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C'è posto per uno Slam nella borsa di Victoria Azarenka

Non è che i bookmaker siano il Vangelo, intendiamoci, ma se tutti quanti hanno corretto le quote, e messo Victoria Fёdorovna Azarenka al secondo posto per la corsa agli Australian Open, vuol dire che la bielorussa è tornata davvero. La vittoria di Brisbane è la prima da oltre due anni, ancora sul cemento perché non c’è una superficie che esalti meglio la sua migliore capacità, quella di far girare a suo favore uno scambio in cui sembra in difficoltà. Trenta mesi fa fu a Cincinnati, contro Serena Williams: Victoria vinse la finale a modo suo, recuperando un set di svantaggio e chiudendo per 8-6 nel tie-break del terzo set. Pareva tutto pronto per il ribaltone, ma a New York andò diversamente: fu lei ad essere rimontata, e fu lei a perdere il tie-break, anche se lo giocarono nel secondo set. Il terzo filò via in sette game e da quella finale le strade di Azarenka e Williams, spesso coincidenti, finirono per prendere direzioni ben lontane. Serena ha vinto altri quattro Slam e ha rischiato di completare il Grande Slam, Azarenka ha saltato molti tornei per un fastidioso infortunio al piede e non ha più giocato una semifinale nei Major.

Nel lungo percorso che la sta riportando tra i nomi su cui puntare nei tornei che contano, ha giocato un ruolo anche l’indomito orgoglio che una tennista che è stata numero 1 al mondo deve necessariamente avere. Nel 2015 ha cominciato l’anno da numero 42, ma non è riuscita ad andare oltre alla diciannovesima posizione. Ha sempre giocato come se fosse ancora una top-player, giocando solo i tornei più importanti e rifiutandosi di sporcarsi le mani in qualche International dove la caratura delle avversarie è inferiore ma la possibilità di fare punti facili è maggiore. Perciò, nei tornei più importanti, ha spesso affrontato avversarie di valore nei primi turni. Tipo Serena al terzo turno del Roland Garros, dove pure riuscì a vincere un set; oppure Maria Sharapova agli ottavi di Indian Wells. È anche riuscita a battere qualcuna delle più forti: Wozniacki a Melbourne, Doha, Roma e Cincinnati; Kvitova a Toronto; Kerber a Doha e a New York. Ma ha dovuto spendere tante energie quando le altre pretendenti al titolo passeggiavano e alla fine, quando più contava, le è sempre mancato il soldo per fare la lira.

Prima che Serena si ristabilisse del tutto e cominciasse a vincere Slam su Slam, Victoria Azarenka era la sicurezza del circuito. Petra Kvitova e Maria Sharapova a ogni torneo dovevano fare i conti con lei. Agli Australian Open 2013 vinse il torneo come solo i campioni consumati sanno fare: giocando male, soffrendo quando doveva soffrire e sfruttando ogni piccola debolezza dei propri avversari. Rischiò grosso contro Jamie Hampton al terzo turno, andò a lezione di tennis da Svetlana Kuznetsova per quasi un set intero del loro incontro nei quarti di finale, si infilò nelle pieghe del regolamento per confondere l’inesperta Sloane Stephens in semifinale e poi rimontò un set a Li Na in finale, sfruttando anche due cadute della sua avversaria. E quando le chiesero se non fosse il caso di scusarsi con la statunitense (aveva completamente inventato un malessere) rispose con irritata grazia: “Dovrei fare cosa con chi?”. Sembrava avviata a dominare la stagione. Finirà per giocare (e vincere) sempre meno.

Tre anni dopo, Victoria torna a Melbourne e finalmente il suo nome non è più tra le potenziali sorprese. Sì, sarà la testa di serie numero 14 e questo significa che il tabellone non sarà per niente facile: agli ottavi potrebbe incrociare una delle prime quattro, cioè Serena Williams, Simona Halep, Garbiñe Muguruza e Agnieszka Radwanska. Considerato il livello mostrato a Brisbane e considerato che solo Radwanska sta giocando nei tornei di preparazione, non è poi così scontato che sia lei la sfavorita. Il 2014 è stato l’anno della delusione, il 2015 quello della riorganizzazione, con cambi nel team (sono entrati Wim Fissette, ex coach di Kim Clijsters e Simona Halep, e Sascha Bajin, l’ex hitting partner di Serena Williams) e soprattutto nella mentalità. “Ci sono stati un sacco di cambiamenti l’anno scorso, per cui ho dovuto riadattarmi, maturare, capire come dovevo organizzarmi. Sono diventata una fissata super-organizzata. La mia borsa deve essere così e così. Non sono mai stata così, sono sempre stata molto disordinata, non me ne fregava molto. Gettavo i vestiti per terra e facevo impazzire mia madre. Ora ho trovato quello che fa per me”.

Magari l’ordine della borsa non le ha messo a posto anche il tennis, ma pare che sia scattato qualcosa. A Brisbane, primo Premier della stagione, ha lasciato diciassette game alle sue cinque avversarie, compresa l’unica top-10 incontrata, Angelique Kerber, visto che le altre hanno perso sùbito o non si sono proprio presentate. Lei invece è scesa in campo con una cattiveria che non le si vedeva in volto da molto tempo, convinta dei propri mezzi come ai bei tempi.
Ora che Azarenka non getta più i vestiti per terra, va a letto presto e ha smesso di preoccuparsi dei dolori al piede, è giunto il momento che siano le sue avversarie a preoccuparsi di essere finite nella sua parte di tabellone.

Correzione dell’11 gennaio: una versione precedente di questo articolo riportava che Azarenka sarà la testa di serie numero 16 a Melbourne, invece sarà la numero 14.

Victoria Azarenka WTA Brisbane 2016


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