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Il tagliaerba

ATP (Vallotto)

1. Che Kyrgios o Tomic ne combinino una delle loro, tipo vincere Wimbledon
Visto che non avremo la fortuna di vederli disattendere in ogni modo possibile i dettami di Monsieur de Coubertin, toccherà sperare che Nick Kyrgios e Bernard Tomic ci facciano divertire a modo loro nel tempio delle buone maniere, cioè Church Road. A Wimbledon sia Kyrgios sia Tomic hanno ottenuto il miglior risultato della loro carriera, arrivando ai quarti di finale (due anni fa il primo, cinque anni fa il secondo). Ma se Tomic non ha più replicato un exploit del genere, Kyrgios ha fatto vedere che il buon risultato del 2014 non fu un caso arrivando ai quarti pure nel torneo di casa, dove invece Tomic ha sempre deluso. L’anno scorso, a Wimbledon, non andò benissimo per i due australiani: Tomic arrivò al terzo turno, ma raccolse tre game per set contro Djokovic mentre Kyrgios ne fece una delle sue contro Gasquet. Nonostante le baracconate, comunque, Nick andò a due punti dal quinto set e chissà, magari avrebbe potuto replicare lo scherzetto che fece al francese l’anno prima. Quest’anno Nick e Bernard, che sono nei pressi del loro best ranking, saranno da considerare delle mine vaganti ma è difficile pronosticare uno di loro vincitore. Meglio allora prenderli entrambi: nel doppio lo spazio c’è.

2. Che Federer si ricordi di controllare le suole
Nello sfortunato Wimbledon del 2013 Federer aveva conquistato i titoli dei giornali già al primo turno, per via delle suole delle sue scarpe. Essendo colorate, dicevano gli ingessatissimi passacarte dell’All England Lawn Tennis Club, perfino il pluricampione svizzero – nonché campione in carica – doveva chiedere ammenda e adeguarsi al conformismo acromatico del club. Furono suole che non portatono bene a Federer, che il giorno dopo quella brutta storia perse in quattro set contro Sergyi Stakhovsky e per la prima volta in un decennio non arrivò alla seconda settimana di uno Slam. O forse era la schiena ad essere malandata, chi lo sa. Tre anni dopo, la situazione fisica non è molto diversa. Verrebbe da dire che è quasi normale, visto che parliamo di un quasi trentacinquenne. Ad ogni modo, visto che parliamo del finalista in carica, meglio non sottovalutare la scaramanzia: niente scherzi, Roger.

3. Che qualcuno aiuti Novak Djokovic
Ma davvero vogliamo giocare con i sentimenti di questo povero ragazzo, con i nervi di un quasi trentenne che ne ha viste troppe? Vogliamo davvero che vinca il quinto (il QUINTO) Slam di fila per poi arrivare a New York con tutta la pressione del mondo addosso? La storia di Serena Williams non ci ha insegnato nulla? Se vogliamo che Nole resti il cannibale che conosciamo e se soprattutto teniamo alla sua incolumità mentale, allora bisogna augurarsi che Djokovic non vinca Wimbledon. E visto che a New York perderebbe, perché lo sappiamo tutti che accadrà, allora non possiamo che augurargli una buona, salutare, liberatrice sconfitta. Chiunque sia dei 127 sfidanti, non fa alcuna differenza. Ma non possiamo permetterci di perdere un campione come Novak. Abbiamo visto tutti quanto gli ci è voluto per completare il Career Grand Slam e non vorremmo mai che la storia si ripetesse dopo una bruciante sconfitta in semifinale agli US Open contro Fabio Fognini. Per giunta in rimonta.

Wawrinka Djokovic Wimbledon 2015
Djokovic ha raggiunto almeno la semifinale nelle ultime sei edizioni di Wimbledon.
4. Che Nicolas Mahut raggiunga un record che valga la pena ricordare
Se Nicolas Mahut fosse nato poeta, sarebbe nato nel diciannovesimo secolo e sarebbe stato uno scapigliato. Invece è nato nel 1982 e invece di prendere in affitto un seminterrato in Brianza e diventare uno scrittore fallito, ha deciso di diventare un tennista. Gli è andata abbastanza bene, tutto sommato, anche perché è titolare di alcuni dei risultati più inutili della storia. Per esempio, ieri, a ‘s-Hertogenbosch è diventato il primo numero 1 di doppio a vincere una partita di singolare dopo oltre dieci anni. L’anno scorso, proprio nel torneo olandese, è diventato il primo in oltre vent’anni a vincere due titoli consecutivi da qualificato. Quest’anno, purtroppo, è addirittura l’ottava testa di serie e quindi purtroppo non farà tris. Ma ci sono tanti altri record da raggiungere e siamo certi che lo spettinato Nico non ci deluderà. Resta però difficile cancellare quello che bene o male tutti ricorderanno: ossia che Nicolas Mahut è stato lo sconfitto nella partita più lunga della storia del tennis.

5. Che Juan Martín del Potro non scivoli
Vederlo giocare, ormai, è una specie di calvario per chi tiene un po’ a questo ragazzone così alto e così fragile. Contro Grigor Dimitrov, nel primo turno del suo debutto sull’erba dopo tre anni (l’ultima sua partita era stata la semifinale di Wimbledon, dove giocò alla pari con Djokovic per cinque set), è scivolato dopo tre punti e già tutti temevano il peggio. Invece il peggio, per chi stava guardando, lo ha regalato Dimitrov, che se proprio sarà fortunato a Wimbledon passerà un paio di turni per poi rimandare il ritorno tra i grandi al prossimo torneo. L’argentino, che di sicuro avrebbe bisogno di un po’ di fortuna per passare un paio di turni, sarà in tabellone grazie al ranking protetto ma più che preoccuparsi degli avversari che incontrerà dovrà stare attento a non farsi male. La speranza – per chi è più ottimista nei confronti di questo campione che non lo era – è che a Wimbledon, dove ha giocato per l’ultima volta da top player, del Potro ritrovi un po’ di fiducia in sé stesso. Anche se ormai, più che la fiducia, a lui e ai suoi tifosi non è rimasta che la fede. Diciamo che non stanno messi benissimo, insomma.

Simon Monfils Wimbledon Tetto 2015
Il terzo turno tra Simon e Monfils che si è giocato sotto il tetto.

WTA (Fedele)

1. Che saltino fuori le specialiste delle superficie (soprattutto le meno note)
Sono poche le tenniste che sanno gestire il gioco sul’erba, meno ancora sono quelle che sanno esaltarsi su questa superficie. Lasciando stare Petra Kvitova, che volendo potrebbe giocare bene dappertutto, mica solo sull’erba, speriamo che in questo mese riemergano quelle giocatrici dimenticate per tutto il resto dell’anno. Da Barbora Strycova, il nome più mainstream di questa lista, che è una delle poche a giocare serve and volley a Kirsten Flipkens e il suo slice, semifinalisti a Wimbledon 2013; da Tsvetana Pironkova, che però ha già avuto incredibilmente la sua parte di gloria in questo Roland Garros, a Sabine Lisicki, di cui tutti ricordiamo le imprese londinesi; da Tamira Paszek, ora 122 del ranking WTA, che ha vinto un titolo Premier sull’erba nel 2012 e questa settimana gioca a Nottingham, arrivando a Kimiko Date Krumm, che oramai ha 45 anni ed è la numero 220 WTA, ma ha dei colpi piatti e d’anticipo che ricordano un altro tennis e si sposano perfettamente con la superficie (ah, ci ha giocato una semifinale a Wimbledon; era il 1996, ve lo ricordate no?).

2. Che Lisicki si regali questa maledetta favola
Potenza nei colpi, uno dei migliori servizi del circuito, variazioni e gioco d’attacco, eppure Sabine Lisicki non vuole saperne di stare nei piani alti della classifica. Ma quando si tratta di giocare a Wimbledon, la tedesca è una certezza: negli altri Slam non è mai andata più in là del quarto turno, nello Slam londinese invece ha raccolto, in successione, quarti di finale, semifinale, quarti di finale, finale, quarti di finale, terzo turno. Un cammino impressionante, tra cui spicca il favoloso torneo di Wimbledon 2013, nel corso del quale sconfisse agli ottavi Serena Williams ed in semifinale Agniezska Radwanska. In finale riuscì incredibilmente a perdere contro Marion Bartoli, rovinando a tutti la festa. Chiunque sia un tifoso dei lieti fini ha ancora sullo stomaco quella sconfitta e spera che prima o poi la favola si ripeta, magari con il finale diverso. Magari quest’anno.

3. Che, in alternativa, Muguruza consolidi la sua leadership
Per trovare una giocatrice diversa da Serena Williams che abbia vinto due Slam di seguito bisogna tornare indietro al 2011, quando Kim Clijsters vinse l’Australian Open di seguito agli US Open dell’anno precedente. Se invece si vuole trovare la giocatrice che ne abbia vinti due consecutivi nello stesso anno, allora si torna al 2001: Jennifer Capriati vinse i primi due Slam, Venus Williams gli ultimi due. Potremmo chiedere a Garbiñe Muguruza questo sforzo, se solo non fosse troppo per una ventidueenne che si è appena affacciata al mondo delle campionesse Slam. Ad ogni modo, Venus Williams aveva venti anni quando riuscì nell’impresa (nel 2000, bissata poi nel 2001), ed il tennis è ancora alla ricerca di chi possa occupare stabilmente la scena dopo il dominio di Serena Williams. E ricordiamo che Muguruza è già arrivata in finale a Wimbledon, proprio l’anno scorso, dove perse proprio contro Serena.

Muguruza Wimbledon 2015
Muguruza ha raggiunto a Wimbledon la sua prima finale Slam, battendo Radwanska in semifinale.
4. Che Roberta Vinci capisca che il suo gioco è da Wimbledon
Sembra impossibile che con lo slice che si ritrova, con il tocco a rete che la distingue dalla maggior parte delle giocatrici del circuito, con la propensione all’attacco che la caratterizza, Roberta Vinci non sia mai arrivata alla seconda settimana di Wimbledon. È bastata un po’ di applicazione per arrivare in finale agli US Open, un pelo in più di attenzione per entrare finalmente in top 10, vuoi davvero che con la testa di serie che si ritrova quest’anno nel sorteggio e magari con una forma fisica decente (dopo il blackout su terra rossa), Roberta Vinci non capisca finalmente che i quarti di finale sono il risultato minimo a cui puntare?

5. Che la confusione continui
Ma chi l’ha detto che i domini sono belli? Ma chi ha escluso che forse la parte più bella del circuito femminile è che non si sa mai chi vincerà alla fine? Un dato su tutti: delle quartofinaliste dell’Australian Open, soltanto una è riuscita ad arrivare ai quarti di finale anche al Roland Garros: Serena Williams; per il resto abbiamo avuto sette giocatrici diverse. E non è forse molto più interessante? È grazie a questa confusione che abbiamo avuto tre neo-campionesse negli ultimi tre tornei dello Slam. E allora che questo trend continui, che vi siano quartofinaliste sempre più nuove e sempre più improbabili, che ci sia una nuova Bartoli come vincitrice di Wimbledon e che Serena rimanga là, ancorata a quota 21 Slam e lasci lo scettro a Steffi Graf. Tutto, purché quest’erba ci faccia divertire.

Wimbledon 2016


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