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A qualcuno piace doppio

Il martedì al Foro senza i campioni, tocca guardare qualche doppio oltre a Tennys.

Il martedì al Foro senza i campioni, tocca guardare qualche doppio oltre a Tennys.

Mi viene in mente che a qualcuno piace guardare il doppio a livello professionistico, mentre Jamie Murray e un altro inglese di nome Skupski (WTF) stanno perdendo contro due australiani, Venus e Peers, allenati da Davide Sanguinetti, va a sapere perché, che li incita dalla tribuna. Forse siamo tutti lì perché vedere un Murray sul tabellone fa sempre effetto. Risposte sbagliate, ace, ogni tanto qualche volée vincente, raramente un punto bellissimo più che altro frutto di riflessi. Sembra che stiamo tutti lì ad aspettare il classico punto che poi finisce negli highlights, solo che poi ce ne sono una trentina che non guarderesti mai neanche al circolo. Anzi, al circolo i doppi sono più interessanti perché ci sono gli scambi. Però basta volgere lo sguardo sul campo di fianco dove gioca Rybakina e le cose vanno già meglio.

La star in ascesa della WTA gioca insieme alla russa Blinkova, contro hanno Stefani, una brasiliana, e Carter, americana. Una delle due, non chiedetemi quale, ha un servizio che definire da terza categoria sarebbe una fake news. Sistematicamente, mette questa prima palla in campo corta e lenta e Rybakina e Blinkova si alternano nelle risposte vincenti. Eppure le due che una volta sarebbero state compagne nella Madre Russia riescono a vincere il match. Non chiedetemi come.

Berrettini è di nuovo in campo per gli allenamenti, dopo le due ore con Nadal incrocia contro Gael Monfils, che è in campo con aria sorniona e rilassata, praticamente come fosse una partita di torneo. Prima di iniziare il coach Vincenzo Santopadre catechizza Matteo, che rimbalza la palla per terra mentre lo ascolta, si vede che freme dalla voglia di iniziare.

Dei tanti professionisti che si possono ammirare dal vivo mentre si allenano o giocano, Gael Monfils è quello che è più simile a un supereroe. Sarà per le lunghe leve che lo rendono come Mr Fantastic, o per le rapide gambe che usa per recuperare palle in ogni direzione. La sua palla poi, quando esce dalle corde fa uno schiocco particolare. Berrettini non è da meno, quando batte o quando colpisce di dritto non puoi che pensare che valga davvero la top 10. Quando colpisce il rovescio invece pensi che quello sarà il suo punto debole che non gli permetterà mai di vincere i match importanti. Il back è eccellente, ma il rovescio a due mani è ancora insicuro, non è un colpo naturale e per quanto lo ha migliorato non è ancora al livello dei migliori. Purtroppo per lui, quel colpo lo tradirà ancora in futuro quando Matteo ne avrà bisogno.

Si dovrebbe pranzare quando arrivano Tennys Sandgren e Salvatore Caruso. Fa troppo caldo per stare al Grand Stand, dove adesso non c’è ombra, però noi sfidiamo l’insolazione. Sandgren ha la bandana di una marca, la maglietta Diadora, i pantaloncini Nike, le scarpe Asics e i calzini, boh? Si veste come un qualsiasi giocatore di club. I primi game l’americano li gioca svogliato. Fa caldissimo, fatica, sbuffa: si vede che non gli piace molto giocare sulla terra, non la capisce, ma questo mese se vuole guadagnare gli tocca.

Caruso fa tutto bene, dritto e rovescio impattati davanti e “puliti”, una buona prima, una buona seconda, chiude a rete le volée che vanno chiuse. Solo che quando lo vedi giocare non hai mai l’impressione che possa farcela, che sia degno di questo livello. Impressione sia chiaro, il ranking dice altro. Sandgren intanto va avanti 4-1, il dritto viaggia davvero molto forte.

Quando Tennys impatta sembra che vada di fretta. È frenetico, il corpo accompagna sempre in avanti il suo dritto, quando colpisce il rovescio è bravo a dosare spin e profondità piatta. Gioca bene, strano che è arrivato a farsi conoscere in tarda età. Però nel secondo set si limita a fare il compitino, non conosce forse la grinta di Caruso che non smette mai di credere nella rimonta. Il siciliano di Avola prende coraggio: dopo aver salvato palle break il siciliano ne conquista una di autorità. Tennys se la prende col campo, con i rimbalzi. Sulle tribune ci sono una coppia di amici che alterna “Go San” a “C’mon T”.

Quando Tennys chiude un dritto vincente esulta prima che la palla, imprendibile, sbatta contro il telone. Caruso si lamenta con l’arbitro, il quale fa presente a Sandgren il quale risponde: “Ma l’ha toccata la palla? No, e allora?”. L’arbitro prova una replica, ma l’’ultima parola deve essere sempre la sua: “Did he touch it?”. L’americano ha quel tono intimidatorio quando ti rivolge parola e che alla fine dici vabbè ma lasciamo stare dai, no big deal direbbe lui. I suoi amici intanto si sono un po’ affievoliti nell’incitarlo, il caldo deve averli rosolati per bene tanto che lui li richiama con un urlaccio dei suoi. Fa il gesto come a dire: siete diventati mummie? Forza, incitatemi! Ripartono i Go San, C’mon T. 

Caruso oramai non lo sopporta più, lo apostrofa malamente in siciliano, forse perché Tennys commenta con “Forza!” e “Dai!” i suoi vincenti. Caruso annulla diverse palle break, una di queste con un gran dritto: sulle tribune ora c’è pubblico, da una parte è arrivata l’ombra, è lì il quartier generale dei tifosi di Caruso, Barazzutti, Garbin, Max Giusti, Nargiso.

Tennys è calato vistosamente, il rovescio è una semplice rimessa in campo e con il dritto non fa più vincenti. Lo dice lui stesso con i suoi amici, “I’m hitting SO BAD” fa ad un tratto. Così non si vince, lo capisce anche lui, eppure nel terzo set sciupa prima una palla per andare un break avanti, e poi un matchpoint quando Caruso serve sotto per 4 a 5: un rovescio senza particolari pretese si ammoscia in rete. L’angolo di Caruso esulta poderosamente, il ragazzo arriva al tiebreak e lo vince, gli è bastato rimettere la palla a buon ritmo evitando di prendere rischi, Tennys ha fatto il resto. Appena esce dalla Grand Stand Arena si dirige verso l’area giocatori a piedi, da solo. Si ferma, apre la sua sacca di racchette, tira fuori una Blade fiammante tipo la mia e la fracassa sull’asfalto con una violenza che sarebbe piaciuta alla polizia USA. Di fronte a lui ci sono dei paramedici appoggiati all’ambulanza, lo guardano come per dire “questo sarebbe da caricarlo e portarlo da qualche parte”.

Seguiamo Tennys mentre percorre il viale principale guardando fisso per terra, ci teniamo a debita distanza, non vorremmo mai passare trenta secondi come quelli della defunta Blade (che poi però ha rimesso nel fodero).

L’ombra sta coprendo tutti i campi periferici, il ponentino arriva a rinfrescare, adesso al Foro si comincia a stare davvero bene, peccato non ci sia altro da vedere che qualche doppio. Cioè, ci sarebbe qualche match di singolare ma insomma.

Rublev ormai pare diventato un normale giocatore di di tennis. Un tempo contro Facundo Bagnis ne avrebbe combinato di cotte e di crude e poi, stremato avrebbe perso al terzo set. Qui un banale duplice 6-4, magari ci darà qualche soddisfazione in più Shapovalov. Ma il canadese, che è bello, bellissimo, con Pella mostra la classica differenza tra un giocatore in crescita e uno in declino, cinque giochi non sono neanche pochi per l’argentino.

Coco Gauff vince la prima partita sulla terra battuta della carriera a Roma, come campo ha scelto il Pietrangeli. Non male per l’americana, che sul rosso ha più tempo per fare quella lunga e laboriosa apertura di dritto. Dopo di loro tocca a Cecchinato, che forse è già contento di aver passato le qualificazioni. Di fronte ha Kyle Edmund, uno che può essere rognoso. Oggi lo è. Minaccia pioggia quando Edmund inizia a randellare da fondo campo. Cecchinato nulla può e spera che la pioggia lo salvi interrompendo il match. Così sarà un’oretta dopo il loro inizio.

Gironzolando finiamo a vedere i nostri Calypso Boys del doppio, quei Bolelli e Fognini già capaci di vincere uno slam. Cerco di capire come qualcuno ha potuto predirre a Bolelli un futuro da top 20, non ci riesco. Ancora più difficile è capire come lui abbia potuto crederci. Un discreto dritto, una prima normale, un rovescio di livello Berrettini. Sembra depresso poi, ha cambiato di nuovo racchetta ma la palla esce sempre alla stessa maniera. Meno male che ci sono gli amici come Fabio che se lo raccattano per permettergli di sbarcare il lunario. Poi dice che il doppio non serve a niente.


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