menu Menu

#MasterRecap Shanghai: l'anno del dragone

Diciamolo fin da sùbito: questo di Shanghai è stato un torneo brutto, che si ricorderà non tanto per il dominio di Djokovic, che oramai non fa più notizia, ma per la sconfitta di Federer al primo turno contro Ramos-Viñolas. Non lo sapevamo, ma era il primo segnale di un torneo che si candida a essere il peggior Master 1000 dell’anno: solo Parigi-Bercy potrà fare peggio. Vedremo. Comunque qualche spunto l’ha dato, il torneo, e noi ve li riassumiamo tutti.

Il Dragone
Questi sono i numeri della tournée asiatica di Novak Djokovic:

Pechino (ATP 500)
1T 6-1 6-1 (Bolelli)
2T 6-2 6-1 (Zhang)
QF  6-2 6-2 (Isner)
SF 6-2 6-3 (Ferrer)
F 6-2 6-2 (Nadal)

Shanghai (Master 1000)
1T 6-2 6-1 (Klizan)
2T 6-2 6-3 (Lopez)
QF 7-6 6-1 (Tomic)
SF 6-1 6-3 (Murray)
F 6-2 6-4 (Tsonga)

Per una volta ci affidiamo ai numeri: in finale (ma lungo tutto il torneo), le statistiche di Djokovic al servizio sembravano quelle di Isner, in risposta quelle di Djokovic. Contro Tsonga ha perso quattro punti al servizio con la prima (vincendo l’86% dei punti) e ne ha persi quattro sulla seconda di servizio dell’avversario. Klizan, López, Tomic, Murray e Tsonga hanno vinto complessivamente 39 punti su 131 quando hanno dovuto giocare la seconda: meno di un punto ogni tre. Per contro, Djokovic ha vinto 52 dei 76 punti sulla sua seconda di servizio.
Si tratta del titolo numero 25 nei Master 1000, di cui il numero 20 vinto negli ultimi cinque anni. In questa classifica ha superato Federer (a quota 24) e ora tallona Nadal, primo con 27 titoli. Shanghai 2015 è il titolo numero 57 in carriera, il numero 43 vinto sul cemento. Djokovic ha conquistato nello stesso anno i titoli di Pechino e Shanghai in ben tre occasioni. Con questo successo diventano sei i tornei 1000 vinti almeno tre volte da Djokovic: Indian Wells, Miami, Roma, Canada Open, Shanghai e Parigi Bercy. What else?

Il migliore del torneo
Bernard Tomic, senza dubbio alcuno. In settimana ha goduto spazio sui media per aver scelto di rinunciare alla IPTL, il carrozzone regala soldi di fine anno, per prepararsi per la scalata definitiva in classifica, ora che è entrato finalmente nei migliori 20, al numero 18. Al primo turno ha battuto Verdasco, uno che comunque è sempre meglio evitare, non sia mai si ricordi che avrebbe potuto essere un gran giocatore. Al secondo turno ha fatto fare sei game a Ferrer, che per carità non è più il bel Ferrer ma è pur sempre Ferrer (forse però è Tomic a non essere più Tomic). Agli ottavi di finale ha battuto Richard Gasquet in una bella partita, mettendo a segno vincenti sia col diritto che col rovescio: era perfettamente centrato insomma. Poi vabbè, gli è toccato Djokovic. Suntiamo così: nelle ultime due settimane Djokovic non ha perso un set e ne ha giocato solo uno al tiebreak, contro Tomic. Ovviamente, l’australiano era stanco morto alla fine di quel set e nel secondo si è accontentato di aver fatto sudare un minimo il serbo. Qui deve progredire: migliorare la condizione fisica ed essere sempre affamato in campo. Mai accontentarsi contro i migliori se si vuole salire in alto.

Gasquet è stato un buon Gasquet in Cina. Guardate bene dove gioca: mai lo vedrete più vicino alla linea di fondo campo. Gioca bene, solo che dall’altra parte c’è uno che come talento vale il francese. 

La finale
Nel momento in cui Tsonga ha battuto Nadal, i tifosi del tennis hanno deciso che la domenica poteva essere vissuta pienamente, senza due ore da dedicare al poltronaggio tennistico. C’è chi ha prenotato subito il campo con l’avversario (“possiamo giocare alle 10 e 30, tanto c’è Tsonga in finale, come vuoi che vada?”), chi ha accompagnato i figli al baby nuoto e chi, magari, ha deciso che poteva andare a messa. Difatti, quando il vostro umile cronista è uscito dal campo di gioco, ha acceso il telefonino per vedere il punteggio: 6-2 Djokovic. Poi, la più grande invenzione tecnologica degli ultimi 150 anni (cit.) in Italia, al secolo SkyGo, ha consentito di vedere quel che rimaneva del secondo set. Senza consumare troppi megabyte di banda, il match scorreva verso l’epilogo già scritto: poteva forse Djokovic perdere il primo set della sua tournée cinese contro Tsonga? Non scherziamo. Non è partigianeria: Nadal-Djokovic ce la saremmo vista in molti di più.

Come sta Rafa Nadal
Il nero può solo schiarire, mica scurire. E così è Nadal. A Pechino si era visto il miglior Nadal dell’anno, anche per pochi tratti in finale contro Djokovic (che, di questi tempi, giusto il miglior Nadal potrebbe impensierire il serbo, chissà). A Shanghai dopo aver dominato due big server come Karlovic e Raonic (molto involuto, speriamo sia solo la convalescenza), ha approfittato del walk over contro Stan Wawrinka, che forse pensava di giocare in serata ma invece era programmato al mattino, prima di arrendersi a Tsonga in giornata di grazia. Come sta allora Nadal? Insomma.

Dal tramonto all’alba
Sul cammino di Nadal c’è stato anche Stan Wawrinka: quando i due si sono qualificati per i quarti si pregustava un bel match perché la superficie e gli ultimi due precedenti erano favorevoli a Wawrinka, ma Nadal era nettamente in risalita e ci si aspettava un bel test per capire come stava davvero lo spagnolo. Come purtroppo spesso accade quando c’è molta aspettativa, il match è stato una delusione perché Wawrinka ha fatto partita per quattro game e poi ha tirato i remi in barca. Davvero impressionante, ma in negativo, la partita di Stan: ha commesso 34 errori non forzati in un partita durata poco più di un’ora. Avendo giocato 102 punti, significa che Stan commetteva un errore ogni tre punti. Lo svizzero si è poi lamentato con l’organizzazione del torneo, che l’ha programmato come primo match del mattino dopo che il suo match con Cilic del giorno prima (giocato nella sessione serale) lo aveva impegnato per quasi tre ore.

Jo Wilfried Tsonga e la settimana lunga
Il francese sarebbe un testimonial perfetto del bertinottismo in salsa ATP. Già lo vediamo sul palco: “In campo si può stave al massimo per tventacinque ore, cioè massimo 5 giovni la settimana. Il sabato si ci deve viposare e la domenica è sacva”. Lui, tennista che ogni tanto si ricorda di essere stato forte per poi tornare a sollazzarsi nel club degli inconcludenti, questa volta ha fatto settimana piena, facendo gli stvaovdinari. Ha vinto al sabato e poi si è arreso al padvone. Ora che farà? Riposo? Anonimato? ATP Finals? Secondo noi non lo sa neanche lui cosa vuole fare. Ad ogni modo la voglia di scherzare non gli passa mai e noi gli vogliamo bene anche per questo:

London calling
A Shanghai Nadal e Berdych hanno staccato il biglietto per le Finals londinesi. Teoricamente quest’anno non dovrebbe esserci bagarre, considerato il gap che c’è tra l’ottava e la nona posizione, ma c’è una variabile che potrebbe rendere davvero interessanti i risultati che vanno da qui a Bercy. Tsonga (nono nella Race) è iscritto al torneo di Vienna così come Ferrer (ottavo), Anderson (undicesimo) e Isner (dodicesimo); Gasquet (decimo) andrà a Stoccolma, Cilic (tredicesimo) sarà invece la prima testa di serie a Mosca. Nella settimana successiva, invece, tutti quelli che sono in corsa per l’ottavo posto sono regolarmente iscritti ad un torneo tranne Tsonga. Ferrer ha comunque un vantaggio davvero ampio (oltre 900 punti) e dovrebbe succedere un miracolo perché Tsonga o qualcun altro riuscisse a scalzarlo. Ma la partecipazione di Murray non è sicura, quindi il nono posto potrebbe diventare molto ambito. A questo punto Tsonga, se vuole davvero andare a Londra (o avere una possibilità), non dovrebbe rinunciare a giocare dopo Vienna: chiederà una wild-card per Basilea, che è un ATP 500 ma nel cui tabellone principale ci sono tutti i migliori (ci sono ben cinque top-10 iscritti) oppure seguirà Ferrer a Valencia, torneo che quest’anno è stato declassato ad ATP 250 (e difatti c’è solo Ferrer tra i primi 10)?

I Folelli
Qualche giornalista, forse il titolista della Gazzetta, deve aver coniato questa crasi orribile e ormai è stata assimilata dalla Twittosfera, per cui noi ci adeguiamo. In singolare la coppia azzurra non ha combinato granché: Bolelli ha passato le quali per poi fare due game contro Djokovic, Fognini si è arreso in maniera più che decorosa contro Kevin Anderson, che tutto sommato ha giocato un buon torneo (si poteva fare qualcosa di più dopo aver eliminato Nishikori, ma tant’è). In doppio però Simone e Fabio hanno conquistato la finale (perdendola con Klaasen e Melo) e con essa la matematica certezza di essere tra le migliori otto coppie al Masters di Londra. Non abbiamo avuto molti connazionali nel torneo di fine anno, per cui è una bella soddisfazione per loro, anche se il torneo di doppio non è prestigioso quanto il singolare. I due diventano la prima coppia azzurra al Masters e il terzo e quarto italiano a partecipare al torneo di fine anno dopo Panatta nel 1975 (vinse un set e ne perse sei) e Barazzutti nel 1978 (stesso bilancio). Un po’ meglio le donne: Raffaella Reggi partecipò per tre volte (nel 1986, nel 1987 e nel 1989) e riuscì a vincere una partita nella seconda partecipazione; Silvia Farina si qualificò nel 2000 e nel 2001 e vinse in tutto otto game (due con Serena Williams, sei con Jennifer Capriati, ma erano edizioni senza il round robin); Francesca Schiavone partecipò all’edizione del 2010 e chiuse la carriera di Elena Dementieva con la sua unica vittoria in quelli che erano diventati i WTA Championships; infine Sara Errani si è qualificata alle edizioni 2012 e 2013 ma in nessuno dei due casi riuscì a passare il Round Robin (ci andò molto vicino nel 2012, quando giocò un’interminabile spareggio contro Agnieszka Radwanksa, vinto dalla polacca per 6-4 al terzo). Pure per quanto riguarda il doppio le donne hanno un curriculum migliore (anche perché gli uomini non ce l’hanno): Flavia Pennetta ha vinto il titolo con Gisela Dulko nel 2011 mentre Sara Errani e Roberta Vinci hanno partecipato a tre edizioni consecutive (2012, 2013, 2014) ma – soprendente per una coppia che ha fatto addirittura il Career Grand Slam della specialità – non hanno mai vinto nemmeno una partita.

Punto della settimana
Tanta indecisione per scegliere il punto più bello: premiare l’improvvisazione di Tsonga per andare a match point sul 30-30 oppure la gelida razionalità di Djokovic che spezza le speranza di Murray che l’aveva appena breakkato? Ciascuno ha il suo fascino, noi di Tennispotting stiamo con i poteri forti e scegliamo gli incredibili recuperi dell’uomo di gomma. (I video partono in due momenti diversi, eh, non è che abbiamo messo due volte lo stesso punto)

ATP Shanghai 2015 Novak Djokovic


Previous Next

keyboard_arrow_up