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La squadra della Castelli

A Roma si gioca il torneo di doppio a squadre, e la nostra lo è veramente. 

A Roma si gioca il torneo di doppio a squadre, e la nostra lo è veramente. 

Sono passati diversi anni da quando giocavo senza voglia la Coppa dei Castelli Romani di doppio, una roba che sublima l’ottobrata romana il sabato pomeriggio mettendo di fronte circoli tennis del Lazio in sfide al meglio dei tre doppi. 

Quando l’ho giocata per la prima volta ero da poco arrivato al circolo, nonostanti fossi un quarta categoria venni inserito nella squadra di terza, un livello che reputo peggiore della quarta, perché in quarta non si è consapevoli di quanto si è scarsi, in terza uno inizia a credere di essere bravo pur rimanendo, sostanzialmente, scarso. Funziona così in questo microcosmo che è il tennis dei circoli e dei tornei locali, un universo nel quale la maggior parte dei giocatori passano il tempo a crogiolarsi del proprio livello, ignorando che c’è sempre una stella che splende più della propria.

Da più di un anno al circolo si è cementato un gruppo di giocatori mettendo insieme desaparecidos, soci regolari e un paio di facce nuove che hanno fatto la dovuta gavetta. Così, con il collante rappresentato da un capitano che ci ha preso a cuore, abbiamo vinto un campionato regionale a squadre e siamo arrivati nella finale regionale dell’Over 40, e proprio alla Castelli 2021 perdemmo in semifinale. Roba che al circolo era da un po’ che non si giocava qualche partita di questo livello, tanto è vero che intorno a noi si è ricreato un po’ di entusiasmo, con i soci che sono tornati a sedersi sulle tribune per sostenerci.  

Con la forza di questo gruppo di amici affrontiamo i tornei a squadre con spensieratezza pur cercando sempre di vincere. Almeno è così per me, che quest’anno sto giocando questo torneo in maniera rilassata, tanto i miei compagni mi conoscono bene, negli ultimi due anni mi hanno visto sprofondare in una bella crisi di risultati ma non mi hanno mai fatto mancare il loro supporto. 

Quindi ora posso giocare mentalmente più libero anche se è un campionato a squadre, in passato era diverso: dovevo convincere per primi i miei compagni di essere all’altezza della competizione. Sarà che forse ho iniziato a dare retta a Marco, uno dei miei compagni, che ad un certo punto liquidò un mio soliloquio sui miei scarsi risultati con un “ma che cazzo te frega se perdi”. Quanta saggezza. 

Insomma dopo l’estate e la consueta ripresa degli allenamenti mi sono ritrovato a giocare tornei nella Coppa Fioranello, un torneo che precede la Coppa Castelli e che è riservato agli over, è una competizione mista uomini-donne. All’esordio ho perso al super tiebreak sprecando due match point con uno a cui avevo lasciato pochi game l’ultima volta che ci avevo giocato contro. Due ore di pura ansia e di tennis mediocre, niente a che vedere con quello che facevo prima.

Avevo pensato che evitare tornei per sei mesi mi avrebbe aiutato a ritrovare tranquillità e fiducia, ma come mi ha fatto notare Federico, capitano della Fioranello, “non è servito a niente”. Sarà il torneo a farmi ritrovare fiducia e sicurezza, non c’è alternativa. “Bisogna giocare con umiltà, per il risultato più che per il bel gioco, perché poi con i risultati buoni tornerà il bel gioco anche nel torneo”. Mi segno tutto nella testa, insieme a “respira”, mi sono accorto infatti che mi ritrovo spesso a giocare i punti stanco nonostante sia super allenato, e questo solo perché gioco in apnea, in ansia.  

Al circolo cominciamo a preparare doppi di allenamento, manca ancora qualche settimana alla Castelli, intanto io torno a vincere alla Fioranello, una partita di sofferenza nonostante il 6-2 6-0 finale che però mi restituisce un po’ di fiducia. Torno anche a fare un torneo di singolare, vinco di pura sofferenza un’altra partita nonostante il punteggio netto. Al buio, col freddo, contro uno mediocre, ma con umiltà e sofferenza, non c’è altra strada per ritrovarsi. Questa cosa mi sta entrando in testa.

Arrivo quindi all’esordio con relativa fiducia, la tensione pre partita all’esordio è al minimo, gli avversari non possono impensierirci. Vinciamo facilmente per tre a zero i tre doppi, siamo partiti bene, una vittoria facile sotto un sole che solo per chi non è di Roma è una novità ad ottobre. Seguono le classiche birre post partita. 

Alla seconda giornata le cose cominciano a farsi serie. Siamo in trasferta e i nostri avversari sono buoni. Abbiamo le nostre difficoltà per fare la formazione, nel senso che siamo tanti giocatori, di livello più o meno simile, ma non c’è chi decide, dobbiamo tipo autogestirci. Il nostro capitano del 2021 ora sta gestendo la squadra di quarta categoria, sempre per il fatto che noi siamo terza – quindi convinti di essere giocatori forti e capaci – dobbiamo organizzarci da soli.

Non che sia un problema, però per far funzionare questo serve che tutti abbiano coscienza del proprio valore e del proprio stato di forma. Anche perché quando è così ci sono due possibilità: giocare per vincere e quindi fare le coppie più forti lasciando magari qualcuno fuori, oppure giocare per schierare tutti, sperando che vada bene. Io odio perdere anche a biliardino, suggerisco una formazione che nella mia idea dovrebbe quanto meno portarci al doppio di spareggio, che giocherei io in coppia con Francesco, stiamo giocando entrambi molto bene. 

Francesco gioca il primo doppio con Marco, una coppia in cui la solidità del primo bilancia l’estro del secondo, che quindi gioca in maniera più consistente. Vincono con relativa facilità. Al secondo doppio le cose si mettono male, loro schierano il loro giocatore forte. C’è questa cosa infatti che le classifiche non contano, quindi la formazione numero due può essere anche più forte della uno. I nostri non sono una coppia bene assortita, ma non sono di certo scarsi.

Giocare il doppio a questo livello è una cosa un po’ arrabattata, siamo lontani ancora dal livello di specializzazione, gli schemi, le finte e le entrate a rete continue. Uno come me riesce a giocare fino ad un certo livello essendo solido al palleggio e in battuta. Per dire: mi è capitato di vincere set senza mai toccare la palla al volo, fedele a un consiglio che mi diede Alessandro, altro mio ex compagno: “A Clà, te posso di’ ‘na cosa? A rete fatte i cazzi tua”. 

I nostri arrivano al super tiebreak, sciupano anche un paio di match point e perdono. Ma più che altro, hanno giocato male, a bassa velocità. Li ho incitati per tutto il match, rosico più di loro che hanno perso ma più che altro perché è stata una brutta partita. Dico a Frank che ora entriamo in campo sull’1-1 e che spacchiamo tutto, tirando solo forte. “Non sappiamo fare altro” mi risponde. 

Il primo set è un assolo, ogni colpo è giocato al massimo della velocità, quasi di rabbia. Loro schierano il maestro forte insieme a un mancino che ha già giocato, ma che ora alza il suo livello in virtù del compagno più forte. Diventa un muro sotto rete, le sue volée ci sorprendono. La partita è molto bella, pochi errori, sprechiamo un break di vantaggio e loro ci agganciano sul 4-4 nel secondo parziale; ci sono dei punti spettacolari, riusciamo a chiudere gli ultimi due game di pura esaltazione. Vinciamo 2-1 la sfida, all’ultima giornata ci giocheremo il primo posto del girone, fondamentale per evitare al tabellone i circoli dei fenomeni. 

Cambio compagno, finalmente fa il suo esordio con noi Ludovico, nettamente il più forte della squadra. Marco e Francesco giocano il loro doppio, vincono senza tanta sofferenza contro la loro coppia giovane. Io e Ludovico abbiamo quella che sembra la loro coppia migliore, c’è uno che gioca benissimo e un altro che sembra un doppista navigato, gioca piano ma colpisce delle gran voleè. Il primo set lo vinciamo facilmente, il secondo si complica. Uno dei nostri avversari dice che abbiamo molta fortuna, che è una giornata storta, questo perché abbiamo preso un paio di nastri favorevoli. Facciamo il break decisivo nell’ultimo game, il tipo fa volare la sua racchetta, la spacca. Noi siamo primi del girone, ai quarti di finale avremo un match non difficile. Ci godiamo gli ultimi scampoli di sole con le birre in tribuna mentre un paio di noi giocano il terzo doppio, ininfluente al risultato. “Non mi serve nient’altro in questo momento”, dice uno di noi sulle tribune mentre sorseggia una birra socchiudendo gli occhi di fronte al sole. 

Nei quarti di finale le coppie rimangono le stesse, e anche gli inizi sono confortanti. Francesco e Marco hanno la palla per il 5-1 contro due vecchietti che giocano piano, però game dopo game dimostrano di essere ottimi mestieranti. Vengono agganciati sul 4-4. I nostri riescono comunque a chiudere in due set pur non giocando bene. Io e Ludovico giochiamo contro una coppia formata da padre e figlio, molto fallosi nel primo set ma talmente tanto che noi due non riusciamo a trovare il ritmo, vinciamo comunque 6-2 il primo set. Ci rilassiamo, sbagliamo. 

Andiamo comunque avanti  3–1 0-40 con loro al servizio nel secondo set, c’è il killer point alla Castelli quindi sono 4 palle per il 4-1. Loro recuperano. Io sto giocando male, riesco però a tenere i miei turni in battuta. Anche Ludovico non sta giocando bene. Loro, intanto, si galvanizzano. Riusciamo a perdere il set al tiebreak dopo aver sprecato un matchpoint al killer point sul 5-3. In uno dei punti decisivi del tiebreak io riesco a lisciare una volée in maniera inspiegabile, almeno dal punto di vista del gesto tecnico, perché con la mia mediocrità si spiega ampiamente, si capisce.  

Sto presidiando il lungolinea con la pancia sulla rete, l’avversario mi tira addosso ma neanche tanto forte, sarebbe la più facile delle chiusure. Come se un treno stesse per investirmi, come se non avessi calcolato questa eventualità, mi scanso verso destra tenendo la racchetta a due mani, segno proprio di chi non padroneggia le volèe, è un buco clamoroso. Cambio campo, i miei compagni mi incoraggiano, io ci rido su, quel liscio è già un ricordo sul quale rideremo dopo. 

Pierpaolo è il capitano che ci ha condotto ai successi del 2021, per l’occasione è venuto a seguirci, siamo pur sempre i suoi ragazzi, si rivolge a noi e ci dice solo una cosa: “Ludo, Claudio: servono dieci minuti di concentrazione”. Eseguiamo, partiamo subito forte e chiudiamo facilmente il super tiebreak, siamo in semifinale. 

L’esultanza è contenuta, abbiamo fatto il nostro dovere, abbiamo vinto giocando male. Ci fermiamo tutti per dieci minuti a ridere e scherzare intorno alla rete, io prendo in giro Marco e Francesco, qualcuno tira in ballo quella volée lisciata, “quale volée scusa? non l’hai presa!” dice un altro, è una bella atmosfera tra pari, vale la pena fare una fotografia per immortalare questo bel momento. 

Parte il weekend lungo, Halloween e Ognissanti, ci diamo appuntamenti per allenarci a metà settimana per la semifinale del sabato. Invece l’organizzatore della manifestazione decide che si deve giocare il primo novembre. Mezza squadra non c’è. 

I tentativi di spostarla sono inutili, gli avversari non sono scemi, i vertici del circolo reclutano un ragazzino dell’agonistica e coscrivono Enzo, maestro già seconda categoria, tanto bravo quanto svogliato nel giocare gare e tornei, e parliamo di uno a cui manca ancora un po’ ai trent’anni. Ci tocca giocare fuori casa. 

Chi è fuori segue in chat, Francesco e Marco perdono rapidamente, Enzo e ragazzo fronteggiano due matchpoint che decreterebbero la parola fine. Si salvano e vincono al super tiebreak, arriviamo al doppio di spareggio. A Enzo tocca giocare di nuovo, lo immagino contro la sua volontà in un circolo tennis a giocare una partita della quale gli importa poco per colpa mia di altri che ci godiamo le acque termali sperduti in Italia. Enzo evidentemente non percepisce i miei pensieri, insieme a Francesco riesce a vincere il doppio fra lo stupore del pubblico, che ci rimane malino, mettiamola così. 

A questo punto tra noi e il prosciutto, la coscia che è il primo premio della Castelli, c’è solo una partita. La giocheremo in casa contro uno dei circoli tennis più blasonati di Roma, uno di quei club che ogni anno fa campagna acquisti per rafforzare le squadre con dei giocatori mezzi professionisti, tennisti che quando girano per il circolo i soci forse neanche sanno che giocano per il loro club. 

Non come noi, che siamo arrivati in finale con il solito gruppo di giocatori e che sabato avremo i vecchietti che ci vogliono bene a sostenerci dagli spalti. Non è già questa una vittoria? 


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