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La vita secondo Paire

Essere Benoit Paire significa vincere a Wimbledon un match qualsiasi e continuare a sognare il silenzio di un'isola deserta.

Essere Benoit Paire significa vincere a Wimbledon un match qualsiasi e continuare a sognare il silenzio di un'isola deserta.

Io lo so che a voi sembra semplice. Il campo, le racchette rotte, gli alberghi, le donne, il talento. E che vi posso dire? Probabilmente lo è, sono un giocatore di tennis, mica un filosofo. Dicono che ho personalità ma neanche so che significa. Se vuol dire arrivare a Wimbledon e fare la palla corta sul match point contro beh, allora mi sa che non avete le idee chiare sulla personalità. Mi chiamano la Tigre, forse sfottono, anche se questa storia dell’apice della catena alimentare…. Non ho neanche 30 anni e no, non lo so che negli anni ’60 dicevano di non fidarsi di chi ha più di 30 anni. E in ogni caso ne ho meno.

Sono un mancino, anche se non troverete questo dato in quel sito che consultate per sapere tutto di noi tennisti. Ché poi, alla fine, continuate a non saperne niente. Mica ce lo scrivono che a sei anni mi ero fatto male e allora ho provato a giocare con la destra. Non va tanto male, no? Certo, il dritto è quello che è ma provate a giocarmi sul rovescio. Lì posso usare la sinistra e allora persino Djokovic rischia di non capirne niente. Dio mio Djokovic, quasi quasi meglio Llodra. Non lo sapete di Llodra? Ve lo racconto dopo.

Sono nato ad Avignone, che è una città bellissima, come tutta la Francia. Perché vivo a Ginevra? Per soldi. A 13-14 anni ero il più forte di tutti in Francia, ma non avevo tanta voglia di allenarmi. E poi mi innervosivo sempre. Peggioravo rapidamente, fino a quando un’amica di mio padre mi ha pagato un anno in un’accademia.

Gioco a tennis perché così magari divento ricco, anche se preferirei vincere al superenalotto. Si fa meno fatica e anche più in fretta. Sì, è scommettere, ma non è come farlo su se stessi. Cosa che non capisco perché in fondo la vita è semplice e io con lei: se vinco sono contento se perdo sono triste. Che ci farei con i soldi? Perché voi che ci fareste? Di corsa verso un’isola deserta, magari con un campo da tennis. Pensandoci meglio credo che preferirei il pallone onestamente. Da piccolo ero indeciso, volevo giocare a calcio, c’è più gente attorno, parlano tutti, mi piace parlare, ma poi ho scelto il tennis, così potevo rimanere di più a casa. Col calcio chissà dove mi avrebbero mandato. Ah, nell’isola andrei ovviamente con una donna.

Non le capisco bene le vostre domande ma ho la sensazione che voi non capiate bene le mie risposte. Credete a quello che vi dico senza porvi il problema di come possano piacermi sia Wawrinka che Fognini. Non sembrate tanto interessati alle risposte o forse non le capite. Comunque Wawrinka è una brava persona, serio e tranquillo. Vincere un torneo di doppio con lui è stato uno dei momenti più belli della mia vita, quasi di più di vincere in singolare. Anche Fognini è un bravo ragazzo ma tranquillo… boh, in fondo non ne ha bisogno: è così bello lui. Fa sempre un sacco di casino, è bello far casino, spaccare racchette, serve, dovreste provarci, non si può stare sempre calmi.

Gioco bene a tennis, alcuni miei punti sono quelli che vi piace vedere in continuazione, andate su youtube se non mi credete. Il tennis ha questo che non mi piace, che il punto splendido e la cretinata valgono allo stesso modo. Io ho la barba e sono lungagnone che serve bene. Ma non sono come Isner o Karlovic, a ‘sti due dovrebbero impedire di servire. Il mio servizio va bene, il loro no: si dovrebbe far qualcosa.

La storia di Cap d’Ail è divertente, perché il direttore del torneo non era tanto convinto che dovessero darmi una wild card. Ma gli hanno spiegato che ero forte. Entro in campo e perdo 6-0 il primo, con questo che comincia praticamente a bestemmiare. Ho vinto il torneo, mica male no?

Ma sono peggiorato rapidamente, non mi piaceva il centro federale. Per carità son bravi, abbiamo un sacco di giocatori forti, lavorano bene. Ma me ne sono tornato ad Aix-en-provence. Altro posto meraviglioso, anche lì c’è il silenzio. È lì che ho incontrato Zimbler. Lo so, voi siete intellettuali, non ci credete agli incontri che cambiano una vita. Ma Lionel sa tutto di me, cosa mi piace, quando. E poi mi ascolta, mica mi dice “devi fare così”. Per esempio ad un certo punto mi sembrava di non saper più tirare un rovescio. Un rovescio! È il mio colpo migliore ma niente, tutti andavano a rete appena tiravo il rovescio. Abbiamo parlato tre ore e il mio rovescio è migliorato. Cioè lui non ha detto una parola, parlavo solo io.

Wimbledon mi piace, l’avete visto, no? Oddio, dell’erba francamente farei volentieri a meno, mi sono fatto male al ginocchio e ho sempre paura di rifarmi male. Ma col servizio che ho dovrei fare un sacco di punti e invece… Ma preferisco la terra battuta, voglio avere del tempo per creare, non mi piace il botta e risposta. Mi annoio a tirare soltanto la palla dall’altra parte, il tennis è più di questo. È infiammare il pubblico, anche se ha volte ho l’impressione che il pubblico pensi che io sia un deficiente. Non sta mai zitto il pubblico.

Questo croato è stato un problema, e onestamente non è che mi faccia impazzire la gente che sta nei vialetti. Comunque per me va bene, tanto io il silenzio di Wimbledon non l’ho visto mai, forse è quello che si sente nel campo centrale. E poi il vero problema, come sempre, sono io. Non ce la faccio a stare con la testa nella partita è normale no? A me piace Federer, figuriamoci, gli mando persino i messaggi per farmi dire se conosce dei posti dove cenare, ma non capisco come abbia fatto a passare dallo spaccaracchette che era a questo impeccabile gentleman. Anche a me è scattato qualcosa quando ho visto che c’era qualcuno che pagava i miei corsi, ma le racchette le spacco lo stesso, credo di averne rotte un centinaio.

Mi piacciono le donne, ve l’ho già detto? Ma non quelle col seno rifatto, in fondo va bene anche quello piccolo. L’avete fatta voi la domanda, in effetti c’è di meglio, quasi quasi meglio parlare di Llodra.

I soldi sono importanti credetemi, ma non per spassarmela, non fatevi abbagliare dalla Porsche. Sono un bravo figliolo, vorrei comprare una casa ai miei genitori. Loro c’erano sempre nei momenti difficili, anche se è questo che devono fare i genitori. E quell’isola in fondo non è tanto lontana, ci sarà silenzio, non come a Wimbledon.

Gli avversari sono bravissimi, anche Llodra lo era. Prendete uno come Ferrer. È assurdo, è una macchina, come fa a divertirsi? Come può divertirsi? Bel tipo Llodra ma ne parliamo dopo. Ma no, ne parliamo adesso.

Sono avanti 3 a 0 e andiamo al cambio di campo. “Non fare lo stronzetto, mica sono Simon”. A me. Per chi mi ha preso? Ma va bene, però perché dire che sono stato io a insultarlo? Io non ho mai insultato nessuno, sono nervoso ma me la prendo con me stesso, mica con gli altri. Non gli ho mai detto mangia-merda, figuriamoci. Io sono sensibile, ve l’ho già detto, e lui ha fatto tutto questo per vincere una partita. Io sono uno stupido e faccio cose stupide ma mica mi lamento se me lo dicono.

Non sono mai andato oltre al terzo turno in uno Slam, la vedo grigia anche qui, perché Millman magari lo batto anche, ma Murray è troppo forte per me. Sull’erba almeno. Ma saremo sul centrale, forse sentirò il silenzio di Wimbledon. Forse mi serve.

Benoit Paire Wimbledon 2016


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