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La solita storia

I padroni del tennis che fanno la voce grossa, una ragazza che cerca di stare tranquilla: cronaca di una brutta storia.

I padroni del tennis che fanno la voce grossa, una ragazza che cerca di stare tranquilla: cronaca di una brutta storia.

Venerdì 28 maggio Naomi Osaka ha pubblicato un lungo post su Instagram che cominciava seccamente: “Non parteciperò a nessuna conferenza stampa durante il Roland Garros”. Naomi nel messaggio mischiava temi di una certa delicatezza, come l’attenzione per la salute mentale degli atleti, sottovalutati dai giornalisti, a critiche spazientite, come quella di dover rispondere cento e mille volte alla stessa, spesso sciocca, domanda. Ad ogni modo il bersaglio era abbastanza chiaro, tant’è che la stessa Naomi si affrettava a precisare che non era il Roland Garros il problema, quanto un crescente fastidio appunto per le conferenze post partita, soprattutto quelle da concedere dopo una sconfitta, che le apparirebbero come dei sadici scenari in cui si scalciava qualcuno già a terra, per usare le sue parole. Naomi si diceva pronta a pagare le multe del caso, aggiungendo polemicamente che sperava che almeno andassero ad associazioni che si occupano appunto della salute mentale. 

Era bastato questo per sentirsi accusata di qualcosa che è a metà tra l’attacco democratico alle libertà civili (davvero? i giornalisti di tennis?) e la completa insensibilità nei confronti dei meno abbienti, che non possono certo permettersi di mandare al diavolo uno che ti dà fastidio. Pare di capire che quindi uno che ti dà fastidio te lo devi tenere per forza, in un modo o nell’altro, visto che nella declinazione della stampa occidentale questa sarebbe la definizione di giornalista, cioè uno che fa domande noiose e che, se è il caso, mentre sei a terra ti scalcia pure. Zitta e muta. 

Il giorno dopo però la vicenda ha assunto contorni più seri. La sorella di Naomi ha rivelato che durante il torneo di Roma la giapponese non sarebbe stata a posto dal punto di vista mentale per via del fatto che tutti quanti, ad ogni conferenza stampa, le ricordassero quanto il suo gioco non fosse adatto alla terra.  Il tutto con effetti gravi sulla fiducia di Naomi, che già in passato aveva mostrato quanto fosse permeabile alle opinioni altrui, persino quelle di semplici appassionati. 

Nel bel mezzo della vicenda gli organizzatori dei quattro tornei dello Slam hanno ritenuto che fosse il caso di far vedere chi comanda. Sostenendo di aver provato a parlare senza successo con Naomi per cercare di capire quale fosse il punto, hanno ritenuto di averlo compreso lo stesso e quindi hanno diramato un comunicato che farebbe la sua buona figura in un processo per estorsione. Senza tanti giri di parole hanno ricordato che ai sensi dell’articolo eccetera (per chi ne sa di leggi, il punto H e il punto T del III articolo e il punto A3 dell’art. IV, ché le superiori le abbiamo fatte anche noi) del codice di condotta, pensate un po’, degli Slam, Naomi Osaka faceva meglio blaterare i suoi monosillabi in conferenza stampa, pena prima una multa, poi l’esclusione del torneo con restituzione dei soldi eventualmente guadagnati, poi la squalifica e poi chissà, meglio non indagare oltre. 

A chiudere, per adesso, questa vicenda ci ha pensato la stessa Osaka che però non ha solo detto che per il momento non è il caso di giocare ma ha rivelato di essere preda almeno dal 2018 di lunghi attacchi di depressione e che utilizza spesso le cuffie per placare la sua “social anxiety”. 

Quello che sembrava potesse essere un capriccio da star – non voler prendere parte alle conferenze stampa del dopo partita – è dunque diventato una scintilla capace di far esplodere il coperchio delle miserie di cui il mondo del tennis è ricchissimo. Le varie componenti del circo che si sposta per il mondo alla caccia di due che si scambiano palline con le racchette, hanno reagito con la scompostezza, la protervia, l’ignoranza, tipica di chi guarda la vita dal buco del culo di un piccolo mondo. Siccome Naomi Osaka è in questo momento una delle atlete più popolari del mondo, la questione ha anche travalicato i ristretti confini del tennis per finire in pasto a delle carognette più o meno mainstream che hanno innescato il pilota automatico dell’indecente luogo comune di destra. 

In poche ore si è sviluppato tutto il bestiario umano. Si è partito dalle condizioni economiche di Osaka per dire “ma tu guarda se una così ricca debba pure permettersi di avere problemi psicologici”. Improvvisati difensori di quei dannati della terra che non riescono a mettere insieme due pasti decenti al giorno, per costoro una che guadagna quanto la Osaka deve tacere e giocare. E anche stare bene, ci mancherebbe. Non vale manco la pena di spiegare che la depressione, e più in generale i problemi di salute mentale, non hanno una correlazione diretta con la povertà. Anzi, una certa quota di benessere ti permette di avere maggiori strumenti per riconoscerla, perché il “male oscuro” attacca tutti e in un incredibile rovesciamento delle priorità non si lamenta il fatto che i poveracci non abbiano modo neanche di occuparsene ma che, proprio per questo, allora chi ha dei soldi dovrebbe tacere e fare finta di niente. Una posizione così stupida che umilia non solo chi la esprime ma persino noi che siamo costretti a ribadire l’ovvio. 

Ma i giornalisti, ci siamo pure stancato di dirlo, non hanno limiti nella loro miseria. La Osaka, non va ascoltata, figurarsi, fa così “perché poi così le interviste può vendersele”. Una mentalità così meschina che fa provare pena per chi la esprime. Inutile cercarci la logica – forse qualcuno che ha guadagnato 50 milioni in un anno non ha tantissimo interesse a prenderne 5000 per un’intervista (farebbe lo 0,01%, sic) – ma è davvero sconfortante vedere cervelli così piccoli da poter immaginare che si possa piantare un casino del genere a questo scopo. 

Ovviamente i sacri cantori dei valori dello sport si sono fatti vivi con il ridicolo richiamo alla “qualità dei campioni”. Secondo costoro se non sai reggere lo stress di un match, di un torneo, si vede che sei una senza qualità e in quanto tale devi solo farci il piacere di toglierti di torno. Immancabile il condimento del “richiamo alle regole”, dove andremmo a finire altrimenti. Ma del resto che c’è da aspettarsi da chi si aspetta che sia perfettamente normale che dei ragazzini passino gran parte del loro tempo lontano dai loro affetti, con il solo obiettivo di vincere, vincere, vincere? Quando qualcuno comunica un disagio, vedi Kyrgios, vedi Paire, vedi Thiem, nel miglior caso sono dei perdenti senza spina dorsale, nel peggior dei casi sono dei pagliacci da circo che non hanno alcun rispetto di chi ha addirittura pagato per vederli giocare. Osaka ha la colpa di aver già vinto quattro Slam e quindi l’unica scusa che è rimasta per delegittimare la sua posizione è che è soltanto una ragazzina viziata.

Ma per quanto sia difficile superare il disgusto di telecronisti che ridacchiano commentando “si è ritirata perché non voleva rispondere alle domande”, il cinismo dei padroni delle ferriere resta peggiore. Quello che hanno fatto i dirigenti dello slam è appunto ricordare chi comanda. In questi ultimi anni la presenza dei giornalisti nei tornei è sempre stata più sopportata che aiutata e la questione COVID darà presumibilmente il colpo di grazia a chi andava per tornei con un minimo di passione per il tennis e con l’idea di raccontare qualcosa di più di una palla break. Per spiegare quanto sia importante la conferenza stampa, ieri il presidente della Federazione Francese di tennis ne ha indetto una in cui semplicemente non si potevano fare delle domande. Come se non bastasse, il giorno dopo i quattro Slam hanno pubblicato un altro comunicato congiunto in cui empatizzano con Naomi, e nel quale riconoscono “nella salute mentale un problema che merita la massima attenzione”.

Com’è possibile trattare seriamente questi grotteschi personaggi?

Ma naturalmente la totale impunità di cui godono consente loro – e consentirà a  lungo – di sfruttare a pieno il plaudente parterre di cinici personaggi che non solo nelle pagine della stampa specializzata – dove si leggono perle come “doveva considerare il momento difficile del torneo” – ma in quella d’opinione, misera anche quella, come i poveri personaggi che la esprimono fa la corsa per épater le bourgeois, saccheggiando i pensieri più reazionari.

I menestrelli dello status quo, che blaterano su giornali, programmi televisivi, libri e qualsiasi altro mezzo di comunicazione che vi possa venire in mente, senza lasciar spazio ad altre voci, si capisce, stanno alzando sempre più la voce mentre urlano disperatamente: “Non si può più dire nulla”. È il loro ritornello preferito e non vedono l’ora, quando qualcuno osa alzare la mano e far presente che no, le cose non vanno bene così come stanno, di ululare dall’alto del loro privilegio: se chi ha alzato la mano è un poveraccio allora se la prenderanno contro la plebe e invocheranno i bei tempi della Restaurazione, se invece è un privilegiato come loro a passare dall’altra parte, avranno gioco facile a rinfacciargli i guadagni. Sanno parlare solo di meritocrazia, quando l’unico merito che riconoscono è quello del loro servilismo.

Poi magari ci scappa il morto e allora sì che li vedrete in prima fila a piangere, l’inferno se li porti. 


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