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I debuttanti

Sei storie di una prima volta per un solo Australian Open.

Sei storie di una prima volta per un solo Australian Open.

Cinque nel maschile, e una sola nel femminile, la britannica Francesca Jones della quale si è scritto di più delle sue menomazioni fisiche che della sua storica qualificazione: sono in sei che giocheranno la loro prima partita negli Slam all’Australian Open 2021.

Carlos Alcaraz

La sua è la più classica delle storie, il giovane predestinato che si fa largo nel tennis che conta battendo ogni record di precocità. Carlos Alcaraz Garfia è il primo tennista maschio nato nel 2003 a giocare il tabellone principale di uno Slam. Di lui, in Italia, si sa quasi già tutto. Parallelamente alla carriera di Lorenzo Musetti, il tifoso azzurro medio segue le avventure di Alcaraz, un diciassettenne capace di vincere tre tornei Challenger nel 2020 contro l’unico titolo di Lorenzo.

L’anno scorso Carlos ha giocato prevalentemente nei Challenger. Si era concesso l’esordio nel Tour a febbraio, quando giocò il torneo di Rio de Janeiro grazie a una wild card. Da buon predestinato, Carlos non steccò la prima: batté un Ramos-Viñolas che seppur a fine carriera è sempre Ramos-Viñolas e il suo nome divenne ancora più famoso di prima. Poi la pausa, e di nuovo il circuito Challenger, forse per giocare quante più partite possibile. Si è concesso la possibilità di giocare le qualificazioni per il main draw al Roland Garros ma, nell’ottobre scorso, ha perso al primo turno di qualificazione.

E allora di nuovo Challenger perchè a quest’età quello che conta di più è giocare con continuità, e quindi in un livello di gioco che ti permette di affrontare avversari leggermente più forti di te. Perché serve a poco battere dei malandati Nishikori e Wawrinka agli Internazionali d’Italia, sono partite che fanno “rumore” ma che non ti aiutano nel percorso di crescita. Per quelle partite il tempo arriverà, adesso tocca giocare con continuità. Questo è quello che ripete anche Riccardo Piatti, il coach di Jannik Sinner.

Nel 2021 Carlos però è chiamato a fare il salto di qualità. Il circuito Challenger oramai gli sta stretto, classificato com’è al numero 145. E come quella volta a Rio, non ha fallito la prima tappa della sua nuova avventura. A Doha ha sofferto nel primo turno ma è riuscito a battere Horansky, poi ha battuto Karlovskiy per 7-6 7-6 e poi, nel turno finale, ha surclassato Hugo Dellien, che è uno che ha una discreta esperienza nel Tour e che ha racimolato solamente quattro giochi contro lo spagnolo. L’impressione è che questa qualificazione sia solo l’inizio dell’anno in cui non ci sarà più nessuno che non conoscerà il suo nome o non l’avrà visto giocare in TV. 

Aslan Karatsev

Alla decima volta, Aslan c’è riuscito. Ha viaggiato fino a Doha per vincere tre partite di fila e qualificarsi per gli Australian Open, il torneo nel quale giocherà il primo match in singolare in uno Slam. Ci andò vicino nel 2015, quando arrivò a giocare il turno decisivo per lo US Open contro Michael Berrer, che gli lasciò solo 4 game. Nel 2016 arrivò di nuovo al match chiave sulla terra di Parigi e rimediò solo cinque game contro lo spagnolo Samper-Montana. Quando qualche mese dopo perse al primo turno delle quali a New York, Karatsev scelse di andare in pausa. Non giocò più le quali negli Slam per quattro anni, sprofondò nel ranking fino alla posizione 764. Per risalire, per tornare a sentirsi un giocatore di quelli che ce l’hanno fatta, Aslan deve aspettare il 2020, quando finalmente i problemi al ginocchio che gli hanno causato problemi sono oramai superati.

Ad agosto torna nella top 200, dalla quale mancava da quattro anni e il suo nome viene citato da molti perché perde la finale del torneo Challenger di Praga 1 contro Stan Wawrinka. Quando rigioca il Challenger di Praga 2 vince il torneo e la settimana seguente vince anche il Challenger di Ostrava. Ma nonostante due vittorie nei primi turni dei tornei ATP di San Pietroburgo e Sofia, Aslan fallisce ancora una volta la qualificazione al main draw di uno Slam. A Parigi, dopo aver superato i primi due turni, perde il match decisivo contro Sebastian Korda, giovane promessa che vince 7-5 6-2. Nel 2021 però l’incantesimo si spezza. Al primo turno delle quali australiane a Doha batte Brandon Nakashima. Aslan si ritrova un break sotto nel terzo set, l’incubo si materializza di nuovo ma riesce a ribaltare rapidamente il punteggio e chiude per 6-2 6-7 6-2. Demolisce Purcell (6-1 6-2) nel turno seguente e quando affronta Alexandre Muller nella sfida decisiva non trema: vince per 6-2 6-1, Melbourne diventa realtà. 

Frederico Ferreira Silva

Portoghese, venticinquenne, esordirà negli Slam pur avendo già vinto un titolo Slam: quello del doppio juniores agli US Open del 2013, in coppia con Kyle Edmund. La qualificazione è stata relativamente facile per Silva, un solo set perso in tre incontri a Doha. Classificato al numero 184 del ranking, tre posti dietro il suo career high del 2019, ha passato il 2020 giocando tornei ITF e Challenger senza raccogliere poi molto, più che altro ha impiegato l’anno cercando di recuperare a pieno da un infortunio al polso.

L’anno scorso, le due volte che ha provato a qualificarsi al tabellone principale di un torneo ATP, Sofia e Pune, è stato sconfitto al primo turno delle qualificazioni. Inizia il 2021 esordendo negli Slam, cercando una vittoria nei Major che sarebbe il suo picco in carriera, ancora più importante dell’unica vittoria nel Tour, ottenuta nel 2017. Quell’anno riuscì a battere nettamente Denis Istomin nel torneo di casa, l’Estoril, che giocò grazie a una wild card. Ottenne un buon sorteggio, lo stesso che agli Australian Open potrebbe consentirgli di superare il primo turno e guadagnare quasi quanto messo da parte in carriera, 200 mila dollari USA. L’Australia per lui è una grande possibilità. 

Botic van de Zandschulp

Un anno fa, questo olandese venticinquenne provò a giocare le qualificazioni per gli Australian Open ma perse al primo turno. Classificato fra i migliori 200, Botic aveva nella dimensione Challenger la sua comfort zone. Fallì la qualificazione a Rotterdam – nel Tour non ha mai giocato un match di main draw – e una settimana dopo perse la finale nel Challenger di Koblenz. Poi lo stop e poi altri Challenger, Praga I, Praga II, qualche turno superato giusto per galleggiare ben dentro i duecento del ranking. Provò di nuovo la strada delle qualificazioni a Parigi, al primo turno batté Paolo Lorenzi ma poi perse contro l’inglese Brody. Tornò in Germania a giocare Challenger e ottenne due buoni risultati. Nel primo torneo, a Ismaining, perse in finale mentre ad Amburgo raggiunse la semifinale ma fu costretto al ritiro poiché trovato positivo al coronavirus. Venne poi scoperto che si trattò di un falso positivo, a van de Zandschulp venne tolta l’occasione di avanzare in finale, quindi nel ranking, e di diventare il numero uno d’Olanda.

Botic ha chiuso il 2020 al numero 156 del ranking. Un buon miglioramento rispetto all’anno appena iniziato ma che adesso esigeva un salto di qualità. E nel 2021, alla prima occasione, non ha fallito. Ha perso il primo set del primo turno delle qualificazioni contro Lorenzo Musetti, per poi vincere 6-1 6-4 i rimanenti due set. Anche gli altri due match sono stati complicati: una vittoria 6-4 al terzo contro il brasiliano Menezes e altri due set vinti in maniera sofferta contro il francese Bourgue. Tallon Griekspoor invece veniva sconfitto al secondo turno delle qualificazioni. Ecco quindi che Botic, 160 mila dollari USA guadagnati fin qui in carriera, ha di nuovo l’occasione per superare Tallon Griekspoor in classifica, diventare il numero 1 d’olanda, vincere il suo primo match negli Slam e ottenere l’assegno più grande della sua carriera. Basta vincere una sola partita.   

Roman Safiullin

Un altro russo, 23 anni, che ha iniziato a giocare molto presto grazie al padre, ex tennista dell’URSS. Il suo nome divenne famoso quando, nel 2015, vinse l’Australian Open juniores. Intervistato dopo la vittoria, disse che puntava alla top 100 aggiungendo “di voler entrare nei primi 200 rapidamente”. Ci ha messo cinque anni ma c’è riuscito: oggi è classificato al numero 181. Dopo quella vittoria, Safiullin è entrato nel limbo dei Challenger senza mai riuscire ad uscirvi. La vittoria a Cherbourg, Challenger francese, torneo nel quale ha battuto Roberto Marcora in finale nel febbraio 2020, rimane l’highlight di stagione.

Nell’ottobre scorso ha provato a qualificarsi al Roland Garros ma ha perso al secondo turno delle quali. Ad aiutarlo arriva Madre Russia, che pure si era ricordata di lui nel 2017, quando gli diede una wild card per giocare il torneo di Mosca. Roman rimediò una figura modesta, perdendo contro l’indiano Bhambri in due set.

La nuova occasione per vincere il primo match nel Tour arriva subito dopo il Roland Garros 2020 nella forma di una wild card per il torneo di San Pietroburgo. Il sorteggio è buono, affronta l’ecuadoregno Emilio Gomez, 199 ATP in quel momento, e vince in due set. Roman ottiene la prima vittoria nel Tour. Nel secondo turno impegna anche Borna Coric, che vince per 6-3 7-5. Poi di nuovo Challenger, senza tanta gloria. E poi Doha a inizio 2021, per tentare di nuovo di entrare in tabellone in uno Slam. In Qatar ha superato i primi due turni battendo il tedesco Otte e l’americano Krueger. Ha perso poi il primo set nel turno decisivo contro il francese Lestienne, ha vinto poi per 6-3 6-4 gli altri due set. A Melbourne ha la sua grande occasione di salire nel ranking. La top 100 è lontana ma un sorteggio buono e un paio di vittorie possono renderla possibile. 

Francesca Jones

Per un paio di giorni, l’attenzione è stata richiamata dal caso di Francesca Jones, britannica, numero 241 del mondo. Nata il 19 settembre del 2000, la ventenne di Leeds per la prima volta è approdata al tabellone principale di un torneo dello Slam grazie ai successi ottenuti contro la rumena Monica Niculescu, la croata Jana Fett e contro la cinese Ja-Jing Lu, tutte piazzate meglio di lei in classifica. Cosa c’è di strano? Che Francesca Jones soffre di una malattia che si chiama “ectrodattilia displasia ectodermica” ed è nata con otto dita delle mani e sette dita dei piedi. 

Sulla storia era inevitabile si fiondassero articolisti e social influencer o aspiranti tali, con i toni che da Walt Disney in poi hanno assunto il loro particolare melenso significato: la favola, il coraggio, la forza di volontà, niente le è stato risparmiato e ci è stato risparmiato. Se ci si limitasse a questo tutto sarebbe ancora sopportabile e ci si potrebbe dimenticare o almeno mettere in un cantuccio la constatazione che una sconfitta, magari contro Jana Fett , avrebbe lasciato la povera Fran nel purgatorio degli sconosciuti. Ma quello che è difficile sopportare è questa idea che se non ce la fai è perché non hai lottato abbastanza. Che sei un loser. Altrimenti parleremmo di te no?

Australian Open 2021


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