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Perché agli US Open non vinceranno né Federer né Nadal

 

Perché la fortuna non è eterna

Non è possibile che i due, forti, fortissimi, continuino ad avere gli astri dalla loro parte. Dopo l’Australian Open gli avversari si sono praticamente eliminati da soli. Murray, Djokovic, lo stesso Wawrinka che per un po’ ha tenuto forzando la sua natura di “uomo da slam” trovando un briciolo di continuità, e come se non bastasse anche Raonic e Nishikori, che magari avrebbero trovato modo di fare qualcosa in più del solletico ai due, si sono eclissati. Tutti a dare l’appuntamento nel 2018. E nel ‘17? Se la vedano quei due. Però è mai possibile che giusto a loro non debba capitare nulla?

Perché i giovani si stanno facendo

Mentre Jelena Ostapenko a 18 anni ha vinto già un Roland Garros, Garbine Muguruza a 23 due degli ultimi cinque slam, e la numero 1 è la venticinquenne Karolina Pliskova, tra gli uomini abbiamo ancora quei due di 36 e 31 tra i piedi, con i trentenni già ai box. Però gli ultimi tre “mille” li hanno vinti Dimitrov e Zverev, e Kyrgios è arrivato in finale. Del resto non può certo durare in eterno questo sogno pubblicitario e ogni occasione è buona per interromperlo. Magari a partire dagli US Open.

Perché il cemento non è né terra né erba

Le superfici potranno anche essere omologate ma hanno dato ugualmente una grossa mano ai due. Soprattutto sull’erba, dove nessuno sa sostanzialmente giocare, c’è il rischio che persino il record dei 10 Roland Garros possa essere battuto. Ma anche gli specialisti su terra rossa sostanzialmente non ci sono più, perché gli stessi spagnoli ormai preferiscono il cemento – anche se poi passano luglio nelle località turistiche alpine per perdere contro Lorenzi e Fognini.
Il cemento è diverso. La superficie “onesta”, come si diceva una volta, è il campo preferito ormai da tutti quanti e dove davvero chiunque può diventare competitivo. Impensabile che i due possano fare delle passeggiate come a Parigi e a Wimbledon – e in Australia infatti i due arrivarono cotti alla finale – anche perché il sorteggio non ha dato una mano. Insomma, se è sicuro che uno dei due in finale non ci arriva, neanche l’altro, chiunque sia, ha chissà quante possibilità.

Perché Dimitrov è arrivato

Certo, c’è da perdere il conto delle volte che Dimitrov sembrava pronto per il gran salto ma bisogna anche comprendere che il bulgaro appartiene più alla generazione successiva – quella dei Kyrgios e degli Zverev – che a quella precedente. E questa non è formata da monomaniaci dediti al tennis come il 3+1 che ha cannibalizzato questo sport negli ultimi 15 anni. Con un po’ di fortuna in più, Dimitrov avrebbe già una finale slam alle spalle; inoltre, a Cincinnati ha giocato bene non soltanto la finale ma tutto il torneo. Certo, a Parigi è riuscito a farsi battere da Carreno-Busta dopo essere stato avanti di due break nel primo set, ma a Wimbledon ha pagato il fatto che sull’erba quell’altro non lo batti se solo si regge in piedi e non ti chiami Djokovic. E poi a 26 anni è ormai l’età giusta, vedrete che se ne renderà conto anche lui.

Perché Roger non vince dal 2008 e Rafa dal 2014

L’ultima volta che Fededer vinse il torneo non c’era ancora stata la crisi economica che ha messo in ginocchio tre quarti di mondo, Obama era una promessa della politica yankee e da noi si parlava di Prodi e Berlusconi. Come ora vabbè, ci siamo capiti lo stesso. L’anno successivo fu quello di del Potro e poi è stato un continuo buttare a mare match point, finali e semifinali. Mai nessuno ha ri-vinto il torneo a così tanta distanza dall’ultima volta.
Nadal ha vinto il suo ultimo torneo sul cemento a Doha nel 2014, come tutti sanno. Quello che forse si sa di meno è che, con l’eccezione del 2013, negli ultimi sette anni Rafa è arrivato 19 volte in finale sul cemento. Bravo, peccato ne abbia vinta una sola, appunto quella di Doha contro Monfils. E quasi tutte le sconfitte sono state dei massacri per il povero Rafa. Che riemerga per chissà quale prodigio proprio in queste due settimane, quando ha appena perso contro Shapovalov, che sarà forte ma non ora, e con Kyrgios, che lo ha battuto praticamente senza problemi, è qualcosa che possono credere solo i terrorizzati tifosi di Federer.

Perché il vero numero  1  è  Kyrgios

C’è un solo giocatore nel circuito che decide cosa fare in quella partita e questo è Nick Kyrgios. Lo strapotere dell’australiano è impressionante e paradossalmente risalta di più nelle partite perse che in quelle vinte. Il modo con cui ha perso contro Zverev a Montreal era quasi offensivo per il tedesco, visto che Nick sulle palle break invece di piazzare comodi passanti cercava il “tweener frontale” e si divertiva a piazzare dropshot millimetrici senza curarsi di seguirli troppo a rete. Se poi si trova di fronte qualcuno che dicono sia forte, riesce persino a stare concentrato per una novantina di minuti e piazzare un parziale di 8-1 proprio quando l’altro lo raggiunge sul 5 pari. Non ha certo dimenticato Miami e soprattutto guardatelo: a 15 anni non aveva ancora mai visto una racchetta, sei anni dopo non esiste una cosa che non sa fare. Non vincerà mai troppo, almeno speriamo. Ma che sia il più forte non è neanche da discutere.

Bonus: Il tabellone di Rafa
Fino al terzo turno Rafael Nadal avrà in Richard Gasquet l’ostacolo più impegnativo. I due hanno giocato contro a Cincinnati, Nadal ha vinto facilmente e ha portato gli H2H a un imbarazzante 15 a 0. Successivamente potrebbe esserci Fognini, che fece proprio a NYC quella partita là ma insomma. Più probabilmente ci sarà Berdych se farà il suo (però al primo turno gioca contro Harrison: attenzione). Nei quarti di finale possibili Nadal potrebbe giocare contro il giocatore più in forma attualmente, colui che per anni abbiamo aspettato e che ora, vincendo proprio a Cincinnati il suo primo mille in carriera, ha forse la fiducia per poter puntare al bersaglio grosso: il suo primo Slam. Parliamo di Grigor Dimitrov ovviamente, sorteggiato in un ottavo di tabellone che ha in Goffin, palesemente fuori forma, l’avversario più temibile dal punto di vista del nome. Più probabile che sia Monfils a sfidare Grisha nel possibile match che varrebbe l’accesso ai quarti di finale, e questa sarebbe una partita da non perdere e dall’esito incerto. A questo punto, fra quarti di finale e semifinale in uno Slam, Nadal potrebbe far valere la sua forza interiore, magari ancora più forte se lo spauracchio Federer in semifinale non ci sarà più e allora, proprio come in Australia a gennaio, anche il miglior Dimitrov (o chi per lui) di sempre potrebbe non bastare per fermare Nadal.

Il tabellone di Roger
L’esordio nel torneo contro Tiafoe non è decisamente il massimo per riprendere confidenza con la partita. L’americano è il classico giocatore che non ha niente da perdere: è in ascesa, gioca in casa, e ha la potenza e l’incoscienza necessaria per poter tentare di fare l’impresa. Ha però limiti tecnici ancora notevoli, non sa ancora come si gestisce un match, non è abituato a fare questo sport al meglio dei cinque set, e proprio per questo un Federer in condizioni decenti potrebbe bastare per superare il primo turno. Al terzo match potrebbe esserci Verdasco, un altro di quei giocatori che in giornata buona possono guadagnare i titoli dei giornali, chiedere informazioni a Nadal. Al quarto, di turno, ci sono diversi giocatori che potrebbero dargli problemi: Sam Querrey, oramai difficile definire una sorpresa, ma soprattutto Nick Kyrgios che, come ha detto lui stesso, si impegna solo in match importanti. E quello con Federer sul centrale di Flushing Meadows lo sarebbe, pensiamo. Nell’eventuale quarto di finale il favorito sarebbe Dominic Thiem, che ha giocato male nei due tornei prima di questo Slam e che è chiamato a dimostrare il suo valore anche sul cemento. Dalle sue parti c’è anche del Potro, ma attenzione anche a Mannarino.


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