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Un nuovo Australian Open? 

Alla fine agli Australian Open vincerà Djokovic, come al solito. 

Alla fine agli Australian Open vincerà Djokovic, come al solito. 

Siamo alle solite: da quando esistono i tabelloni con 32 teste di serie per vedere qualcosa di interessante in uno Slam dobbiamo aspettare gli ottavi di finale. Per la costruzione del mito dei Fab 4 era necessario che tutti quanti non avessero particolari problemi con le famigerate mine vaganti e che potessero entrare nel torneo affrontando buoni allenamenti agonistici con gente contro cui era proprio impossibile perdere. 

E quindi, sarà inutile spazientirsi perché Nadal giocherà tre turni di allenamento o perché Djokovic arriverà da Tsitsipas senza verosimilmente perdere più di 4 game a set mentre Federer giocherà molto male pur passando il turno. È la storia di questi ultimi 15 anni e non cambierà di certo in questo Australian Open, così si proceda con Nadal-Dellien, Djokovic-Struff e Federer-Johnson, buoni per far sospirare gli spettatori e poco altro. 

Il rovescio della medaglia è che però, a partire dagli ottavi, stavolta si potrebbe fare sul serio. Nadal-Kyrgios e Shapovalov-Federer sono partite che hanno sì il vincitore annunciato ma che varrà la pena vedere, non si può mai sapere. Di Nick abbiamo detto così tante volte che dipende da lui che cominciamo a dubitare che sia vero e “Shapo”, quest’anno, è chiamato alla svolta. È ormai sulla soglia dei top10 ed è un piacere vederlo giocare: dovesse fare il colpaccio andrebbe in semifinale in agilità – non è Berrettini uno di quelli che può batterlo – e magari trovare dall’altra parte Tsitsipas invece di Djokovic. Ma stiamo sognando, la parte bassa ci proporrà l’ennesimo Federer-Djokovic e se qualche scossone arriverà da quella alta sarà perché Nadal non pare nelle condizioni migliori possibili (già due sconfitte nel 2020 in match ufficiali) e se non Kyrgios uno tra Thiem e Medvedev gli sbarrerà la strada per la finale. 

I favoriti (ma poi vincerà Djokovic)

Lo scoramento per le tante speranze frustrate nell’ultimo anno, quando davvero credevamo che il ricambio fosse arrivato, si fa sentire e sappiamo che dobbiamo rifugiarci nel solito Djokovic o nel solito Federer, che si sono divisi gli ultimi 10 titoli ad eccezione dell’incredibile annata di Wawrinka. Se però i giovani non incespicano nei primi turni, come accennato sia Tsitsipas, per Djokovic, che Shapovalov, per Federer, potrebbero essere avversari molto duri. 

Naturalmente i fari sono però puntati sul recente finalista dello US Open, Daniil Medvedev, che è chiamato a fare l’ultimo passo. Il suo tabellone non è impossibile e i cinque mesi che ci separano da New York potrebbero aver cambiato le cose. La semifinale contro Nadal non la comincerebbe da favorito ma neanche partirebbe battuto e, se mai arrivasse di nuovo in finale, stavolta difficilmente perderebbe. Ma se il torneo si “apre” – cioè se Nadal, Djokovic e Federer si prenderanno finalmente la giusta pausa – altri potrebbero avanzare pretese: i già accennati Tsitsipas e Shapovalov ma attenzione anche a Rublev, che ha vinto a Doha e forse sta facendo un errore giocando anche l’inutile torneo di Adelaide.

Nel 2019 batté Roger Federer

Sorprese che non si avvereranno

Rublev appunto, a patto di non considerare sorprese Tsitsipas e Medvedev. Dalle nostre parti ci si comincerà a chiedere “e perché non Berrettini?”, ma il gioco del romano appare davvero troppo grezzo se paragonato alla completezza del greco e del russo. Berrettini può vantare un’attenzione al gioco decisamente migliore, oltre ad un servizio più costante se non proprio più efficace, ma il problema è sempre quello: se si entra in difficoltà basta tirargli dalla parte del rovescio e buonanotte ai suonatori. Non è semplice, ma solo a patto di non essere un top 10, altrimenti in qualche modo te la cavi. Dominic Thiem ha iniziato male la sua stagione: non è una novità. L’austriaco però da quest’anno sarà seguito da Thomas Muster. L’obiettivo dichiarato è il Roland Garros però insomma, giugno è lontano e qualcosa tocca pur fare nel mentre. Ad ogni modo dovesse alla fine essere lui a mettere tutti quanti in fila sarebbe in effetti molto sorprendente. 

Le famose mine vaganti, più o meno

Come non parlare di Kyrgios? Chissà, magari potrebbe avere una motivazione in più per andare avanti nel torneo, e cioè fare ace per la sua Australia. Esordirà contro Sonego, ma l’impressione è che potrebbe perdere la pazienza contro Cuevas o Simon al secondo turno. Naturalmente tutti tifiamo per l’ottavo contro Nadal. 

Abbiamo scoperto il francese Hugo Humbert alle NextGen ATP Finals di Sinner. Ad Auckland, ha appena battuto Denis Shapovalov nei quarti di finale, dopo aver eliminato Ruud e Cecchinato. Esordirà contro Millman, e se ce la farà poi potrebbe giocare contro un altro da tenere d’occhio: Hurkacz.

Quest’anno Hubert Hurkacz è ancora imbattuto: nell’ATP Cup ha battuto Thiem, Coric e Schwartzman e ad Auckland è in semifinale dopo aver battuto Sonego, Ymer e Feliciano Lopez. Il polacco potrebbe giocare con Federer al terzo turno. 

Felix Auger Aliassime è uno dei tennisti che quest’anno sono chiamati a compiere qualcosa di concreto oltre ad incantare con il loro bel gioco. All’ATP Cup, intanto, è riuscito a battere solo il greco Michail Pervolarakis, 483 nel ranking. Ha perso poi contro Lajovic, Struff e Millman, non proprio i migliori di questo sport. Ad Adelaide però è in semifinale, dopo aver battuto Duckworth e Bolt. Ha un buon tabellone, è dalla parte di Thiem e non ha ostacoli impossibili prima. Chissà. 

Corentin Moutet è un mancino francese classe 1999 numero 81 del ranking che quest’anno ha raggiunto la finale di Doha partendo dalle qualificazioni, sconfitto solo da Rublev. Ha battuto, fra gli altri, anche Stan Wawrinka. A Melbourne ha un tabellone difficile però: esordio con Cilic, che pure è uno che ha vinto uno Slam sul veloce, e poi avrebbe Paire ed è comunque dalla parte di Bautista Agut. Farà esperienza, ma attenzione. 

Mina vagante Borna Coric? All’ATP Cup ha giocato tre match: ha vinto contro Thiem ma ha perso nettamente contro Hurkacz e Schwartzman. Coric è seguito da qualche mese da Franco Davin, ex coach di Fognini, chiamato a invertire le solite annate scialbe del tennista. Ci si aspetta di più da uno come lui, o forse no. 

Jannik Sinner potrebbe sorprendere ancora chi non lo conosce, magari alle latitudini australiane. Nel 2020 ha giocato due partite e le ha perse entrambe: nel Challenger di Canberra e poi ad Auckland, dove ha perso 6-4 al terzo contro Benoit Paire. Esordirà contro un qualificato e poi potrebbe avere Denis Shapovalov: probabilmente un po’ troppo per lui ancora. 

Infortunati cronici e assenti vari

Alex de Minaur è l’ultimo dei grandi ad aver rinunciato agli Australian Open, per lui un problema agli addominali. Peccato perché aveva ben giocato all’ATP Cup. Non ci saranno gli infortunati cronici: Kei Nishikori, Juan Martin del Potro e Andy Murray. Specie la defezione di Murray ci fa preoccupare in vista del suo futuro tennistico. Assenti anche Gasquet, Haase, Pouille, e Chung, ma l’impressione è che neanche ce ne accorgeremo, chi lo direbbe che due di loro hanno fatto semifinale a Melbourne? 

Il vero torneo: quello delle donne

A differenza del circuito maschile, quello femminile negli ultimi anni si è distinto per la varietà di protagoniste, facendo storcere più di una narice ai soliti competenti non si sa bene di cosa. Il 2019 è stato l’anno di Ashleigh Barty, capace di vincere al Roland Garros e di chiudere l’anno al numero 1, ma la vittoria di Simona Halep a Wimbledon e quella di Simona Andreescu a New York sono arrivate contro l’eterna campionessa, Serena Williams, che non vince ormai da Melbourne ‘17 quando batté la sorella in finale. Da allora il parto e tante finali perse. A Melbourne non ci sarà Bianca Andreescu ma per Serena c’è poco da stare allegra, nonostante la vittoria nel primo torneo dell’anno, peraltro da madre, quello di Auckland. 

A Serena manca il solito Slam per togliere il record a quella là.

La statunitense è capitata in un quarto tutto sommato agevole, visto che la sua rivale più pericolosa, Potapova, non è in un gran momento. Il problema è che ai quarti dovrebbe beccare Naomi Osaka, a patto che la giapponese riesca a tirarsi fuori da uno spicchio di tabellone per la verità più suggestivo che complicato. Da quelle parti ci sono infatti Venus, Coco Gauff, – una contro l’altra all’esordio – Kenin, Sloane Stephens, Konta e Caroline Wozniacki, che ci lascerà dopo questo torneo. Nessuna di queste dovrebbe essere un problema per la detentrice del titolo, a patto che Osaka sia in condizioni accettabili. E se lo è, non si fermerà contro Serena. 

La numero 1 del mondo è capitata nel quarto di Petra Kvitova, che dà sempre la sensazione di poter distruggere tutto e tutti ma alla quale manca sempre il soldo per fare la lira. Per fortuna della ceca, la sua parte di tabellone è abbordabile e poi con Barty si vedrà. 

Nella parte bassa a Simona Halep poteva andare meglio, perché Collins potrebbe rivelarsi un osso durissimo, mentre non è detto che ai quarti troverà Belinda Bencic. La svizzera ha un cammino impegnativo, visto che avrà Ostapenko a secondo turno, Kontaveit a terzo e negli ottavi probabilmente Aryna Sabalenko, che se ha superato i terribili problemi personali potrebbe tornare ad essere una delle favorite.  

Caroline Wozniacki si ritirerà dal tennis dopo questa edizione degli Australian Open.

L’ultimo quarto dovrebbe essere dominato da una fra Karolina Pliskova e Elina Svitolina. La ceca ha un cammino accidentato: esordio con Kiki Mladenovic, poi sulla sua strada Angelique Kerber (che però ha un problema al ginocchio che l’ha costretta al ritiro ad Adelaide) forse Camila Giorgi (più probabilmente Vondrousova, la finalista del Roland Garros 2019), insomma è andata meglio a Elina Svitolina, che dovrà però guardarsi da Garbine Muguruza e Kiki Bertens.  In definitiva un gran torneo e grandi partite sin dai primi turni, a cominciare da quella tra Maria Sharapova e Donna Vekic. 

Che aria tira a Melbourne

Ah, in tutto ciò ci sarebbe da non fare disputare il torneo stante la (bassa) qualità dell’aria che pare sia leggermente migliorata dopo la pioggia di mercoledì a Melbourne. Danila Jakupovic stava giocando le qualificazioni femminili e stava vincendo il suo match quando è stata costretta al ritiro per via un attacco di tosse. Anche Bernard Tomic ha chiamato il Medical Time Out durante il suo match di qualificazione contro Denis Kudla, ma al medico che gli chiedeva se avesse difficoltà a respirare per via del fiato corto, lui ha risposto “che non sono esattamente il tennista più allenato del circuito”. Ad ogni modo l’agenzia ambientale di Melbourne confermava che la qualità dell’aria era molto più tossica del normale.

Tennis Australia poteva posporre di qualche giorno le qualificazioni del torneo ma ha preferito farle giocare, mentre Zverev e Nadal interrompevano le loro sessioni di allenamento sempre per la qualità dell’aria. Nessuno si è azzardato a prospettare l’idea di non giocare il torneo o posticiparlo: ci sono 71 milioni di dollari di montepremi per i giocatori, immaginate a quanto ammonta il giro d’affari del primo Slam 2020. Impossibile, senza poi qualche forte presa di posizione da parte dei big del tennis, che succeda qualcosa: il torneo si giocherà, tanto poi i migliori giocheranno sui campi col tetto e aria condizionata. Pazienza per i tennisti minori cui toccherà giocare con l’aria grigia di Melbourne e la speranza che il problema sia solo qualche colpo di tosse.  

Australian Open 2020


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