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Il solito Wimbledon, ancora? 

Inizia Wimbledon, e per i pronostici siamo alle solite. 

Inizia Wimbledon, e per i pronostici siamo alle solite. 


Il re dei re

Dici Wimbledon e pensi a Federer, inutile girarci attorno. Del resto in sedici edizioni lo svizzero ha vinto 8 volte e ha perso tre finali di cui due al quinto set; una semifinale, al quinto set; tre quarti di finale, due volte facendosi rimontare un vantaggio di due set a zero. La sedicesima volta è quella famosa dell’estate 2013, quando Stakhovsky riuscì a superarlo al secondo turno. Mai nessuno è uscito dal campo di Wimbledon senza perdere almeno un set contro lo svizzero e in alcune edizioni il divario tra lui e gli altri è sembrato persino maggiore di quello che c’è tra Nadal e il resto della truppa al Roland Garros. 

Quest’anno il tabellone non sembra proibitivo – anche se c’è da chiedersi quale lo sarebbe stato – e l’incognita riguarda più che gli avversari la capacità di non smarrire la concentrazione e la calma, a differenza di quanto successo l’anno scorso contro Anderson, che non l’aveva mai battuto prima e non l’ha mai più battuto dopo. 

Nel 2018 Federer perse contro Anderson nei quarti di finale 13-11 al quinto set.

In semifinale in teoria dovrebbe trovare Nadal, ma non scommetteremmo sullo spagnolo, che ha già messo le mani avanti lamentandosi di essere stato retrocesso tra le teste di serie, come se fosse stata una scelta soggettiva e non il risultato delle sue prestazioni su erba. La semifinale romanzesca sarebbe con Kyrgios, ma nemmeno noi ammiratori sfegatati ci contiamo granché, visto che Nick magari supererà Nadal per poi perdere con chiunque. Insomma, o vince Federer oppure lo regalerà a quello che sopravvive dalla parte di Djokovic. 

I sub-favoriti

Da quando sua maestà vinse il suo primo titolo nell’ormai lontanissimo 2003, solo altri tre giocatori hanno potuto mostrare la coppa più prestigiosa del tennis agli spettatori del centre court. Uno di loro, Andy Murray, forse è un ex e sarà presente solo nel torneo di doppio. Un altro, Rafael Nadal, ha vinto l’ultimo titolo nove anni fa e prima della semifinale dello scorso anno si era impegnato in tutti gli anni ‘10 di questo secolo per perdere contro gente fuori dai primi cento. Il terzo è il detentore, Novak Djokovic, che l’anno scorso arrivò qui in crisi profonda e da qui ripartì per tornare in vetta al ranking. Per gli altri, dopo Philippousis, solo briciole: tre finali per Roddick, una per Berdych, Raonic, Cilic, Anderson. Quasi da non crederci, è come se nel 2009 il favorito fosse stato Sampras o nel 1999 McEnroe, gente che da anni aveva dimenticato racchette e palline. 

Il campione in carica.

Prima o poi tutto questo finirà, ma quando? Ogni anno sembra quello buono e ogni anno finisce allo stesso modo. Fra l’altro, se questo dominio dovesse interrompersi, sarebbe curioso capitasse proprio a Wimbledon, visto che nessuno delle nuove leve sembra essere particolarmente a proprio agio sull’erba. Thiem non sembra attrezzato per via delle sue grandi aperture nei fondamentali; Zverev è entrato in un tunnel dal quale chissà se e quando uscirà; Shapovalov tre anni fa vinse il torneo juniores ma poi non ha combinato granché; i russi Khachanov e Medvedev scandalizzerebbero eccessivamente il Royal Box; Coric si è appena ritirato dal torneo ma in ogni caso anche lui dopo la vittoria di Halle dello scorso anno non ha combinato granché. Rimane quello che sembra più pronto, Stefanos Tsitsipas, che l’anno scorso non riuscì a vincere un game con Isner al servizio e quest’anno è riuscito a farsi battere da Jarry, prima di mollare il Queen’s per precauzione contro Felix Auger-Aliassime. Ecco, magari il canadese giovane è quello più avanti di tutti, e in teoria a giocare contro Djokovic ci dovrebbe arrivare, poi da lì si vedrà. Chi manca? Qualcuno ha detto Nicholas Hilmy?  

Nick Kyrgios a Wimbledon 2018 perse tre set a zero contro Nishikori.

L’algoritmo

Qualche giorno fa un giornalista ha avuto l’idea di chiedere a Nadal cosa ne pensasse del fatto che a Wimbledon sarebbe stato testa di serie  numero 3 anziché numero 2 (cioè il suo ranking attuale), visto che l’algoritmo di Wimbledon lo aveva fatto scavalcare da Federer. Nadal ha colto la palla al balzo per lamentarsi di una misura a suo dire ingiusta e un po’ a sorpresa è arrivato il sostegno di Djokovic, probabilmente una mossa politica in vista di quello che accadrà all’ATP nei prossimi mesi.

Visto che si parla di Federer, che a Wimbledon è arrivato in semifinale 12 volte nelle ultime 15 edizioni, vincendone 11, la discussione è sembrata in partenza piuttosto sterile, ma del resto Nadal non ha fatto altro che rispondere a una domanda. Quel che è successo è che è iniziato un dibattito demenziale tra i celebri addetti ai lavori, quelli che spesso e volentieri se la prendono con l’ambiente tossico dei social “che danno voce a tutti quanti”. Non riassumeremo di certo le posizioni, perché se sull’opportunità di un “algoritmo verde” è lecito avere un’opinione, è meno lecito sparare sentenze a casaccio pur di sostenere una tesi: quel che resta è la solita povertà intellettuale di chi si accredita come un esperto sul campo, mentre spesso e volentieri gioca più o meno lo stesso campionato di chi si complimenta con Giorgia Meloni per il suo coraggio nel dire le cose come stanno. 

Andy Murray

A gennaio si era ritirato, si è operato, ha visto che l’anca non faceva più tanto male e allora ha provato a rientrare al Queen’s, però in doppio. In coppia con Feliciano, anche lui prossimo ex, hanno addirittura vinto il torneo, tanto per dire com’è complicata quella specialità. L’abbiamo visto in un paio di match e francamente sembra molto lontano da una condizione decente. Lo rivedremo in doppio. Accontentiamoci.

Nel 2018, Andy Murray si ritirò poco prima dell’incontro di primo turno contro Benoit Paire.

Primi turni da feticista

Si rivede uno dei nostri preferiti, Ernest Gulbis, che giocherà contro Leo Mayer; Auger-Aliassime contro Pospisil è un bel derby nel quale si vedranno tante volée, Martin Klizan giocherà contro Chardy, potrebbe essere un match molto equilibrato; Marius Copil, il rovescio ad una mano più classico del circuito, giocherà contro Guido Pella: al romeno dovrebbe bastare il backspin proprio dal lato del rovescio per vincere; Steve Darcis giocherà contro Mischa Zverev: fosse per noi li faremmo giocare con le racchette di legno.

C’è poi Benoit Pare, che esordirà contro l’argentino Londero, peraltro già battuto sulla terra di Barcellona qualche mese fa. Da seguire anche il primo turno fra Dan Evans e Federico Delbonis. Anche Struff contro Baghdadits, prossimo all’addio, potrebbe essere un match godibile mentre è imperdibile l’incontro fra Tsonga e Tomic, cui probabilmente l’assegno di secondo turno di uno Slam permetterebbe di mantenere gli agi della sua vita per qualche altro mese senza intaccare le riserve bancarie. 

Italiani brava gente

Da qualche anno, meglio mese, gli italiani arrivano in forze ai tabelloni dello slam, salvo abbandonare la compagnia prima che finisca la settimana. Wimbledon non dovrebbe fare eccezione, nove italiani in campo tra lunedì e martedì e sarebbe un miracolo trovarne qualcuno tra venerdì e sabato. Il nostro miglior giocatore, fresco top10, è testa di serie numero 12, di Wimbledon gli interessa poco, forse nulla, la moglie è incinta e quindi Tiafoe, suo avversario di primo turno, dovrebbe avere vita facile, ma se Fabio ci mette la testa un paio d’ore vince. Fognini in undici partecipazioni a Wimbledon non è andato mai oltre il terzo turno.

Nel 2018 Fabio Fognini perse al terzo turno in quattro set contro Jiri Vesely.

Naturalmente l’italico movimento punta su Berrettini, che ha vinto a Stoccarda e perso solo in semifinale ad Halle. Il romano ha peraltro avuto un inaspettato colpo di fortuna: prima del ritiro di Corici, avrebbe dovuto affrontare Albot, Berdych e Isner. Il forfait del croato ha rimescolato il tabellone, e ora Berrettini ha avversari molto più alla portata. Esordio con Bedene, secondo turno con il vincente di Baghdatis-Schnur (il cipriota sarebbe un avversario molto ostico, se non fosse che è prossimo al ritiro e non vince due partite di fila in uno Slam da 3 anni) e terzo turno con Schwartzman – l’opposto di uno specialista dell’erba, cioè – o Krajinovic. Il premio sarebbe un Manic Monday sul Centrale contro Federer: roba da far tremare le ginocchia a tennisti molto più forti di lui, vero, ma il ragazzo ha le spalle larghe, e l’ha dimostrato.

Degli altri ci aspettiamo che provino a vincere una partita. Seppi contro l’argentino Jarry dovrebbe farcela, e con Copil o Pella magari potrebbe giocarsela. Sonego ha chance contro Granollers, Cecchinato ne ha di meno contro l’australiano De Minaur, mentre Fabbiano, che ha appena raggiunto il risultato migliore di sempre in carriera, la semifinale ATP e proprio su erba, non ne ha contro Tsitsipas, così come Lorenzi contro Daniil Medvedev. Salvatore Caruso da Avola, che ha superato le qualificazioni, giocherà contro Simon mentre Arnaboldi, anche lui proveniente dalle quali, giocherà contro Karlovic. Dovrebbero perdere entrambi ma se ci scappasse il derby non sarebbe poi questa gran sorpresa. 

Wimbledon 2019


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