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Primi ad agosto

Riprendendo il telefono in mano dopo un pomeriggio trascorso in spiaggia sotto il sole delle sette, quello che sopporti con piacere fino a quando non scompare colorandosi quasi di viola dietro l’Argentario, scopri che il tennis cambia padrone e, addirittura, senza che sia giocata una partita.

Qualche ora è passata quando la sera prima, subito dopo aver subito in silenzio la festa dei laziali che ti circondano, meno dei romanisti ma più motivati all’esultanza, giusto prima che CR7 segnasse il gol che forse indirizzerà la Coppa di Spagna verso Madrid, avevamo visto Federer soffrire contro Zverev, e solo perché infortunato. I telecronisti ci hanno messo un po’ a capirlo, un po’ di più a dirlo, ma si vedeva che Roger serviva e colpiva solo con il braccio. E pure faceva bella figura, pensa un po’ il livello attuale.

Eravamo già pronti a festeggiare l’ennesima vittoria di Federer, «il più forte di tutti» come ci dice Vittorio quando passeggiamo sul lungomare il giorno dopo la finale di Montreal. «Ammazza quanto è forte Federer, ma davvero ha perso? Ma contro chi?». Riferirgli che ha perso contro Zverev, un ventenne dal gioco non entusiasmante ma solamente eccellente interprete dell’unico modo che c’è di giocare a tennis per vincere ai giorni nostri, non fa altro che lasciarlo ancora di più interdetto. Anche perché lui segue solo i tornei maggiori e apprende tutte le notizie dal Corriere dello Sport.

È così per i tifosi. È così per la maggior parte degli addetti ai lavori. Ed è così anche per chi, come Vittorio, laziale sfegatato ancora euforico per l’ottimo inizio di stagione della sua squadra («so proprio contento pe’ Nedved: hai visto quando se dà i bacetti co’ Agnelli in tribuna quando vincono? Tiè») segue il tennis giusto quando c’è da ingannare il tempo fra una partita di calcio e l’altra. Specie ad agosto. E allora è difficile da spiegargli che, nonostante abbia perso abbastanza presto al torneo di Montréal, sarà Nadal a tornare di nuovo in cima alla classifica.

Cose che succedono quasi per caso ma neanche tanto. E allora cerchiamo di spiegare che, in questo tennis d’agosto, non stanno giocando molti dei migliori.

«Wawrinka non gioca più perché si opera al ginocchio, Djokovic idem per problemi al gomito, Murray si deve operare all’anca e non sta giocando, e comunque sta a pezzi. Ah, e poi, questa è proprio di ieri sera: Nishikori, che pure in molti pronosticavano come vincitore Slam, si è ritirato da Cincinnati per un problema al polso destro. A questo aggiungici che del Potro oramai è da un anno che è tornato e non riesce ad andare oltre la trentesima posizione ATP, che altri giocatori sono distratti e quindi ecco perché Federer e Nadal, seppur invecchiati e fiaccati, stanno dominando».
«Ammazza oh, e che è? Comunque Federer è il più forte di tutti i tempi». Amen.

Ci congeda così Vittorio a metà mattinata, quando ancora pensiamo che Roger volerà verso Cincinnati, si allenerà, e poi scioglierà la riserva se partecipare o meno. Se è intelligente non partecipa, abbiamo pensato la sera prima, ma noi, lo sappiamo, siamo arroganti: vuoi che uno che ha vinto 19 slam di cui due nell’anno dei 36 anni non sappia cosa è meglio per lui? Infatti.

Sotto la pineta distante pochi metri dalla spiaggia afferriamo il telefono abbandonato per gran parte della giornata. In mattinata, avevamo visto qualche tweet che confrontava i percorsi che Nadal e Federer avrebbero dovuto fare per tornare numero uno già a Cincinnati, perché uno dei due doveva succedere obbligatoriamente al reggente in carica, Andy Murray.

Uno dei tweet che scorre sulla nostra timeline sempre meno tennistica conferma che Roger ha deciso di non giocare a Cincinnati, quindi Nadal tornerà numero uno ATP e lunedì 21 agosto inizierà la sua 142esima settimana in cima alla classifica. Non era numero uno del mondo dal 2014, tre anni. Una vita.

Il piano di Federer, annunciato a Cincinnati, è quello di diventare numero uno del mondo dopo gli US Open quando si giocherà indoor e, presumibilmente, almeno statistiche alla mano, Nadal farà sicuramente meno punti di lui. A Roger non basta più lo Slam australiano: è bastato vincere qualche altro torneo per tornare ingordo come ai tempi d’oro, desiderando di tornare numero uno e di finire l’anno al numero uno, non occupare di nuovo quella posizione di passaggio.

Intanto, senza fare praticamente nulla dopo il decimo Roland Garros, con i suoi tifosi ancora delusi non tanto da Wimbledon, dove pure qualcosa di più si aspettavano, ma dalla sconfitta contro l’imberbe canadese Shapovalov, Rafael Nadal è di nuovo il numero uno. Se valga di più uno Slam o occupare la posizione di numero uno in classifica interessa poco. Quel che conta è che allo spagnolo è bastata una ordinaria (per lui) stagione su terra battuta, un lasso di tempo che dura neanche tre mesi, per riportarlo in cima. Anche per il più appassionato tifoso; anche se si detesta il rivale di sempre che si è persino permesso di guidare gli H2H 2017 con un pesante 3-0; anche a voler vivere il tennis filtrato dalla narrazione maiorchina, non si può non riconoscere che questo grande exploit è figlio più dell’incapacità altrui che dei meriti propri.

O della fortuna. Perché se non fosse stato per la schiena, forse Roger Federer avrebbe vinto il terzo mille della stagione dopo aver battuto avversari dei quali non ci ricordiamo neanche i nomi, tanto sono state inutili le partite. Ma vincere, anche contro gli scarsi dei primi turni o i parvenu dei Master 1000 nelle fasi finali, se non può rappresentare una colpa per Federer, come si affrettano a dire tutti lo è per gli sconfitti, ancora a cercare un modo per battere un 36enne malandato. Ma almeno la sconfitta  in finale è stata l’occasione per incensare (di nuovo) questo Zverev, che tutti si affannano a definire il nome buono per salvare il prestigio dei tornei giusto, perché di un predestinato c’è bisogno, anche se è impensabile che possa essere l’erede di quello appena battuto. E pazienza per quei tennisti che per anni abbiamo aspettato e che non sono mai arrivati, per quelli che quando si sono (finalmente) aperti i tabelloni sono scappati, per quelli che si infortunano quando i migliori si infortunano, per quelli che continuano a giocare e a perdere sempre contro gli stessi avversari e per quelli che pensano ancora di avere il nome ma poi vengono confinati sui campi secondari.

Federer e Nadal si sono ripresi il tennis. Ora conduce Nadal, poi magari chiuderà Federer. E il tennis di agosto, che sembra il pre-campionato delle squadre di calcio con le loro amichevoli per mettere a punto la condizione prima del via ufficiale, è destinato a durare fino alla fine dell’anno e a diventare il simbolo di questa stramba annata del tennis. A gennaio torneranno tutti gli altri – si spera – e allora il campionato potrà ricominciare di nuovo. Speriamo meglio.

Rafael Nadal


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