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Chi vuol essere lieto?

Spesso hanno ragione gli altri, ancora più spesso di no. Ce l’avevano detto che esageravamo, che eravamo in presenza di semidei, che Murray, Djokovic, Wawrinka, Nishikori, Raonic, si erano bruciati le ali per voler andare troppo vicino al sole ispano-svizzero (vabbè, licenza poetica) e che hanno semplicemente pagato il voler essere quello che non sono, e che quest’anno è stato meraviglioso da ricordare e vedrete le Finals. Almeno aspettate di vederli giocare, no?

Sono appena scesi in campo gli ultimi due dei magnifici otto, addirittura uno dei dioscuri, Rafael Nadal, e quel David Goffin che tutti trattano come se fosse Lorenzi, tanto per spiegare di quanta competenza è fatta il nostro mondo. I due sono stati preceduti da Jack Sock, vincitore dell’ultimo “mille” della stagione; Roger Federer, di cui dovreste aver sentito parlare; Marin Cilic, finalista a Wimbledon e già vincitore di una prova dello Slam; Alexander Zverev, che di “mille” ne ha vinti due e che uno slam lo vincerà, se evita Kyrgios; Dominic Thiem, sempre stanco perché gioca troppo; e Grigor Dimitrov, uno così bello che ti viene voglia di essere la Sharapova.

Le partite non sono neanche state come quelle di un paio d’anni fa, quando i malcapitati rivali di Federer e Djokovic raccoglievano meno di 4 game a set ma la qualità del gioco ha sorpreso un sacco di gente, tutta quella che ci diceva di aspettare. A Federer è bastato il primo game del match per non farsi più avvicinare da Sock, senza neanche fare granché, giusto tenere il servizio; tra Thiem e Dimitrov per adesso, e su queste superfici, è più forte il bulgaro, che però ci ha provato a perdere una partita vinta tre volte. Soprattutto alla fine del terzo set, quando è andato a servire sul 5-4 e ha combinato uno sfracello dietro l’altro. Thiem, che ha l’aria di essere un bravo ragazzo, non se l’è sentita di approfittare di così tanta grazie e ha restituito subito il favore a Grisha, ma già da tre game si vedeva che non aveva tanta voglia.

E poco fa c’è stato il meraviglioso spettacolo di David Goffin che ha provato a battersi da solo, visto che il povero Rafa era proprio impossibilitato a farlo. Ma occhi attenti possono anche improvvisamente risvegliarsi perché forse abbiamo capito perché Nadal e Federer possono stare tranquilli fino a 50 anni se gli avversari si chiamano Goffin, Thiem, Dimitrov, e che non lo saranno perché Zverev, Kyrgios – e anche questi NextGen, quando verranno tolti da quell’inutile limbo – hanno un grande vantaggio, nei confronti della generazione che li precede: non si portano dietro il pesantissimo fardello di tutte quelle sconfitte, che accompagnano appunto i vari Dimitrov, Cilic e magari anche Nishikori e Raonic.

Questa volta ce l’ha fatta, chissà cosa ha pensato Mourier.

Goffin si trova un po’ nel mezzo ma ha fatto in tempo per prendere delle sonore batoste dai top 5, visto che contro di questi ha perso 22 volte su 25. La terza vittoria (la quarta è un walk over contro Murray) è arrivata con un avversario che, come detto, non si reggeva in piedi ma che ogni tanto ruggiva col dritto, e tanto è stato sufficiente per il povero David, capace di perdere un game incredibile sul 4-1 e servizio del terzo set. Non che prima non ne avesse combinate quante Bertoldo, restituendo il break senza che l’altro facesse niente, sparacchiando seconde palle di servizio a casaccio; ma Nadal in quel momento voleva solo andarsene, tanto che alcuni hanno pensato che questa paura nascondesse una raffinata crudeltà, visto che alla fine Goffin la sua partita l’ha vinta. E Nadal, giustamente, non ha avuto nessuna voglia, cotto com’era, di sfidare Thiem mercoledì, magari rischiando di vincere e di ritrovarsi a prendere la sesta scoppola di fila da Federer. Che ci provi Carreno Busta, se ha tutta questa voglia.

Rimane da dire di Zverev, che però nei grandi appuntamenti si scioglie. Per lui l’avversario più comodo in fondo è proprio uno tra Federer e Nadal, perché la sua sfrontatezza potrebbe risultare indigesta a chi è abituato a tappeti rossi. Certo, come già detto altrove, queste Finals hanno un vincitore scritto come e più di Wimbledon, e a questo punto pure un finalista, perché non si vede come Dimitrov possa fare a mancare quest’occasione. L’unico che può sparigliare le carte è quindi proprio Zverev, uno che aveva perso le due ultime partite contro Tsonga e Haase e che era sotto di un break al terzo contro Cilic. Vedete un po’ voi quanto è serio tutto questo.

ATP Finals 2017


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