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Quella volée che non è entrata

Sette anni dopo quel trionfo, Francesca Schiavone è tornata in campo al Roland Garros per l’ultima volta. Campionessa contro campionessa. La Leonessa non poteva chiedere di meglio come match di primo turno. Contro di lei Garbine Muguruza, che nel 2016 strappò il titolo dalle mani di Serena Williams. Primo match di giornata sul Philippe Chatrier, campo che ha detestato, amato, addirittura baciato dopo l’ultimo punto della finale con Stosur, nel 2010. Campo che ancora la fa sentire una quindicenne, nonostante sia alla diciassettesima partecipazione.

«Ho provato emozioni molto molto grandi, non pensavo. Quando vivi un amore ad un certo punto la relazione diventa particolarissima, si trasforma, diventa un’altra cosa, ma poi alla fine alla base c’è sempre l’emozione».

Francesca non riuscirà, in conferenza stampa, a trattenere il rammarico per aver perso un match epico, uno dei suoi match, che stava per rimontare, ma che è finito 6-2 4-6 6-3.

Ha risentito di tutta l’emozione delle grandi occasioni. Francesca non è riuscita a mettere dentro un colpo nei primi game di gioco. Muguruza ha vinto i primi cinque punti consecutivi, picchiando con la forza dei suoi colpi e non regalando nulla. Lei non ha avvertito la pressione di tornare sul campo che l’ha vista trionfare. Un rapido doppio break, 3-0, sembrava aver compromesso il primo set. Ma Schiavone si è poi liberata del peso dell’emotività ed ha iniziato a tenere gli scambi riuscendo, talvolta, a ribaltarne l’inerzia. Quando è sembrata finalmente in partita però, una signora anziana ha avuto un malore sugli spalti, rompendo la sua concentrazione. Il classico episodio fuori dal campo che contribuisce a rendere i match indimenticabili. Muguruza dopo la pausa ha continuato in modalità juggernaut, vincendo un parziale di 19 punti ad 1.

Tutto sembrava perso nel secondo set. Tre doppi falli in un solo game, Francesca sembrava gettare la spugna, rassegnarsi ad una uscita di scena in sordina. Ma poi, invece, qualcosa nella Leonessa s’è risvegliato. Sotto 2-0 Schiavone ha giocato il primo attacco in controtempo della partita, giocando poi una demivolée non perfetta ma a cui ha saputo rimediare prontamente con la successiva volée in chiusura.

«Fare bei punti, girarmi e vedere la folla entusiasta mi portava indietro nel tempo».

Francesca si caricava, agitava i pugni, cercava di intimidire l’avversaria. Da lì in avanti è stata un’altra Schiavone, più propositiva, aggressiva, che metteva alle corde Muguruza. Per la prima volta nel match è passata poi in vantaggio, 3 a 2, tenendo il servizio facilmente. Si respirava aria di terzo set, si respirava odore di rimonta. Ma Muguruza non ha mollato, e anche quando ha fronteggiato due palle break sotto 3-2 ha saputo annullarle con personalità, a rete, addomesticando un passante con una volée per niente scontata. Non per una come lei, che la rete la frequenta poco.

La partita era tirata, gli scambi si allungavano e le due alzavano il volume delle loro grida. Nessuna voleva indietreggiare. Il pubblico era diviso. Francesca è da sempre una delle più amate ma le due settimane dell’anno passato di Garbine sono ancora impresse nella memoria degli spettatori. È sul 4-4 che l’equilibrio sembrava essersi spostato definitivamente. Schiavone aveva speso troppe energie cercando di strappare il servizio all’avversaria e in quel game lo aveva accusato. Muguruza con la fiducia di aver vinto gli scambi importanti le strappava la battuta a zero per andare a servire al cambio campo per il match.

Sembrava finita. Era finita. Non poteva finire bene quel game, iniziato con una risposta scentrata, finita a rete. Francesca ha avuto una piccola occasione per rientrare nel match, regalata da Muguruza con uno schiaffo al volo di rovescio che è atterrato in corridoio. Ma il match non sembrava destinato ad essere riaperto. Quella palla break è stata annullata da una buona prima di servizio della spagnola. Poi il fatidico momento: Francesca ha sbagliato un’altra risposta a rete, matchpoint. Ma qui, Muguruza ci ha messo del suo, sbagliando un dritto in rete. Poi un altro matchpoint. Ma su questo è stata Francesca con cuore e grinta a tenere la pallina in campo fino a far cedere l’avversaria. Ma ancora ne è arrivato un altro. E stavolta Garbine ha provato a chiudere con la finezza, un pallonetto finito di poco lungo tra i sospiri del pubblico dello Chatrier, che ha iniziato ad incoraggiare Francesca a portare la partita al terzo set.

Il quarto matchpoint è stato il momento decisivo. Schiavone ha preso il coraggio a due mani, avanzando a passi lunghi in rete quando l’avversaria fuori dal campo stava per giocare un dritto in recupero. Il passante è rimasto basso e corto. La volée di dritto non era semplice. Dal momento in cui la palla ha lasciato la racchetta è subito sembrato evidente che il colpo non fosse stato impattato in maniera perfetta. La volée è passata appena sopra la rete, diretta verso il corridoio. La palla ha spolverato la riga laterale. Muguruza non voleva crederci, il quarto matchpoint annullato da una giocatrice che non voleva lasciare il campo a questo modo, non voleva abbandonare il campo che le ha donato così tante memorie con una facile sconfitta. La spagnola ha fatto scendere anche l’arbitro di sedia, ma il segno era visibile, la palla è rimasta dentro di appena qualche millimetro. Un poco più in là e Schiavone avrebbe detto addio con un semplice 6-2 6-4. Ed invece da quel punto in poi la ruota è girata. Il tennis è una bilancia e come Muguruza ha mollato la presa, Schiavone ha guadagnato le forze dal pubblico che la incitava a fare altre magie, altre volée come quella che aveva annullato il matchpoint. Come in preda ad una trance tennistica, in piena fusione con il pubblico, Schiavone vinceva tre game di fila per portare la partita al terzo set.

Da lì in poi la partita ha perso di importanza. Schiavone è rimasta centrata nel terzo set ma ha accusato fisicamente la rimonta; ha rischiato il crollo perdendo il servizio nel primo game del terzo set e poi dovendo annullare numerose altre chance del doppio break a Muguruza. Sono arrivate molte altre giocate degne di standing ovation, come quella palla corta con backside spin ad uscire dal campo, ma Francesca non è riuscita a recuperare lo svantaggio. La determinazione della campionessa in carica ha giocato un ruolo chiave: le uniche palle break che Schiavone ha avuto sono state annullate con l’aiuto del servizio. Il terzo set è finito 6-3 e con un lungo abbraccio tra le due. Ma la sua partita è stata tutta racchiusa in quella volée. Quel momento unico, in uno stadio pieno, in quello che dovrebbe essere il suo ultimo match, salvando matchpoint e cercando la rimonta impossibile, lasciando il cuore sullo Chatrier, come ha sempre fatto.

Un unico momento di spettacolo, grinta e passione, che racchiude la sua carriera. Quella volée, però non è entrata.

Francesca Schiavone Roland Garros 2017


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