altra del campo, giocava con rotazioni molto alte per costringere l’avversario a rimettere in campo una palla lenta, così lui aveva il tempo di spostarsi per giocare solo col dritto. Migliorerà il suo gioco nel corso degli anni, tanto che a fine carriera non era raro vederlo chiudere i punti da fondocampo anche dal lato del rovescio, nonché chiudere a rete scambi dominati da fondo campo con l’avversario ormai sfinito dal suo palleggio strangolante.

Al servizio, esattamente come il suo erede Rafael Nadal, invece di cercare il punto diretto preferiva ottenere un’ottima percentuale di prime palle in campo. Batteva sempre al di sotto dei 200 km/h, sfruttando le traiettorie mancine, ma era capace di servire anche ben oltre i 200 Km/h: se voleva, era capace di raggiungere le velocità dei migliori anche lui.

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Thomas Muster è stato l’unico tennista numero 1 al mondo a non aver vinto un match a Wimbledon, dove ha partecipato quattro volte.

Wild animal
Ma quello che impressionava più di tutti era il vigore fisico che era capace di esprimere in campo e che lui di certo non mascherava. Dalle corse sfrenate per raccogliere smorzate, alle urla che accompagnavo i suoi gesti. «Sono un uomo piuttosto pigro, ma quando scendo in campo, scatta un click in me. Cambio il mio modo di essere, divento aggressivo e mi diverto un mondo a dimostrare la mia superiorità dal punto di vista fisico. Quando vedo che il mio avversario ha i crampi, può capitare che lo faccia correre altre due volte da una parte all’altra invece di fare il punto», dichiarò in un’intervista allo Spiegel di vent’anni fa. A questa superiorità fisica, si accompagnava un atteggiamento aggressivo, a tratti sgradevole. Dallo sputare in direzione dell’avversario all’indirizzargli le risposte ai servizi fuori, quando potevano tranquillamente essere appoggiate di lato, Muster cercava di creare tutte le condizioni per far capire che avrebbe vinto lui in campo. Il sudafricano Wayne Ferreira, disse nel 1996: «Quando giocavi contro di lui avevi la sensazione che avrebbe fatto di tutto pur di vincere la partita, tranne ucciderti». A molti, naturamente, non era simpatico. In un’intervista del 1996 lo stesso Muster dirà: «Non sono certo mister simpatia. Diciamo che sono un osso molto duro».

Certo, oltre al gioco, certe sue dichiarazioni del periodo d’oro, a cavallo fra il 1995 e il 1996, non lo aiutano a costruirsi una buona fama. Su Sampras: «Pensa più a vincere gli Slam che i tornei, per diventare il migliore di sempre». Su Agassi: «Non è forte come Pete, ma funziona di più dal punto di vista commerciale». E su Becker: «Alla sua età, deve sforzarsi molto per trovare le motivazioni». Entrambi, all’epoca, avevano 28 anni.

Fine anni ‘80, gli inizi
Nel 1986, all’età di 19 anni, vince il suo primo torneo, ovviamente sul rosso, a Hilversum, in Olanda. Continua ad alternare tornei ATP ai Challenger, e nel 1988 compie il grande salto vincendo 4 tornei sul rosso: Bari, Praga, Bordeaux e Boston. All’età di 21 anni è numero 13 ATP. Improponibile nel tennis di oggi, salvo qualche rarissima eccezione. Sembra  lanciato verso una grande annata ma nel 1989 succede l’imponderabile.

A gennaio del 1989 Muster raggiunge le semifinali degli Australian Open, perdendo contro Ivan Lendl. Il caldo australiano, con il Rebound Ace verde del campo che permette di cuocere uova in pochi minuti, non gli dà fastidio come ai suoi avversari. L’annata sembra quella buona, specie quando a marzo conquista la finale del Lipton di Miami. In semifinale ha battuto il francese Yannick Noah in cinque set. Ma quella finale, Muster, non riuscirà mai a giocarla. Un guidatore ubriaco lo investe mentre sta riponendo le racchette in macchina e il ginocchio fa crack: i legamenti vanno operati. Lendl vince il torneo senza disputare la finale e Muster è costretto a prendersi una lunga pausa dal tennis. Leigteb decide di farlo operare in Austria, così «il chirurgo avrà una maggiore pressione e dovrà fare un ottimo lavoro».

Muster nel 1997 vince il torneo di Miami, dopo la finale che non ha potuto giocare nel 1989.
Muster nel 1997 vince il torneo di Miami, dopo la finale che non ha potuto giocare nel 1989.

Ma il carattere dell’austriaco lo porta ad allenarsi sul campo anche con la gamba ingessata. Si fa costruire una sedia speciale che gli consente di stare in campo con la gamba sinistra distesa e mantenere il tono muscolare del braccio sinistro soffrendo mentre colpisce di dritto: le foto fanno il giro del mondo e diventano parte integrante della narrazione musteriana tutta dolore e sudore. A quattro settimane dall’operazione Thomas è in campo che si allena. L’idea è del suo coach, che vuole evitare che il giocatore cada in depressione. Dopo sei mesi, a ottobre, è di nuovo in campo, giusto in tempo per riprendere confidenza con il tennis e far sentire la sua presenza. Rientra a Barcellona, dove batte al primo turno Moreno, al secondo Henri Leconte e poi perde contro Horst Skoff, austriaco come lui e suo acerrimo rivale. Non corre buon sangue fra i due, e dio solo sa quanto può avergli bruciato quella sconfitta.

Poi arrivano gli anni ‘90. In Australia vince il torneo di Adelaide, primo su una superficie diversa dalla terra battuta, e poi va in Marocco per vincere il torneo battendo in finale l’argentino Guillermo Perez-Roland, anche lui uno specialista. Vince anche il Challenger di Agadir, sempre in Marocco. In Italia l’austriaco è ancora uno sconosciuto. Impareremo a scoprirlo quando l’Italia affronterà l’Austria in Coppa Davis, in un match di girone che si gioca a Vienna. Muster si trova di fronte a Paolo Cané e vince in cinque set. In squadra con lui c’era Horst Skoff. Qualche settimana dopo arriva in finale al torneo di Montecarlo, perdendo contro un terraiolo russo, Andrei Chesnokov. Ma passano un altro paio di settimane e i due si ritrovano contro nella finale del torneo di Roma. Vince l’austriaco questa volta, in tre set, e il giorno dopo, lunedì 21 maggio 1990, Thomas Muster entra nella top 10 ATP al numero 9 (arriverà al numero 6 qualche mese dopo).

Nel 1991 entra in crisi psicologica. Stremato dal duro lavoro della riabilitazione, decide a pochi giorni dalla partenza di non andare in Australia per lo Slam. Leigteb lo lascia, e Muster si abbandona: inizia a fumare, ad ingrassare e ad andare in discoteca. Ridiventa un adolescente. Gioca sei tornei a partire da febbraio, in evidente sovrappeso, e perde tutte e sei le volte al primo turno. Esce dai primi 100 ATP e richiama Ronnie Leigteb ad aprile. In sei settimane Muster torna in forma e vince il torneo di Firenze. Da qui non si fermerà più: è il momento di fare sul serio.

L’incoronazione
Nei primi anni ‘90 Muster continua a vincere tornei, mai meno di due sul rosso ogni anno; la sua classifica sale e scende. Poi, ad un certo punto, arriva l’anno magico. Messi da parte i tornei sul cemento, da marzo 1995 in poi Muster gioca solo sul rosso vincendo 40 partite di fila: è record. Vince i tornei di Montecarlo, battendo Becker 6-0 al quinto set dopo aver passato una notte in ospedale, e vince il torneo di Roma, lasciando un solo set a uno specialista e vincitore del Roland Garros come Sergi Bruguera.

E poi c’è Parigi, il Roland Garros, ovvero il sogno di ogni terraiolo del mondo. Vince il torneo cedendo solo tre set, uno al primo turno a Gerard Solves e due allo spagnolo Albert Costa nei quarti di finale. In finale, incontra Michael Chang. La partita non è mai tale: l’americano sembra una vittima predestinata dell’inarrestabile Muster. Chang ha vinto due anni prima il torneo parigino, nell’edizione che tutti ricordano per la famosa battuta da sotto contro Ivan Lendl, ma nulla può contro l’austriaco che è determinato a conquistare il torneo più importante della sua vita. A fine anno il conto recita 12 tornei vinti di cui 11 sulla terra battuta: viene proclamato King of Clay. First of his name direbbero in Game of Thrones. Un magazine austriaco lo mette in copertina definendolo l’uomo dell’anno.

A Parigi, vincendo il Roland Garros, Muster viene incoronato King of Clay
A Parigi, vincendo il Roland Garros, Muster viene incoronato King of Clay

Wimbledon non è vero tennis
Per tutti i tennisti, Wimbledon è il sogno. Ma se c’è una cosa in cui Muster è bravo, è andare controcorrente. E anche quando parla con la stampa, si capisce che non è un tipo che dice le cose a caso. A Londra l’erba dell’epoca è tagliata bassa, la palla tocca terra e schizza verso il basso, rendendo il gioco velocissimo e i rimbalzi difficili da controllare. Uno come Muster, con quella presa western di dritto, che quindi ha grosse difficoltà nel giocare le palle basse, a Wimbledon perderebbe contro chiunque. Di fatti, lui non ci va. Al verde dell’erba preferisce il confortevole rosso, e pazienza se sono tornei minori o, addirittura, di categoria Challenger. Dice all’epoca del torneo: «Wimbledon è qualcosa di diverso: tutti i giocatori devono vestirsi di bianco e tutti lo fanno. Il tennis su erba è pietoso da vedere: un servizio, una volée e tre set finiscono in un’ora e venti. Non si deve correre, sudare, lottare: Wimbledon non ti stanca. Mi chiedo: qual è il vero tennis?». E ancora: «Per me Gstaad e Stoccarda sono tornei più importanti di Wimbledon. Sicuramente, il numero 4 del mondo dovrebbe avere la responsabilità di giocare a Londra, ma per me è ancora più importante la responsabilità verso il mio corpo».

Nel 1996 diventa il numero 1 del mondo, scalzando Pete Sampras. L’americano si riprende il trono qualche settimana dopo ma Muster ritorna in cima. Durerà qualche mese, perché il numero 1 ATP è affare degli americani in quel periodo. Per Sampras, Muster non meritava di essere il numero 1 perché aveva saltato il torneo di Wimbledon (preferendo giocare il Challenger di San Marino, sul rosso): «È il numero 1 sulla terra battuta, penso che la gente ne sia consapevole». Qualche anno dopo, riferendosi a Sampras e ad altri, Muster dirà: «Certe dichiarazioni mi hanno fatto sentire quasi in colpa di essere diventato numero 1. Cosa avrei dovuto fare, scrivere una lettera di scuse?».

Il rivale austriaco
Horst Skoff era un mediocre tennista noto più per le donne con cui si accompagnava, fra Miss Mondo dell’Austria e conigliette di Playboy, e per essere stato definito da Ivan Lendl  “il giocatore più stupido del circuito”. A Muster, questo “cafone di campagna” (come l’aveva definito con la solita sottigliezza) non era mai andato a genio fin dai tempi dei tornei under. I due erano agli antipodi: più rozzo e con un atteggiamento da rockstar Skoff, più raffinato Muster, amante di musica, arte e vini pregiati. Thomas, a fine carriera, diventerà anche pilota di elicottero dopo aver fondato un’azienda vinicola e un’altra di abbigliamento per il tennis, la Toms. Due frasi definiscono meglio di tante storie il loro rapporto: Skoff una volta disse «che nel tennis non bisogna andare d’accordo con tutti». Muster dopo la finale del torneo di Firenze in cui battè proprio Skoff, disse che avrebbe voluto «rimanere da solo con Skoff negli spogliatoi». Indovinate a fare che.

Muster che posa con Skoff: felice, eh?
Muster che posa con Skoff: felice, eh?

Il ritiro
Nel 1999, di fatto, Muster lascia il tennis senza annunciarlo. Si tratterà di una pausa, infatti, seppur lunga.  Si ritira in Australia, andando a vivere in una casa con 70 acri di terra e con tanto di pista per elicottero. Girano alcune sue foto che lo ritraggono appesantito. Fallito il suo matrimonio, torna a Vienna per giocare il circuito Senior. Ma c’è un problema: il suo livello di gioco è ancora molto alto per giocare con le vecchie glorie appesantite del tennis. Perché Muster, anche per tornare a giocare nel Senior Tour, si è rimesso in grandissima forma. Pettorali e addominali sono scolpiti anche se ha 40 anni.

Le uniche lacrime di Muster in carriera, quando ha lasciato
Muster ha appena lasciato il tennis e piange, quindi è umano. 

Decide, allora, di tornare a giocare da professionista, nei tornei Challenger. Le prime partite, che perde regolarmente, lo vedono riproporre lo stesso tennis, che nel frattempo è diventato il tennis di tutti: esasperare i top spin da almeno due metri dietro la linea di fondo campo, specie nei tornei Challenger. Solo che anche il migliore quarantenne del mondo, quale è probabilmente, non può competere con i ragazzi affamati di punti ATP e con la metà dei suoi anni. Muster torna a fare notizia, ma lui vuole solo divertirsi giocando a tennis. Vince un paio di partite nel circuito minore, zero nel circuito maggiore visto che viene invitato spesso e volentieri dagli organizzatori giusto per aumentare la cassa di risonanza del torneo. Stabilisce un record, quello di essere il giocatore più anziano in campo nel circuito ATP eguagliando Jimmy Connors, pure lui in campo a 43 anni nel 1996.

Una delle passioni di Muster è la musica
Cappello rivedibile.

L’eredità
Nel 2011 decide di fermarsi definitivamente con il tennis. Il torneo di Vienna, il giusto palcoscenico per salutare il suo pubblico, gli offre generosamente una wildcard. Il tabellone gli mette contro un giovane connazionale, Dominic Thiem. Quel ragazzo ha il volto scavato come Muster e gioca con lo stesso vigore fisico, picchiando la palla da fondo campo con rotazioni esasperate. Oggi Thiem è il migliore giocatore d’Austria, e sembra rendere al meglio su terra battuta.

Muster era un giocatore che piaceva poco, agli altri giocatori e anche al pubblico. Ma era un giocatore che rispettava gli avversari. Innamorarsene, da fan, era difficile. Bisognava avere l’indole a stare con i più deboli, i meno dotati. Il tennis abbacinante dei Sampras, Becker, Edberg e Stich, giusto per nominarne qualcuno, era quello delle copertine dei magazine, delle pubblicità, dei grandi marchi come sponsor. Poi c’erano i giocatori che si mettevano in luce quando il periodo della stagione esaltava la specificità del gioco, sull’erba o sulla terra, con il cemento ad accontentare più o meno tutti, come al solito.

I fan del tennista austriaco erano innamorati della tenacia di questo giocatore, del suo grido che serviva a caricare il colpo e che poi continuava appena la palla lasciava il piatto corde, come a voler far sentire ancora di più la presenza all’avversario. Impressionava per la sua forza mentale, quella che non lo faceva mai partire battuto anche se incontrava i migliori, quella che lo aveva convinto a tornare a giocare anche quando sapeva che non sarebbe stato mai più competitivo. Questa forza lo ha guidato sempre, lo ha spinto a individuare sempre nuovi traguardi che poi puntualmente raggiungeva.

Questa capacità mentale, forgiata anche dal padre del suo allenatore Ronnie Leigteb, psicologo, è stata la sua più grande qualità, più della sua infinita riserva di corsa, più del suo dritto ad uncino e di tutti i miglioramenti tecnici della sua carriera. Muster ha rappresentato un’idea di tennis diverso ai vertici, la speranza dell’ascesa di classe tennistica. Vincere con lui, era vincere con il lavoro, con l’impegno, con il sudore e con la forza, più che con la tecnica, con la classe e con il talento. Ha preso un’idea di tennis diversa da quella imperante, e l’ha trasformata in un’idea vincente. Questo, più dei suoi titoli, l’ha fatto Re.

Thomas Muster


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