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Ragazzo di campagna

Ci sono i tennisti operai e quelli di campagna: Pablo Cuevas è uno di questi.

Ci sono i tennisti operai e quelli di campagna: Pablo Cuevas è uno di questi.

Pablo Cuevas è famoso per due motivi: è il più forte tennista uruguagio di sempre ed è l’unico al mondo ad aver pisciato su un campo a Wimbledon. Personaggio considerato dalla maggior parte dei tifosi e degli addetti ai lavori il classico pallettaro sudamericano, Cuevas sta vivendo il momento migliore della sua carriera, e si sta facendo conoscere anche da chi, colpevolmente, non ha seguito nel corso degli anni le gesta di questo trentunenne, un tipetto che se fosse un romano sarebbe un coatto, e non solo perché i bicipiti da palestrato gli escono dalle maniche della sua polo da gara.

Nel luglio 2016, nel match di terzo turno di doppio tra le coppie Pablo Cuevas/Marcel Granollers e Jonathan Marray /Adil Shamasdin, l’arbitro nega una pausa bagno quano il punteggio segna 8-9 al quinto. Cuevas non riesce a uscire dal campo per fare pipì, ha già sfruttato il toilet break, però il bisogno rimane ed è urgente. E allora si ingegna: prende un tubo di palline e lo riempie (si presume) di urina, coprendosi con un asciugamano, mentre è seduto al cambio campo. Sul campo la vicenda si chiude con un warning comminato dall’arbitro donna Tourte, fuori con una multa (quasi 7.000 sterline) e lo sdegno di chi ha osato urinare a Wimbledon, d’altronde di erba si tratta e i contadini in campagna così fanno.

E poi, giusto per tornare all’attualità, anche a Madrid è stato beccato a fare dei gesti non propriamente da lord durante il match contro Bellucci, peraltro sconfitto. Ce l’aveva con qualche tifoso in tribuna? Stava scherzando con qualche suo amico? Intanto il video ha girato.

Quest’anno ha vinto per la terza volta di fila il torneo di San Paolo, a febbraio, il mese in cui i terraioli si danno appuntamento in Sudamerica, giocando in Argentina e Brasile, quando i big non ci sono perché si riposano dalle fatiche dell’Australian Open o scelgono di andare ad Acapulco, sul cemento, visto che a marzo si gioca sul duro americano. È il periodo in cui giocatori come Cuevas o Ramos-Viñolas – un altro che si è fatto notare a Montecarlo quando ha battuto il n.1 del mondo – si esaltano. Non a caso il finalista di San Paolo 2017 è stato proprio Alberto Ramos-Viñolas, che sul matchpoint ha dovuto rispondere a un servizio di Cuevas effettuato dal basso.

In carriera ha vinto 6 tornei, il primo nel 2014 quando ne vince due (ha già 28 anni), a Umag e Bstaad, e poi la tripletta di San Paolo 2015-2017 cui aggiunge anche il prestigioso ATP 500 di Rio de Janeiro nel 2016. Ma prima di questa parte della sua carriera, la migliore, Pablo è stato fermo 22 mesi per via di due operazioni al ginocchio. Dopo il Roland Garros 2011 infatti iniziò il suo calvario fra sale operatorie e periodi di convalescenza. Una prima operazione al ginocchio andò male, Pablo dovette tornare sotto i ferri, dopo che pure aveva ripreso ad allenarsi. Pablo tornò a giocare nel 2013, talmente temprato dal punto di vista caratteriale che decise di giornare senza l’ausilio di un coach (in precedenza aveva collaborato con Orsanic, ex tennista e attuale capitano della squadra di Coppa Davis dell’Argentina).

Cuevas ha vinto in carriera 7 tornei di doppio, due solo nel 2017.
Cuevas ha vinto in carriera 7 tornei di doppio, due solo nel 2017.

Alto un metro e 80 e pesante 80 kg, Cuevas è esattamente come appare: tozzo. Ha un fisico muscoloso, necessario ad esprimere il suo gioco tutta regolarità e rotazioni da fondo campo. Chiaramente la terra battuta è la superficie dove rende meglio, ma per via della sua rapidità da fondo campo, sia di movimento che di esecuzione dei colpi, è competitivo anche sul cemento. Quest’anno, per dire, ha raggiunto anche i quarti di finale a Indian Wells. L’uruguagio è il classico giocatore che si è migliorato nel corso degli anni. Non essendo particolarmente alto, ha un baricentro basso che si traduce in un ottimo controllo del corpo, favorendo equilibrio e coordinazione. Ne consegue che i suoi colpi di rimbalzo sono molto fluidi, specie con il rovescio.

«Se tu vuoi che io controlli il segno della palla mi devi chiamare».
«Ok, dammi il numero di telefono così ti chiamo la prossima volta».
Madrid 2017, contro Zverev

Che era e rimane il suo colpo migliore, una sbracciata ad una mano che gli consente di sorprendere l’avversario anche in lungolinea. Se infatti il suo dritto è oggi un solidissimo colpo di manovra e chiusura, non c’è dubbio che le cose migliori, Pablo, le fa dal lato del rovescio. A Madrid ha dimostrato, ma non ce n’era certo bisogno, che la smorzata di rovescio è un pezzo pregiato del repertorio. Ah, e poi ha ridicolizzato i fan del colpo tweener con questo colpo assurdo:

Il 2017 di Cuevas è decisamente l’anno migliore della sua carriera. Quest’anno è riuscito ad arrivare fra i migliori 8 in ben tre tornei Master 1000: Indian Wells, Montecarlo e Madrid, dove ha battuto Zverev conquistando addirittura la semifinale. La sua carriera da onesto gregario del tennis, quelli che a Tennispotting chiamiamo operai e che amiamo tanto, meriterebbe un risultato migliore negli Slam, dove non è mai andato oltre il terzo turno. Due sole volte è stato capace di battere due avversari di fila arrendendosi sempre di fronte al terzo, a Parigi 2014 e 2015, nel torneo che lui, nel lontanissimo 2008, ha vinto in doppio giocando con Luis Horna.

Scommettiamo che quest’anno arriva agli ottavi?

Pablo Cuevas


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