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Cinque cose su Croazia-Argentina

1. Chi ci sarà
Secondo classifica, l’Argentina non schiererà i suoi quattro migliori tennisti visto che Daniel Orsanic ha convocato il numero 38 Juan Martín del Potro, il numero 41 Federico Delbonis, il numero 72 Guido Pella e il numero 137 Leonardo Mayer. Tra Delbonis e Pella ci sono Schwartzman, Bagnis, Monaco e Zeballos, mentre tra Pella e Mayer ci sono Olivo, Berlocq, Kicker e Andreozzi. La classifica attuale di Leonardo Mayer, però, non è veritiera: a inizio anno era numero 35 ATP (nel 2015 era stato numero 21, suo best ranking) e soprattutto Mayer è un giocatore molto duttile, visto che può anche giocare bene in doppio. E poi il giocatore di Corrientes è stato quello che ha portato il quinto punto contro la Gran Bretagna in semifinale, quando del Potro non scese in campo per non mettere a repentaglio un fisico a cui stava forse chiedendo troppo. La scelta di Pella è una scelta di coerenza, visto che non era mai stato utilizzato prima del 2016, ma quest’anno è sempre stato parte del team e non ha mai tradito. Contro la Polonia, agli ottavi, vinse agevolmente in tre set contro Przysiężny; ai quarti, contro l’Italia, fu protagonista di un doppio giocato in maniera impeccabile assieme a Juan Martín del Potro che portò il punto del 2-1; in semifinale firmò un capolavoro nella prima giornata battendo Kyle Edmund su una superficie poco amica (il veloce indoor) dando all’Argentina un confortante 2-0 dopo la battaglia vinta da del Potro contro Murray.

Tra i croati, invece poche sorprese visto che Krajan ha convocato i quattro migliori del ranking anche se Borna Coric ha dovuto rinunciare e lasciare il pronto a Skugor, un valido doppista. La rinuncia di Coric toglie una scelta al capitano della Croazia, che così non dovrà pensare troppo a chi schierare nei singolari: Marin Cilic, che si trova al best ranking (al numero 6) e Ivo Karlovic, numero 20 del mondo, che tornerà a giocare in Coppa Davis dopo quattro anni. Gli altri due sono Ivan Dodig, numero 13 ATP in doppio e che quest’anno è sempre stato schierato nella seconda giornata, quella appunto dedicata al doppio, vincendo tre volte su tre; e Franko Skugor, numero 108 ATP in doppio.

2. Dove si gioca
A Zagabria, nell’Arena Zagreb. Gli argentini erano molto preoccupati perché pensavano di trovare una superficie velocissima e ingiocabile (come successo in Polonia), invece le rilevazioni del giudice arbitro ITF hanno indicato come “media” la velocità della superficie. Per determinare la velocità di una superficie si utilizza un parametro numerico, chiamato Court Pace Index e che tiene conto di due fattori, il coefficiente di frizione (che determini la riduzione della componente orizzontale della velocità post-impatto) e quello di restituzione verticale (che determina il tempo che passa tra un rimbalzo e l’altro). Se il Court Pace Index è sotto il 29 una superficie si definisce lenta, da 30 a 34 è medio lenta, da 35 a 39 è media, da 40 a 44 è medio-veloce e da 45 in su è veloce. Quella scelta dai croati, che si chiama RuKort, ha un Court Pace Index pari a 36, meno veloce di quanto si aspettassero gli ospiti. Il RuKort però piace molto ai tennisti di casa, specie a quello più forte: Cilic ci ha vinto sei dei suoi sedici trofei (è la superficie che si utilizza al torneo di Zagabria e a Mosca, tornei vinti rispettivamente quattro e due volte). Il fattore casa dovrebbe contare qualcosa, ma è anche vero che la Croazia, prima di battere la Francia in casa in semifinale aveva perso gli ultimi tre tie casalinghi. L’Argentina, che non ha mai vinto l’Insalatiera, quest’anno ha sempre giocato fuori casa, ma del resto quando ha avuto la grande possibilità di vincere la Coppa Davis, nel 2008 in casa propria, riuscì a fallire in maniera clamorosa. La Spagna di allora era senza il suo miglior tennista, Rafael Nadal, mentre l’Argentina, che non perdeva in casa da dieci anni, poteva schierare un del Potro che aveva chiuso l’anno per la prima volta in top 10 e un David Nalbandian in condizioni più che accettabili. Gli argentini, poi, scelsero il cemento indoor, per mettere in ulteriore difficoltà Ferrer e compagni. Finì 3-1 per la Spagna, con in mezzo più di qualche chiacchiera su un litigio tra Nalbandian, che teneva tantissimo alla vittoria, e del Potro, che forse pensava già alla sua carriera, o che forse non aveva ancora spalle così forti per sopportare la pressione di un paese intero che reclamava la vittoria.

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Dormito male, Delpo?

3. Il sorteggio
Visto che le scelte di Krajan sono davvero poche e quindi obbligate (Cilic e Karlovic in singolare sono sicuri, il doppio verosimilmente sarà composto da Cilic e Dodig, a meno che Krajan non decida di far riposare Cilic in vista dell’incontro con del Potro), c’era curiosità sulle scelte del singolarista argentino che scenderà in campo oggi oltre a del Potro. Orsanic alla fine si è deciso per Federico Delbonis, che ai quarti di finale contro l’Italia portò due punti battendo Seppi e Fognini in quattro set. Delbonis ha esordito in Coppa Davis nel 2014 ma solo dall’anno scorso ha cominciato a giocare anche in singolare. Fu lui a rimontare uno svantaggio di due set a Viktor Troicki nei quarti della scorsa edizione ma fu sempre lui a perdere il punto decisivo, il quinto, contro Steven Darcis in semifinale. Delbonis scenderà in campo contro Cilic per primo, dopodiché toccherà a Karlovic-del Potro.

Per quanto riguarda il doppio, dovrebbe esserci poca storia visto che Dodig e Cilic rappresentano una coppia molto affiatata e ben assortita. Sarà interessante capire se Orsanic schiererà del Potro come fatto con la Gran Bretagna con il rischio di stancare troppo il suo giocatore più forte, oppure se preferirà giocarsi la carta sorpresa e provare magari con Pella-Mayer. Al momento Mayer sembra il giocatore certo, visto che Orsanic, in situazioni delicate come quella che gli si prospetta sabato, si è sempre affidato alla sua versatilità.

Questo il programma completo (ovviamente i capitani hanno facoltà di cambiare le loro scelte fino a mezz’ora prima del match, quindi non è detto che il calendario sia questo, specie per quanto riguarda il doppio):

Venerdì 25 novembre
Cilic-Delbonis (alle 14)
Karlovic-del Potro (a seguire)

Sabato 26 novembre
Dodig/Skugor-Pella/Mayer (alle 15)

Domenica 27 novembre
Cilic-del Potro (alle 14)
Karlovic-Delbonis (a seguire)

4. Il programma e gli head-to-head
Delbonis e Cilic si sono affrontati due volte in carriera e Cilic ha passeggiato sia nel 2012 ad Amburgo che a Ginevra quest’anno, lasciando dodici game in quattro set al suo avversario: sembra parecchio favorito anche oggi. Apparentemente diverso il discorso tra Karlovic e del Potro, visto che Ivo almeno è riuscito a vincere un match contro il suo avversario. Parliamo però del 2007, su un torneo di erba, quando del Potro non aveva ancora 20 anni. Da allora Karlovic ha vinto appena un set nei quattro incontri succesivi, il primo della partita del Roland Garros 2011. Anche in questo caso, insomma, non sembrano esserci molte chance. Ma non bisogna dimenticare che si gioca su una superficie che piace molto a Karlovic e che, sostengono i media locali, il RuKort diventerà via via più veloce con l’usura del campo. Del Potro è un giocatore estremamente adattabile e non dovrebbe avere particolari problemi anche contro un avversario dal servizio formidabile come Karlovic.

Più interessanti gli head-to-head delle sfide in programma domenica. Cilic e del Potro, due dei tre campioni Slam che scenderanno in campo (il terzo è Ivan Dodig, che ha vinto il Roland Garros in doppio l’anno scorso), si sono affrontati dieci volte in carriera e otto volte ha vinto del Potro. Le due vittorie di Cilic furono agli ottavi degli Australian Open 2010 e a Montréal 2011. L’ultima partita che hanno giocato, però risale al 2013: da allora Cilic ha vinto uno Slam, ha partecipato a due ATP World Tour Finals mentre del Potro è stato più fuori dal campo che dentro. Per equilibrare il conto, Karlovic è in vantaggio con il numero 2 argentino, visto che ha battuto tre volte su quattro Delbonis (e l’unica sconfitta fu per ritiro). Contro Pella e Mayer non ha mai giocato, invece.

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Marin sembra rilassato come sempre.

5. I record
Negli ultimi dieci anni la Spagna ha disputato più finali di Coppa Davis di tutti, quattro. L’Argentina è al secondo posto assieme alla Repubblica Ceca, peccato che la Spagna abbia vinto tre di quelle finali, la Repubblica Ceca due su tre, l’Argentina nessuna. Dopo la sconfitta del 1981 contro gli Stati Uniti a Cincinnati, infatti, sono arrivate le sconfitte di Mosca nel 2006 (3-2 con la Russia), Mar del Plata nel 2008 (3-1 con la Spagna) e Siviglia nel 2011 (ancora 3-1 con la Spagna). La Coppa Davis è una maledizione-ossessione per questo paese e anche quest’anno potrebbe ripetersi la maledizione, visto che bookmaker e i famosi addetti ai lavori sono piuttosto concordi nel dare più chance alla Croazia, visto che può contare su un top 10 e su un doppio molto affidabile. Se invece i bookmaker e i famosi addetti ai lavori avessero torto e l’Argentina alzasse la tanto agognata Insalatiera, il paese sudamericano diventerebbe il sedicesimo a vincere il torneo (se vi sembrano pochi, pensate che fino al 1973 l’avevano vinto solo quattro squadre). L’Argentina diventerebbe il sesto paese a vincere la sua prima Coppa Davis negli ultimi 17 anni, dopo Spagna (2000, a cui sono seguiti altri quattro titoli), Russia (2002), Croazia (2005), Serbia (2010) e Svizzera (2014).

La Croazia, dopo il trionfo nel 2005, non è mai andata troppo bene in Coppa Davis. Raggiunse i quarti nel 2006, venne eliminata al primo turno per poi retrocedere nel Gruppo 1 nel 2007; nel 2009 tornò in semifinale, nel 2013 retrocesse ancora di nuovo. Non sono molte le nazioni che hanno vinto più di un titolo in Coppa Davis, appena nove: Stati Uniti, Australia, Regno Unito, Francia, Svezia, Spagna, Repubblica Ceca, Germania e Russia. La Croazia, insomma, sarebbe in buona compagnia, specie se si considera che si tratta di un paese di 4 milioni di abitanti e che nella sua storia ha vinto tre Slam in singolare (Iva Majoli nel 1997 al Roland Garros, Goran Ivanisevic a Wimbledon 2001 e Marin Cilic nel 2014).

Infine, un paragrafo su Ivo Karlovic, che fu convocato nel 2005 ma non giocò nella finale contro la Slovacchia. Il 37enne diventerà uno dei giocatori più anziani a disputare una finale di Coppa Davis: per trovarne uno con più primavere alle spalle bisogna a tornare al 1920, quando Norman Brookes (sì, quello della coppa degli Australian Open) scese in campo per l’Australasia a 43 anni. Dovesse vincere diventerebbe il più anziano a vincere dai tempi del britannico Charles Dixon, vittorioso all’età di 39 anni. Sulla rilevanza di questo record, comunque, ha detto tutto Karlovic stesso: «A dire il vero non so che farmene».

Coppa Davis 2016


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