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Il rovescio di Berrettini

Agli Internazionali d'Italia Berrettini perde contro Ruud una partita che doveva vincere. 

Agli Internazionali d'Italia Berrettini perde contro Ruud una partita che doveva vincere. 

“Al prossimo rovescio in rete spacco tutto”. All’inizio del terzo set dopo aver perso il game servendo, Matteo Berrettini era molto nervoso. Il suo rovescio non funzionava più, finiva in rete con una frequenza crescente, quei due di fila che non avevano superato la rete gli stavano per costare il break, così sarebbe stato anche se poi, un’ora dopo, a tradirlo sarebbe stato un dritto. Eppure, Matteo aveva iniziato bene un match che lo vedeva favorito.

A mezzogiorno sul Pietrangeli ci sono un centinaio di persone, si lavora per preparare i corridoi per l’indomani, quando un migliaio di spettatori torneranno sulle tribune del Centrale e del Grand Stand a certificare l’ennesima vittoria di Tartarin Binaghi, che speriamo non usi altra cassa integrazione per pagare i dipendenti visto che adesso ci sono i soldi dei nuovi biglietti. Chi siede sul marmo del Pietrangeli è gente che sta lavorando al foro: raccattapalle e giudici di linea in pausa, lavoratori generici. Ci sono pure i giornalisti assunti, è pur sempre un lavoro diamine. Nessuno è “imbucato”, direbbero da queste parti, a meno che di non considerare portoghese il presidente Binaghi che si aggiunge sul Pietrangeli indossando panama e polo rossa.

Sulle tribune dietro il campo siede Simone Tartarini, non quello di Tarascona, il coach di Musetti. Incita fortemente Matteo, che inizia subito vincendo il game quando serve Ruud. Berrettini è devastante in battuta, il dritto è infallibile, si fa apprezzare sotto rete per la delicatezza dei suoi tocchi e, quando deve colpire di rovescio, è inaspettatamente solido. Ruud lascia campo alla sua destra confidando sul fatto che in quella zona di campo scoperta l’italiano difficilmente ci piazzerà la palla, e invece Matteo più volte chiude dei vincenti in lungolinea di rovescio. La giornata è iniziata perfettamente per i tifosi di Berrettini.

Quando i due si ritrovano a rete per giocare la volée, Matteo dimostra di avere buona sensibilità e la giusta concentrazione per essere reattivo. Ruud ci mette una buona mezz’ora a capire come rispondere al servizio dell’italiano, e dire che questo è il loro terzo match e sono passate solo un paio di settimane dal confronto degli US Open. Arretra parecchio dietro la linea di battuta, saranno cinque o sei metri almeno; i giudici di sedia guardano più lui che la palla allo scopo di evitarlo tanto gli passa vicino in risposta.

Il problema di Ruud è che, quando risponde, la sua palla è corta e scarica di peso. Allora si vede Matteo che porta indietro quella racchetta e poi fulmineo le fa fare un giro completo attorno alla spalla destra. Il punto finisce quasi sempre là. Ma Ruud comunque non smette di crederci, sta giocando un buon torneo, il giorno prima ha battuto un discreto Cilic. Berrettini concede palle break in due turni di servizio ma la battuta lo salva puntualmente e lo conduce al 6-4 meritato. Anche sul 5 a 4 però Matteo ha dovuto salvare una palla break. Ruud è sempre in agguato ma finora la sua tattica non sta funzionando. 

Nel secondo set il norvegese comincia a essere più incisivo in risposta, costringe Matteo a giocare il primo colpo dopo il servizio non più da fermo. La tattica pare funzionare. Il norvegese fa il break, lo difende con le unghie e mentre il rovescio di Matteo comincia a scricchiolare nelle tribune si comincia a rumoreggiare. Quando il romano mette in rete un rovescio ci si guarda e ci si capisce con lo sguardo. Il giocatore stesso inizia ad innervosirsi, a parlare, a minacciare di sbattere la racchetta per terra. Come se non bastasse, Matteo cala d’intensità. Arretra la sua posizione in campo, dopo che nel primo set era aggressivo fin in risposta al servizio del norvegese. Casper intanto prende fiducia e conquista un 6-3 meritato: hoppa!

Mentre la terra del Pietrangeli torna a scurirsi sotto l’acqua dell’annaffiata pre-set decisivo, Matteo seduto nel suo angolo guarda per terra, scorato. Eppure il set deve ancora iniziare. Stanchezza? Berrettini inizia male e Ruud fa subito il break. Adesso i ruoli in campo si sono invertiti: è il norvegese a comandare il gioco spostando Matteo da un lato all’altro del campo, quando Matto arretra la posizione anche il suo dritto non fa più male, Ruud lo sa bene e costruisce i punti con due, tre dritti a sventaglio finché non si apre il lato del campo sul dritto di Matteo per tirare là, Berrettini ci arriva in corsa e sbaglia di frequente. Quand’anche ci arriva, indirizza colpendo sul lato incrociato, allora Ruud rigioca il dritto ed è bravo a “pescare” di nuovo il rovescio di Matteo riportando lo scambio sullo schema che, fin lì, sta decidendo la partita a favore di Ruud.  

Berrettini si salva servendo sotto per 1 a 3, Ruud poteva andare sul 4 a 1 e il match sarebbe finito là. Ora è infatti nelle salde mani del norvegese quando sono passate 2 ore e 11 minuti: Matteo sembra molto stanco. C’è anche meno pubblico, i giornalisti tornano in sala stampa pronti per dare la brutta notizia, coach Tartarini non smette di crederci, incita Matteo quando gli passa sotto la tribuna e gli trasmette la carica per tentare la rimonta. Che riesce, ma anche grazie a un brutto game di Ruud. Matteo lo aggancia sul 3 a 3 e poi, col servizio che è tornato di nuovo a funzionare a dovere, passa in vantaggio per 4 a 3.

Nessuno dei due perderà più il game in battuta, Berrettini vince i suoi turni con autorità, ha ripreso fiducia e si vede, Ruud semplicemente non molla anche quando si trova a due punti dalla sconfitta servendo per il 5 pari. L’epilogo, quando manca qualche minuto alle tre ore di gioco, è il tiebreak. L’italiano parte bene, va subito in vantaggio, sembra fatta. Arriva in vantaggio per 5 a 3, il match si decide qui.

Berrettini prende il controllo del punto, Ruud accorcia e restituisce una palla che cade corta e bassa sulla sinistra di Matteo, che gira intorno alla palla e invece di colpire in diagonale sul rovescio, cerca il suo oramai classico cross di dritto. C’è pochissimo campo per mettere la palla dentro, che infatti è larga. Ruud fa due servizi vincenti e arriva a matchpoint, i due scambiano da fondo e un dritto di Matteo finisce in rete.

Cala il silenzio sul Pietrangeli, c’è molta delusione negli sguardi di chi è rimasto fino all’ultimo punto. Così come c’è delusione nelle parole di Berrettini, che giocando da top 10 doveva fare qualcosa di più. Lui stesso, forse, si aspettava qualcosa di più. Non sono tempi normali certamente, ma non si può chiedere di meglio che Coria, Travaglia e Ruud per arrivare nei quarti di un Masters 1000.

Mentre Ruud rimane in campo e rilascia interviste in norvegese (!), Matteo si infila di fretta nel tunnel del Pietrangeli. Lo rivedremo in campo a Parigi, dove le partite si allungano ancora di più, per lui diventerà tutto ancora più difficile. 

Matteo Berrettini


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