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To delPo with love

Sotto per due a zero contro un del Potro che non ha ancora tirato un dritto dei suoi, Nishikori riceve l’incoraggiamento del pubblico. Il giapponese ha sbagliato il quarto o quinto dritto in tre game e i gradoni del Pietrangeli, al solito gremito, hanno paura che non ci possa essere partita. D’altronde, la giornata dei match maschili è stata avara di spettacolo. Zverev e Djokovic hanno vinto facilmente, Wawrinka ha perso contro Isner, e sulla NextGen arena Goffin ha perso contro Cilic prima che Berdych vincesse solo cinque game contro Raonic. Capite bene che, a parte l’abbronzatura, non c’erano molti altri motivi per stare sugli spalti in attesa della partita del giorno, del Potro contro Nishikori.

L’argentino va in avanti nel punteggio senza ancora aver liberato i dritti che tutti aspettano, quelli che arrivano in progressione con quella specie di rantolo, quell'”uhhhhh” prolungato che è il preludio alla botta vincente di dritto, che esalta il pubblico tanto è potente. Per ora non ce n’è bisogno, basta tenere la palla in campo e difendersi sul lato del rovescio con il backspin. Al resto pensa il giapponese, che dovrebbe essere consapevole che questi rovesci in back andrebbero attaccati in tutt’altra maniera; Nishikori addirittura sbaglia, su questi rovesci.

E poi il servizio. Vincere i game con i free point come li chiamano loro, i punti direttamente con la battuta, a questo livello è fondamentale. Kei non li ottiene mai, servendo a 180 chilometri orari quando va bene, a 155 quando va male. L’altro, invece, non solo fa ace e vincenti, ma comunque quando serve si mette sempre in condizione di fare il punto rapidamente.

Alla mezz’ora delPo è sempre in vantaggio di un break; il pubblico, che l’applausometro all’ingresso in campo aveva eletto già vincitore, è soddisfatto. Nishikori no. Il giapponese si muove bene e riesce a stare in partita quando il dritto rimane in campo. Recupera il break pressando del Potro e sale 5 a 4 facendo dieci punti a uno. Ha dei momenti così, Kei: sprazzi di grande gioco in cui tutto rimane dentro, vicino alle righe, e ad un ritmo insostenibile. Il problema è che questi momenti di gioco non durano mai un’intera partita.

Il match non è bellissimo, non ci sono quegli scambi che ci si attende da fondo campo; del Potro gioca pochi dritti, ancora meno vincenti, ma quando riesce a giocare dal lato destro il punto è praticamente suo. I due arrivano al tiebreak, vinto da Juan non prima di aver litigato con l’arbitro, che a giudizio dell’argentino aveva chiamato out un ace che evidentemente non lo era. Il punto che lo manda in vantaggio di un set è l’ennesimo dritto di Nishikori che sbatte contro la rete.

«Daje delPo, faje male». Sono così i suoi tifosi, che amano la potenza che esprime nel suo gioco, ma che ora se lo coccolano, anche perché gli è mancato troppo.  Ragazzone dai modi semplici e dall’aspetto neanche troppo curato, l’argentino sembra talmente umile che se solo potessimo chiedergli di accompagnarci al pub a bere una birra saremmo sicuri che ci direbbe sì.

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Nishikori ha perso per la quarta volta in cinque match contro l’argentino

Mentre il sole cala dietro Monte Mario, con la temperatura che si abbassa di quel po’ che fa dire al pubblico «ahhhh, ora sì che se stabbene», Juan torna subito avanti nel punteggio. Succede che lo spilungone vince facilmente i game che deve vincere, quelli in cui serve, e pure uno degli altri, quelli in cui serve Nishikori, che gli regala un break di vantaggio in maniera casuale. Bastano un rovescio di manovra largo di qualche centimetro e un dritto lungolinea che finisce in rete per fargli perdere il game e mandare delPo sul 4-1.

Ad un certo punto c’è finalmente lo scambio della partita. I due scambiano di dritto incrociato e questa volta il giapponese non gioca il lungolinea, cercando il lato debole di Juan, ma lo sfida nel lato in cui l’argentino è il migliore. Contiamo sei dritti, in cui ogni volta chi colpisce aumenta la velocità della palla. L’ultimo incrociato, quello che non torna indietro, lo tira ovviamente del Potro, e tutto il pubblico si alza in piedi e fa il pugnetto. Ne arriva un altro di dritto vincente, questa volta colpito sul primo matchpoint in favore dell’argentino, ma esce di qualche centimetro, con Nishikori che già correva a rete per stringergli la mano. Nessuno crede alla rimonta, e infatti Juan tiene facilmente l’ultimo game al servizio in cui, quando chiude la partita, si gira verso la tribuna per esultare con le braccia larghe, prima di battersele su quel petto che sembra di marmo. Urla, di gioia, e il pubblico con lui. Questa storia d’amore non finirà sul Pietrangeli.

ATP Roma 2017 Juan Martin del Potro


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