Abbiamo problemi con la gente.
Se il lucky loser ripescato per sostituire Kyrgios si chiama Dolgopolov allora vuol dire che siamo lucky pure noi. L’australiano si è ritirato dal torneo e quindi l’ucraino è stato ripescato per sostituirlo contro Roberto Bautista-Agut, un altro spagnolo dopo Almagro, colui che ci aveva costretto a dare l’arrivederci a Dolgopolov.
Reduci dalla partita più brutta dell’anno, ci avviamo sulla strada per la redenzione, il campo 1, con una sola fermata nella nostra via crucis: il campo quattro. John Isner è talmente alto che a momenti si vede dal piano stradale del Foro, quello che affaccia sui sei campi interrati. Noi ci fermiamo a seguirlo, ma non per lui. I nostri occhi si posano su Florian Mayer, che ha lo sguardo corrucciato fin da subito e ci fa capire che potrebbe non essere giornata. Isner serve come sa fare ma, contrariamente a quanto dice il pubblico, non è solo servizio. Gioca bene anche da fondo campo e quando i due scambiano da fondo, sempre a velocità rapide, si guarda la partita con soddisfazione.
Mayer contiene le bordate dell’americano con il back di dritto che gira tantissimo e sembra sempre destinato ad uscire ma poi si ferma prima della riga; è un po’ più paziente di Isner da dietro e cerca di contenere la forza dell’americano aspettando la palla giusta sul rovescio per poi correre e fare la smorzata al salto, il pezzo pregiato di casa. Quando non smorza, Mayer fa quella cosa per la quale è famoso Federer – fra le tante, si capisce. Alza la racchetta dal lato del rovescio come se dovesse fare una smorzata e non appena Isner fa un passo dentro il campo lui allunga il movimento e lascia partire un rovescio a due mani con il taglio sotto, un gesto che è vincente e che è talmente naturale che ti viene da pensare sia facile da realizzare. Mentre Haas vince al terzo set contro l’americano Escobedo, Mayer perde due tiebreak con lo stesso punteggio e saluta i suoi pochi tifosi. Per noi è ora di andare.
C’è molta gente a seguire l’unica partita maschile di spessore, ché sul Pietrangeli c’è Ferrer che gioca contro Lopez e vince pure. Il cielo ha dato un’altra chance a Dolgo e lui, questa volta, sembra non volerla sprecare. Giocano da fondo campo e l’ucraino non sbaglia. Tiene il palleggio, la sua palla gira più de solito e quindi rimane in campo. Ma RBA oramai è di un livello superiore. Ha una continuità e una maturità che gli impone di vincere partite del genere. Non fa scendere mai il ritmo del palleggio, mette a segno più vincenti dell’ucraino e non concede mai spazio per le iniziative estemporanee di Alex. Che pure prova a fare un paio di rovesci dei suoi, quelli in back con il taglio esterno. Ma lo spagnolo è un giocatore che eccelle nella compostezza quando colpisce, nella ricerca del perfetto equilibrio durante le esecuzioni. Lui non improvvisa mai: calcola e poi esegue.
Ma Alex resiste. Ha pazienza. Sul campo 2, quello di fianco, gioca la Bacsinszky sotto gli occhi di poche persone. Gli occhi sono tutti per Dolgopolov, che sembra un altro giocatore rispetto a quello ammirato due giorni prima contro Almagro. Quando iniziamo a pensare che Alex possa vincere, e pazienza per i colpi matti, ecco che arrivano due setpoint per RBA, quando l’ucraino serve sotto sul 4 a 5. Annulla il primo, sbaglia sul secondo. Sappiamo tutti come finirà
Essendo una via crucis quella per la redenzione, il secondo set è un supplizio. I tifosi accorrono in sostegno con i cori, ma Bautista-Agut è integerrimo. Conquista un primo break di vantaggio, cui poi ne segue un secondo. Ma tanto eravamo già pronti, preparati. Ma qui Dolgopolov si ribella. Decide che perdere l’ennesima partita contro un regolarista va bene, ma solo giocando come piace a lui, d’istinto. E allora tira tre vincenti di fila e recupera un break di svantaggio. Ma sappiamo tutti che è un’illusione, che quei vincenti altro non sono che colpi strappa applauso che non cambieranno le sorti di un match già scritto. Perde, lo sapevamo, perché Bautista-Agut è una certezza. Dolgopolov è solo fede.